La Stampa 28.9.17
Pisapia stoppa il D’Alema delle tessere
Tabacci: “Noi abbiamo persone vere”
L’ex dc: se Massimo vuole un’assemblea così, se la fa da solo
di Alessandro Di Matteo
È
uno sfogo vero e proprio quello di Bruno Tabacci sui divanetti del
Transatlantico alla Camera. L’ex assessore di Giuliano Pisapia non ha
apprezzato affatto l’ultima intervista di Massimo D’Alema, quella
apparsa ieri sul Corriere della sera nella quale l’ex premier detta i
tempi e la linea del nuovo soggetto politico che dovrebbe nascere a
sinistra del Pd. Tempi e linea che non corrispondono affatto a quelli
che hanno in mente l’ex sindaco di Milano e i suoi. Tabacci non è il
solo a pensarla così. «D’Alema parla di eleggere il 19 novembre i
delegati all’assemblea nazionale? E chi l’ha deciso, con quali modalità?
Io l’ho letto oggi sul giornale… Se vogliono fare il congresso con le
tessere se lo fanno da soli, perché Campo progressista è un’altra
cosa...».
Da mesi Pisapia e i suoi sono irritati per il
tesseramento lanciato già prima dell’estate da Mdp, una mossa
considerata come una sorta di opa ostile sul nuovo soggetto politico da
costruire insieme, un modo per sedersi al tavolo rivendicando la maggior
parte dei posti di comando. «Ma che discorso è? - insiste Tabacci - Noi
non abbiamo le tessere tradizionali, ma abbiamo 25 mila persone che nel
730 hanno scelto di dare i soldi a noi. Sono persone vere, non tessere
false... E non puoi dire un giorno che Pisapia è il leader e il giorno
dopo che deve avere più coraggio...».
L’ex assessore non è solo,
accanto a lui c’è anche Michele Ragosta, ex Sel ora nel gruppo di Mdp:
«Non ci sono le condizioni allo stato attuale per un’assemblea. Il
problema è la linea politica. Mdp non doveva essere un partito, doveva
essere un momento di passaggio, invece hanno fatto le tessere... Se la
linea è quella indicata da D’Alema, l’assemblea se la fanno loro. Ed è
chiaro che in Mdp la linea la detta D’Alema».
Ma il problema,
aggiunge Tabacci, è anche la linea politica: «Pisapia vuole un
centrosinistra largo, loro pensano di fare la versione italiana di
Melenchon (il leader comunista francese, ndr). Ma a me chi me lo fa
fare? Questo atteggiamento mi sta stancando, e credo che stia stancando
anche Pisapia... Io non devo consumare vendette, né prendermi rivincite
(nei confronti di Renzi, ndr)», come invece secondo l’ex assessore
vogliono fare gli ex Pd.
L’ex sindaco di Milano - che ha
incontrato D’Alema due giorni fa in un faccia a faccia - per ora non
rompe, proprio poche ore prima, aveva fatto uscire una nota per ribadire
che «il progetto unitario va avanti», smentendo alcune ricostruzioni
che parlavano di rottura vicina. Ma le cose stanno diversamente, e non
solo per lo sfogo di Tabacci. Uno degli uomini vicini a Pisapia spiega:
«Siamo distanti anni luce da D’Alema, è molto difficile che l’alleanza
tenga, loro vogliono il partito della sinistra con Fratoianni, noi il
centrosinistra largo. Se passa il Rosatellum le strade con Mdp, o almeno
parte di loro, si separano e noi faremo una coalizione. Se resta la
legge attuale saremo probabilmente costretti a fare una lista insieme.
Ma non durerà comunque, siamo troppo distanti, anche culturalmente…».