lunedì 18 settembre 2017

Repubblica 18.9.27
Il tempio glocal della fecondazione assistita dall’alto
Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, a Napoli, è la chiesa dove migliaia di donne accorrono da tutto il mondo sperando nel miracolo della fertilità. Un viaggio tra oggetti appartenuti alla beata, rituali di “ostetricia miracolosa”, crocieristi e sfogliatelle
di Marino Niola

«Ci siamo recate con una mia amica, e l’emozione è stata tanta! super organizzati, chiesetta piccolina ma particolarmente bella. Da non perdere». Lo scrive Fede X su TripAdvisor. La chiesa in questione non è quella di Nostra Signora della Recensione. Ma quella di Santa Maria Francesca
delle Cinque Piaghe, a Napoli, dove migliaia di donne accorrono da tutto il mondo per sottoporsi all’ultimo rito di fertilità dell’Occidente. Siamo nel cuore dei Quartieri Spagnoli, a pochi passi dall’affollatissima via Toledo dove impazza lo street food. D’altra parte si sa che a Napoli si viene anche per nutrirsi di stereotipi. Che siano pizza e babà, o che siano miracoli. Per questi ultimi basta chiamarsi fuori dalla pazza folla, risalire vico Tre Re a Toledo. E mescolarsi alla lunga fila di coppie che salgono la scaletta ripida che conduce al sancta sanctorum della procreazione.
La chiamano la casa della santarella. Qui Maria Francesca ha speso la sua vita tra preghiera e ricamo, ricamo e preghiera. Ora et labora H24 per una vera figlia del popolo. Che non poteva entrare in convento perché il suo lavoro di tessitrice a domicilio era troppo importante per la sopravvivenza della famiglia. Così aveva optato per l’abito terziario francescano e una clausura tra le mura domestiche. Da queste parti, quelle come lei, le chiamano monache di casa, altrove beghine. Aveva il dono della profezia tanto da predire la Rivoluzione francese con molti anni di anticipo. Tra i tanti prodigi che le vengono attribuiti c’è anche quello di aver convinto una statua di Gesù bambino ad animarsi per farsi vestire con gli abitini che lei stessa gli aveva cucito. E quando morì, il 6 ottobre 1791, aveva al suo attivo un portfolio miracolistico di tutto rispetto. Con una vera e propria specializzazione in ostetricia soprannaturale. Cosa che, in un’epoca in cui la mortalità infantile era elevatissima e il parto un mistero doloroso, oltre che pericoloso, spiega la sua popolarità. Che paradossalmente è in crescita. Perché è vero che oggi la gravidanza è un percorso supermonitorato e ipermedicalizzato, ma è anche vero che l’infertilità ha raggiunto cifre da capogiro. Solo in Italia affligge il trenta per cento delle coppie. Risultato, la casa santuario di Maria Francesca è diventata un tempio contemporaneo della fecondità. Dove si celebra una liturgia femminile che rimodella un fondo misteriosamente arcaico per consegnare alla santa l’eredità delle Grandi Madri, signore numinose e luminose delle nascite e dei destini. Come le greche Demetra e Hera. O come le romane Lucina e Anna Perenna, la nutrice dell’universo, venerata dalle donne senza figli. E soprattutto Mater Matuta, patrona degli stati aurorali della vita. Il suo tempio, nel Foro Boario di Roma, era stato consacrato da Romolo in persona. Ma l’epicentro del suo culto era proprio in Campania, nell’antica Capua, la città delle prodezze di Spartaco e degli ozi di Annibale. Il santuario della dea custodiva una folla muta di madri di pietra dagli occhi d’abisso. Che troneggiano ancora in una sala del Museo Campano di Capua. Tengono appoggiati sulle braccia bambini in fasce come se fossero spighe di grano. Questi ciclopici blocchi di tufo erano ex voto offerti alla genitrice primigenia e grande consolatrice delle gestanti. È una vera e propria sacralizzazione del ciclo riproduttivo, che dopo il crepuscolo degli dei pagani, tracima sulle Madonne cristiane e sulle sante come Maria Francesca. Il cui culto conserva qualcosa che ricorda i rituali propiziatori che le donne sterili compivano in onore di queste antiche dee. Dove il contatto fisico con il simulacro della divinità o con uno dei suoi oggetti o attributi, era condizione necessaria per la concessione della sospirata gravidanza. Perché si pensava che provocasse un contagio positivo, una forma d’induzione magnetica dell’energia fecondatrice. Un’idea che si è trasferita in quelle pratiche cultuali del cristianesimo dove i devoti assorbono la potenza divina strofinando i fazzoletti sulle immagini della Vergine o dei santi taumaturghi. O, come avviene a Loreto, bevendo la polvere della Santa Casa di Maria sciolta in acqua. Alla base c’è l’idea molto semplice, e al tempo stesso poetica, di un corpo a corpo con il sacro. Che in molti casi effettivamente funziona. Forse perché colpisce dei recettori emotivi in grado a loro volta di risvegliare delle potenzialità che dormono. Il grande antropologo Claude Lévi-Strauss ha inventato il concetto di efficacia simbolica per spiegare questi fenomeni che, in forme diverse, sono presenti in tutte le culture. Prima o poi i neuroscienziati che studiano l’effetto placebo ci diranno come e perché tutto questo avviene. Per ora bisogna tenersi amico il mistero.
È quel che fanno le devote di Maria Francesca che ritengono fondamentale toccare le cose appartenute alla santa e, soprattutto, accomodarsi fiduciose sulla sua sedia miracolosa. Sarebbe il caso di definirla gestatoria, visto che nell’antichità le puerpere partorivano da sedute. E le divinità specializzate in fecondazione assistita, come Lucina, come Hera, venivano raffigurate assise in trono. E così pure le Madonne. In maestà, come la Vergine di Duccio di Buoninsegna. O, nel caso di Raffaello, sulla proverbiale “seggiola” che dà il nome al celebre dipinto. Un meccanismo semplice, quasi un automatismo simbolico di sicuro effetto emotivo. E non solo. Visto l’elevatissimo numero di fiocchi rosa e azzurri che adornano la casa della santarella. Si spiega anche così il pellegrinaggio della speranza che risale vico Tre Re in cerca di una fecondazione assistita dall’alto. Nato come devozione locale e diventato una liturgia glocal. Donne e uomini arrivano anche dall’Europa, dall’America Latina, dagli Stati Uniti. E da qualche anno si è aggiunto il flusso dei crocieristi che approfittano dello scalo napoletano per infilarsi in un “very pittoresco” vicolo della storia, dove i riti propiziatori convivono con le sfogliatelle. E chi non può andare di persona, frequenta i siti che hanno trasferito il culto sul web. Su rosarioonline è possibile scaricare perfino una “Novena a Santa Maria Francesca per la gravidanza”. Insomma, se una santa doveva raccogliere il testimone dalle mani delle antiche divinità pagane, questa santa non poteva che nascere nella città di Filumena Marturano. Dove i figli so’ piezz’ ‘e core.
5. Fine