Repubblica 18.9.27
Il tempio glocal della fecondazione assistita dall’alto
Santa
Maria Francesca delle Cinque Piaghe, a Napoli, è la chiesa dove
migliaia di donne accorrono da tutto il mondo sperando nel miracolo
della fertilità. Un viaggio tra oggetti appartenuti alla beata, rituali
di “ostetricia miracolosa”, crocieristi e sfogliatelle
di Marino Niola
«Ci
siamo recate con una mia amica, e l’emozione è stata tanta! super
organizzati, chiesetta piccolina ma particolarmente bella. Da non
perdere». Lo scrive Fede X su TripAdvisor. La chiesa in questione non è
quella di Nostra Signora della Recensione. Ma quella di Santa Maria
Francesca
delle Cinque Piaghe, a Napoli, dove migliaia di donne
accorrono da tutto il mondo per sottoporsi all’ultimo rito di fertilità
dell’Occidente. Siamo nel cuore dei Quartieri Spagnoli, a pochi passi
dall’affollatissima via Toledo dove impazza lo street food. D’altra
parte si sa che a Napoli si viene anche per nutrirsi di stereotipi. Che
siano pizza e babà, o che siano miracoli. Per questi ultimi basta
chiamarsi fuori dalla pazza folla, risalire vico Tre Re a Toledo. E
mescolarsi alla lunga fila di coppie che salgono la scaletta ripida che
conduce al sancta sanctorum della procreazione.
La chiamano la
casa della santarella. Qui Maria Francesca ha speso la sua vita tra
preghiera e ricamo, ricamo e preghiera. Ora et labora H24 per una vera
figlia del popolo. Che non poteva entrare in convento perché il suo
lavoro di tessitrice a domicilio era troppo importante per la
sopravvivenza della famiglia. Così aveva optato per l’abito terziario
francescano e una clausura tra le mura domestiche. Da queste parti,
quelle come lei, le chiamano monache di casa, altrove beghine. Aveva il
dono della profezia tanto da predire la Rivoluzione francese con molti
anni di anticipo. Tra i tanti prodigi che le vengono attribuiti c’è
anche quello di aver convinto una statua di Gesù bambino ad animarsi per
farsi vestire con gli abitini che lei stessa gli aveva cucito. E quando
morì, il 6 ottobre 1791, aveva al suo attivo un portfolio miracolistico
di tutto rispetto. Con una vera e propria specializzazione in
ostetricia soprannaturale. Cosa che, in un’epoca in cui la mortalità
infantile era elevatissima e il parto un mistero doloroso, oltre che
pericoloso, spiega la sua popolarità. Che paradossalmente è in crescita.
Perché è vero che oggi la gravidanza è un percorso supermonitorato e
ipermedicalizzato, ma è anche vero che l’infertilità ha raggiunto cifre
da capogiro. Solo in Italia affligge il trenta per cento delle coppie.
Risultato, la casa santuario di Maria Francesca è diventata un tempio
contemporaneo della fecondità. Dove si celebra una liturgia femminile
che rimodella un fondo misteriosamente arcaico per consegnare alla santa
l’eredità delle Grandi Madri, signore numinose e luminose delle nascite
e dei destini. Come le greche Demetra e Hera. O come le romane Lucina e
Anna Perenna, la nutrice dell’universo, venerata dalle donne senza
figli. E soprattutto Mater Matuta, patrona degli stati aurorali della
vita. Il suo tempio, nel Foro Boario di Roma, era stato consacrato da
Romolo in persona. Ma l’epicentro del suo culto era proprio in Campania,
nell’antica Capua, la città delle prodezze di Spartaco e degli ozi di
Annibale. Il santuario della dea custodiva una folla muta di madri di
pietra dagli occhi d’abisso. Che troneggiano ancora in una sala del
Museo Campano di Capua. Tengono appoggiati sulle braccia bambini in
fasce come se fossero spighe di grano. Questi ciclopici blocchi di tufo
erano ex voto offerti alla genitrice primigenia e grande consolatrice
delle gestanti. È una vera e propria sacralizzazione del ciclo
riproduttivo, che dopo il crepuscolo degli dei pagani, tracima sulle
Madonne cristiane e sulle sante come Maria Francesca. Il cui culto
conserva qualcosa che ricorda i rituali propiziatori che le donne
sterili compivano in onore di queste antiche dee. Dove il contatto
fisico con il simulacro della divinità o con uno dei suoi oggetti o
attributi, era condizione necessaria per la concessione della sospirata
gravidanza. Perché si pensava che provocasse un contagio positivo, una
forma d’induzione magnetica dell’energia fecondatrice. Un’idea che si è
trasferita in quelle pratiche cultuali del cristianesimo dove i devoti
assorbono la potenza divina strofinando i fazzoletti sulle immagini
della Vergine o dei santi taumaturghi. O, come avviene a Loreto, bevendo
la polvere della Santa Casa di Maria sciolta in acqua. Alla base c’è
l’idea molto semplice, e al tempo stesso poetica, di un corpo a corpo
con il sacro. Che in molti casi effettivamente funziona. Forse perché
colpisce dei recettori emotivi in grado a loro volta di risvegliare
delle potenzialità che dormono. Il grande antropologo Claude
Lévi-Strauss ha inventato il concetto di efficacia simbolica per
spiegare questi fenomeni che, in forme diverse, sono presenti in tutte
le culture. Prima o poi i neuroscienziati che studiano l’effetto placebo
ci diranno come e perché tutto questo avviene. Per ora bisogna tenersi
amico il mistero.
È quel che fanno le devote di Maria Francesca
che ritengono fondamentale toccare le cose appartenute alla santa e,
soprattutto, accomodarsi fiduciose sulla sua sedia miracolosa. Sarebbe
il caso di definirla gestatoria, visto che nell’antichità le puerpere
partorivano da sedute. E le divinità specializzate in fecondazione
assistita, come Lucina, come Hera, venivano raffigurate assise in trono.
E così pure le Madonne. In maestà, come la Vergine di Duccio di
Buoninsegna. O, nel caso di Raffaello, sulla proverbiale “seggiola” che
dà il nome al celebre dipinto. Un meccanismo semplice, quasi un
automatismo simbolico di sicuro effetto emotivo. E non solo. Visto
l’elevatissimo numero di fiocchi rosa e azzurri che adornano la casa
della santarella. Si spiega anche così il pellegrinaggio della speranza
che risale vico Tre Re in cerca di una fecondazione assistita dall’alto.
Nato come devozione locale e diventato una liturgia glocal. Donne e
uomini arrivano anche dall’Europa, dall’America Latina, dagli Stati
Uniti. E da qualche anno si è aggiunto il flusso dei crocieristi che
approfittano dello scalo napoletano per infilarsi in un “very
pittoresco” vicolo della storia, dove i riti propiziatori convivono con
le sfogliatelle. E chi non può andare di persona, frequenta i siti che
hanno trasferito il culto sul web. Su rosarioonline è possibile
scaricare perfino una “Novena a Santa Maria Francesca per la
gravidanza”. Insomma, se una santa doveva raccogliere il testimone dalle
mani delle antiche divinità pagane, questa santa non poteva che nascere
nella città di Filumena Marturano. Dove i figli so’ piezz’ ‘e core.
5. Fine