martedì 19 settembre 2017

Repubblica 1.9.17
Diciannove uomini e una donna
di Concita De Gregorio

LUANA Zanella è stata assessore alla Cultura del comune di Venezia, oggi presiede l’Accademia di belle Arti della città. Per molti anni ha fatto politica nelle amministrazioni locali e in parlamento con il gruppo dei Verdi, di cui è stata portavoce nazionale. Ora è nell’esecutivo nazionale e delegata all’European Green Party. Docente di diritto, la sua attività ha sempre avuto al centro i temi legati alle donne e all’ambientalismo. Mi scrive all’indomani del confronto politico tra la delegazione di Campo progressista e di Articolo 1, a partire dalla foto di gruppo dell’incontro. Ecco la sua lettera.
«Diciannove uomini e una donna, Maria Cecilia Guerra, hanno partecipato al confronto politico del 12 settembre, di cui la stampa ha dato ampiamente conto, tra la delegazione di Campo progressista guidata da Giuliano Pisapia e quella di Articolo 1-Mdp, guidata da Roberto Speranza. Mi permetto di avanzare un’obiezione di fondo, che è anche una sincera preoccupazione, circa la composizione, infelice ed anacronistica, della nutrita delegazione, che se non fosse stato per la presenza di Cecilia Guerra, presidente del Gruppo Art.1-Mdp al Senato, sarebbe stata di soli maschi, senza alcuna donna. Imbarazzante, a dir poco. A fronte di un protagonismo femminile, che si esprime con consapevole intraprendenza e competenza in ogni ambito della vita pubblica, compresa quella religiosa, le forze politiche, che aspirano al radicale cambiamento dell’esistente, non possono procedere senza tenerne conto. Devono uscire da metodi, linguaggi e forme di una politica di origine patriarcale ormai al tramonto. Noi Verdi a quella riunione non c’eravamo, altrimenti avremmo ricordato che nello statuto della Federazione dei Verdi e di tutti i partiti che fanno parte dell’European Green Party è prevista la presenza paritaria di donne e uomini in tutti gli organismi e ruoli, nell’intento di valorizzare la madre di tutte le differenze, e favorire lo scambio e la circolazione del sapere pratico e teorico femminile. Nella convinzione che non può esserci conversione ecologica senza trasformazione di sé e della relazione con l’altro/l’altra da sé, con il mondo e tutti gli esseri che lo abitano. Voglio essere più chiara. Non è una semplice questione di numeri. Non è detto che se in un gruppo ci sono la metà di donne poi le cose cambino: bisogna che le donne si assumano la responsabilità della loro storia, della loro esperienza. Che facciano valere il loro valore. Questa è sempre stata la mia scommessa. Io prima sono una donna, poi sono una verde. Da cittadina, mi metto dalla parte di chi ci/vi guarda: è avvilente. Le donne di fronte a questa rappresentazione estetica e simbolica la trovano respingente: è stridente con il senso comune. Non occorre essere femministi o aver fatto chissà quale percorso, per capire. La composizione di quel gruppo è a mio parere sintomo di una sorta di inconsapevolezza che i leader politici hanno nel presentarsi sotto i riflettori. Il mio è solo un consiglio: giovani e meno giovani, cercate di capire che nel 2017 non si può pensare di far nascere un soggetto che si dice rinnovatore con queste premesse. Non è saggio né opportuno. Mi sono anche meravigliata, soprattutto questo: mi ha colpita molto. Mi è venuto da dire: ragazzi, non va bene così. È un semplice consiglio, da madre».