Repubblica 1.9.17
Diciannove uomini e una donna
di Concita De Gregorio
LUANA
Zanella è stata assessore alla Cultura del comune di Venezia, oggi
presiede l’Accademia di belle Arti della città. Per molti anni ha fatto
politica nelle amministrazioni locali e in parlamento con il gruppo dei
Verdi, di cui è stata portavoce nazionale. Ora è nell’esecutivo
nazionale e delegata all’European Green Party. Docente di diritto, la
sua attività ha sempre avuto al centro i temi legati alle donne e
all’ambientalismo. Mi scrive all’indomani del confronto politico tra la
delegazione di Campo progressista e di Articolo 1, a partire dalla foto
di gruppo dell’incontro. Ecco la sua lettera.
«Diciannove uomini e
una donna, Maria Cecilia Guerra, hanno partecipato al confronto
politico del 12 settembre, di cui la stampa ha dato ampiamente conto,
tra la delegazione di Campo progressista guidata da Giuliano Pisapia e
quella di Articolo 1-Mdp, guidata da Roberto Speranza. Mi permetto di
avanzare un’obiezione di fondo, che è anche una sincera preoccupazione,
circa la composizione, infelice ed anacronistica, della nutrita
delegazione, che se non fosse stato per la presenza di Cecilia Guerra,
presidente del Gruppo Art.1-Mdp al Senato, sarebbe stata di soli maschi,
senza alcuna donna. Imbarazzante, a dir poco. A fronte di un
protagonismo femminile, che si esprime con consapevole intraprendenza e
competenza in ogni ambito della vita pubblica, compresa quella
religiosa, le forze politiche, che aspirano al radicale cambiamento
dell’esistente, non possono procedere senza tenerne conto. Devono uscire
da metodi, linguaggi e forme di una politica di origine patriarcale
ormai al tramonto. Noi Verdi a quella riunione non c’eravamo, altrimenti
avremmo ricordato che nello statuto della Federazione dei Verdi e di
tutti i partiti che fanno parte dell’European Green Party è prevista la
presenza paritaria di donne e uomini in tutti gli organismi e ruoli,
nell’intento di valorizzare la madre di tutte le differenze, e favorire
lo scambio e la circolazione del sapere pratico e teorico femminile.
Nella convinzione che non può esserci conversione ecologica senza
trasformazione di sé e della relazione con l’altro/l’altra da sé, con il
mondo e tutti gli esseri che lo abitano. Voglio essere più chiara. Non è
una semplice questione di numeri. Non è detto che se in un gruppo ci
sono la metà di donne poi le cose cambino: bisogna che le donne si
assumano la responsabilità della loro storia, della loro esperienza. Che
facciano valere il loro valore. Questa è sempre stata la mia scommessa.
Io prima sono una donna, poi sono una verde. Da cittadina, mi metto
dalla parte di chi ci/vi guarda: è avvilente. Le donne di fronte a
questa rappresentazione estetica e simbolica la trovano respingente: è
stridente con il senso comune. Non occorre essere femministi o aver
fatto chissà quale percorso, per capire. La composizione di quel gruppo è
a mio parere sintomo di una sorta di inconsapevolezza che i leader
politici hanno nel presentarsi sotto i riflettori. Il mio è solo un
consiglio: giovani e meno giovani, cercate di capire che nel 2017 non si
può pensare di far nascere un soggetto che si dice rinnovatore con
queste premesse. Non è saggio né opportuno. Mi sono anche meravigliata,
soprattutto questo: mi ha colpita molto. Mi è venuto da dire: ragazzi,
non va bene così. È un semplice consiglio, da madre».