La Stampa 7.9.17
Italia-Cina La via del cinema
Accordo tra Pechino e il sindaco di Venezia Coproduzioni e un’Accademia a San Servolo
di Michela Tamburrino
Seicento
milioni di euro tanto per incominciare, un’isola recuperata e progetti
faraonici da realizzare. Sulle vie della seta ecco che i cinesi
inaugurano le vie del cinema che chissà quante altre strade percorribili
possono spalancare. Dopo aver fatto shopping pesante nel Principato di
Monaco, ora i nuovi imprenditori dell’audiovisivo e new media guardano a
una città che storicamente è nel loro cuore, fin dai tempi di Marco
Polo. E non solo per ragioni nostalgiche. Il cinema potrebbe essere un
ottimo cavallo di Troia per più profondi investimenti. Ecco allora che
il gruppo Everbright Limited, di proprietà del governo con il core
business nell’industria ma forte di una linea di lavoro che guarda
all’arte, assieme alla Shanghai Film Art Academy, ha firmato un accordo
col sindaco di Venezia finalizzato a promuovere la cooperazione nel
settore della cinematografia e degli audiovisivi a partire dalla
formazione di giovani talenti.
Il progetto
Scrittori,
registi, produttori che saranno scelti ecumenicamente, metà cinesi e
metà italiani. L’Academy cinese, che ha già un accordo con New York e
con la casa di produzione di Steven Spielberg, si sbilancia sul
quinquennio e progetta di sistemare uffici e zone logistiche nell’isola
di San Servolo messa a disposizione da Venezia, che lì ha anche la sede
della Venice International University. Dunque la realizzazione di
Exclusive Master, l’organizzazione della settimana del cinema italiano a
Shanghai e la settimana del cinema cinese a Venezia, la promozione di
coproduzioni italo-cinesi. Il facilitatore e l’ispiratore di tutta
l’operazione è stato Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente e docente
presso l’università di Tongji a Shanghai e di Tsinghua a Pechino.
Questo
è quanto scritto nero su bianco ed è quanto il presidente della
Repubblica Popolare cinese Xi Jinping ha illustrato a Pechino, presente
la comunità internazionale che ha applaudito «One Belt One Road». Ne è
soddisfattissimo il professor Yu Kang Chun, il ragazzo d’oro della
produzione cinese che è stato insignito come Best producer non a caso al
Festival della tv di Montecarlo e che ha un filo diretto con Hollywood.
«Finanziamo questo accordo perché crediamo fortemente nella
collaborazione tra i due Paesi. Con noi collabora anche il fondo Alibaba
(l’enorme piattaforma di commercio on line, l’Amazon d’Oriente fondato
da Jack Ma) con il 25% di capitale nell’Academy. Per noi Venezia è il
mito, ogni cinese sogna di visitare almeno una volta nella vita questa
città incredibile. Marco Polo inventò l’internazionalizzazione della
Cina e l’amicizia non è mai venuta meno. Il sindaco Brugnaro ci ha
aperto i cantieri di Porto Marghera, un’immensa area industriale poco
sfruttata, perché lì si possano insediare gli studios. Un canale per
altre forme di collaborazione, noi lo vediamo come il Porto del Nord, un
hub che sia una porta per il commercio. Magari intervenendo sulla
ferrovia per rendere velocissimo il collegamento Venezia-Milano. E
speriamo che il polo d’attrazione stimoli gli investitori italiani e
spingersi in Cina».
Il made in Italy, soprattutto quello d’antan
ha sui cinesi una presa che va oltre l’immaginabile. «Moda, vino, cibo e
film romantici - s’infervora Song Jin distributore e produttore
proprietario della Lixingzhishang Film che si porta a casa circa 200
milioni di dollari l’anno - noi cerchiamo l’ottimismo e per le vostre
commedie ci sarebbe un mercato enorme». Lo dicono off record ma per loro
il cinema italiano è un’industria assistita che non viene promossa a
dovere. Anche i documentari sull’Italia vanno benissimo. Qualche mese fa
quello sulla Galleria degli Uffizi è stato programmato al cinema: tutto
esaurito.
I preferiti
Ma chi vi piace tra gli autori
italiani? E tra gli artisti? I nomi non li conoscono ma grazie al
cellulare fanno vedere i volti di coloro che hanno sistemato in archivio
tra i preferiti: Sergio Castellitto, Federico Moccia e qui si
sdilinquiscono in complimenti, naturalmente l’inossidabile Monica
Bellucci e fa piacere pensare che considerano Giuseppe De Santis tra i
padri nobili del neorealismo, il più grande rivoluzionario della storia
della cinematografia tout court. Che genere di film prediligete? «Quelli
che fanno i soldi - arrossisce l’interprete cino-inglese, perché la
delegazione parla esclusivamente il mandarino -. Ma anche i film d’arte e
la musica classica. L’opera italiana è la nostra preferita». Per
esempio? O sole mio.
Tra loro c’è la 38enne Dong Zhou, presidente
dell’Asia New Media Film che si occupa di distribuire in rete i maggiori
film mondiali. Zhou viene dalla moda e assicura che «la strada del
futuro è il cinema on line».