Repubblica 27.9.17
Adam Michnik
“Tutta la sinistra è in crisi Si dia un’identità”
intervista di Andrea Tarquini
«LA
CRISI della socialdemocrazia è generale, in parallelo alla crescita
delle forze populiste. La situazione è pericolosa per l’Europa e il
mondo se le sinistre democratiche non sapranno reinventarsi ». Ecco
l’analisi di Adam Michnik, coscienza critica del centroest, eroe e
leader della rivoluzione democratica polacca del 1989.
Perché la
Spd va cosí male, dopo il crollo del Ps in Francia e i problemi dei
socialdemocratici in Scandinavia? La socialdemocrazia europea è alla
crisi terminale?
«Parliamo di situazioni diverse da un paese
all’altro, sebbene le crisi dei vari partiti socialdemocratici abbiano
importanti punti di contatto. Il problema di fondo della
socialdemocrazia oggi in generale è il problema dell´esigenza assoluta
di cercarsi una nuova identità per tornare a saper capire e parlare con
le società democratiche dove agisce».
Perché?
«Perché
l’identità tradizionale dei partiti socialdemocratici imperniata sulla
difesa dei diritti della classe operaia e dei ceti popolari è
un’identità svanita, un’arma spuntata. Non a caso: ciò è avvenuto,
magari senza che i partiti socialdemocratici e i loro leader se ne
accorgessero a tempo, man mano che partiti e leader democratici ed
europeisti di ogni colore costruivano un’Europa fatta dall’Unione o
comunitá di Stati nazionali che nelle strutture e nei valori erano e
sono al fondo ispirati a valori costitutivi socialdemocratici. O
quantomeno nell’insieme l’Ue ha adattato istituzionalmente modelli
valori o idee socialdemocratici anche dove i socialdemocratici non
governano o non governano più».
Quali sono gli errori della Spd o
del Ps francese o dei socialdemocratici europei? Perché perdono piú loro
rispetto a conservatori e moderati a fronte della sfida dei nuovi
partiti populisti?
«Forse proprio perché i socialdemocratici
accettano in modo responsabile le realtà mutanti delle società di oggi. I
populisti affrontano ogni tema rifiutando responsabilità e riescono ad
avere successo con slogan vuoti, e catturano paure nuove, come quella
dei migranti o del declino sociale: paure che sembrano investire
soprattutto parte degli elettorati storici delle sinistre democratiche».
Quanto è pericolosa questa crisi per il futuro della democrazia in Europa?
«Il
populismo ha creato il pericolo numero uno dell’Europa di oggi. Non
certo solo in Germania. Ovunque, da noi nel centroest come altrove
nell’Ovest dell’Unione. Le forze responsabili però sono ancora
abbastanza forti e dominanti, che siano al governo come i moderati e
conservatori o che scelgano di andare all’opposizione come hanno fatto
la Spd, il Ps francese o altri socialdemocratici: queste ultime sono
scelte coraggiose, difficili, responsabili, più che non dimettersi».
Reinventarsi all’opposizione per i socialdemocratici in crisi è indispensabile?
«In
certi casi sì. Prendiamo l’esempio tedesco. Se un partito
socialdemocratico in caduta di consensi va all’opposizione anzichè
cercare ancora intese con conservatori, moderati, centristi, questo
significa a medio e lungo termine che per gli elettori europei
l’alternativa a un governo conservatore-moderato non avrà solo il volto
dei nuovi populisti. Il caso tedesco conferma il trend che osserviamo
altrove. Una coalizione di piú partiti eterogenei( Cdu-Csu, liberali,
verdi) sarà difficile da tenere insieme. Ma confido nel senso di
responsabilità delle élite democratiche non socialiste tedesche e
europee, nella determinazione a difendere lo Stato di diritto e i
diritti dell’uomo».
Perché i conservatori e liberali vanno tanto meglio della socialdemocrazia?
«Affrontano meno dei socialdemocratici il problema di ricerca della nuova identità».
Ma la socialdemocrazia che si ripensa ha ancora un futuro o deve reinventare del tutto l’idea di sinistra?
«Distinguiamo
tra realtà differenti. Nel caso tedesco sono abbastanza ottimista: a
Berlino pur sempre Spd e Cdu condividono valori democratici ed
europeisti. I valori negati dai nuovi populisti, ovunque da voi nel
cosiddetto Ovest come qui da noi che tornammo alla libertà solo
nell’89».
Con tanti populisti in ascesa e socialdemocratici in
crisi è ancora possibile costruire insieme l’Europa tra le società e gli
Stati che la compongono?
«È un problema anche per la mia patria,
la Polonia. Il linguaggio di sinistra è già in transizione, ha già
cominciato a cambiare e dovremo osservare ovunque quanto le sinistre
saranno capaci di rinnovarsi. I risultati finali per il futuro
dell´Europa dipendono da questa questione aperta. Per un futuro europeo
senza vuoti magari pericolosi occorre, anche se non solo, o un recupero
dell’energia e dei valori socialdemocratici o una definizione
completamente nuova della sinistra».