Repubblica 14.9.17
Il Venerdì dedica uno speciale al Che cinquant’anni dopo la sua morte
Parla
il biografo del Comandante, Jon Lee Anderson. Con un articolo di
Vittorio Zucconi, un’analisi di Aldo Garzia e il ricordo di Régis Debray
«Sì,
Ernesto Che Guevara ordinò esecuzioni sommarie e fucilò i suoi
avversari. E cosa vi aspettate da un guerrigliero? Quello era un mondo
vero, non un mondo iPhone o Facebook, dove la protesta è un clic o un
like. Nonostante tutto, è l’archetipo della ribellione e rimarrà il mito
del guerrigliero universale per sempre». Nella storia di copertina del
Venerdì di Repubblica, domani in edicola, Jon Lee Anderson, autore della
più importante biografia dedicata al grande rivoluzionario
sudamericano, racconta a Omero Ciai cosa rimane della sua eredità.
Questo a 50 anni dall’uccisione del Che, avvenuta in Bolivia
nell’ottobre 1957. Ma che cosa si è realizzato in America Latina di
quello che aveva progettato il Comandante? Quanto di quelle energie
rivoluzionarie è sopravvissuto? Non molto, spiega poche pagine più in là
Vittorio Zucconi, in un articolo che analizza l’attualità delle sue
iniziative e anche il suo posto nell’immaginario. E mentre lo studioso
Aldo Garzia esplora il Guevara economista e intellettuale, autore di
libri teorici di grande interesse, sorprendenti e pressoché sconosciuti,
il filosofo Régis Debray — che era con il guerrigliero nella giungla
boliviana all’epoca della morte, e che fu arrestato e condannato — gli
dedica infine un ricordo personale, raccontando cosa gli disse il Che
l’ultima volta che lo vide.