martedì 26 settembre 2017

La Stampa 26.9.17
Ecco chi ha votato AfD
Operai, maschi, artigiani hanno scaricato Angela. La roccaforte è nell’Est senza profughi
di Letizia Tortello


Alexander ha tra i 30 e i 59 anni, ha fatto le scuole tecniche, è un operaio, un artigiano, un piccolo imprenditore della Sassonia, regione in cui da 25 anni governa la Cdu, il partito di Angela Merkel. Ha uno stipendio ben più alto di un operaio italiano, anche superiore alla media degli stipendi tedeschi. Alle scorse elezioni, nel 2013, non si è neppure mosso da casa per andare a votare, mentre il vicino di pianerottolo era andato a dare il suo voto alla cancelliera. Domenica, invece, alle urne Alexander si è presentato e ha messo la croce sul’AfD, Alternative für Deutschland, l’estrema destra nata solo cinque anni fa come partito anti-euro e che ora ha il volto dell’estremismo xenofobo. In Sassonia ha ottenuto il 27 per cento dei consensi.
Dalle scorse regionali, il voto per l’AfD che vuole riprendersi il Paese e ripulirlo dai migranti è triplicato. Se la Merkel domenica ha perso 7 milioni di voti, un milione è finito dritto all’Afd, che soprattutto nell’Est della Germania (dove ci sono pochi profughi) ha strappato anche 470 mila voti ai socialdemocratici dell’Spd e 400 mila alla sinistra della Linke. Ma il merito più significativo del partito populista ed estremista che siederà con 94 deputati nel 19° Bundestag è di aver riportato 1,2 milioni di persone a votare.
Chi sono? «Per il 61% sono persone che hanno dato un voto per protesta». Gli elettori dell’AfD, «non solo in Sassonia - spiega il politologo Gero Neugebauer - sono cittadini che vivono mediamente in condizioni precarie. Molti si sentono perdenti o minacciati, anche se non possono dirsi poveri, sono anche mediamente istruiti. Ma hanno paura di perdere il loro status sociale». L’AfD ha colpito nel segno e ha offerto un’alternativa. «Ha costruito un quadro rassicurante della società, offrendo l’appartenenza a un popolo e a una nazione senza minacce esterne, prima di tutto fatta di tedeschi autoctoni». O per dirla con l’analisi post-voto del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, «si è creato un grande divario tra i partiti tradizionali, gli elettori che hanno scelto l’AfD e il loro stile di vita». Ragioni culturali, ma anche socio-economiche, hanno spinto a votare l’ultradestra. «È utile guardare la biografia dei lavoratori delle regioni in cui l’Alternative ha preso più consensi: a Dresda, a Lipsia, nel Circondario della Svizzera Sassone-Osterzgebirge - puntualizza Dietmar Herz, direttore della scuola di Politiche Pubbliche all’Università di Erfurt -. I cristiano-democratici e i social-democratici hanno regalato voti all’estrema destra perché hanno fatto promesse non mantenute alla fetta della popolazione che si aspettava una crescita di pensioni e salari, e che si è sentita dimenticata». Non basta che la Sassonia sia in pieno boom: nel 2016, è stato il Land con il più alto tasso di crescita dopo Berlino. «Abbiamo dormito sui successi economici degli ultimi anni», dice Petra Köpping, ministro regionale della Sassonia per l’Integrazione (Spd) -. Al contrario, dovevamo prestare maggiore attenzione alle persone che non sono state raggiunte da questo sviluppo. Non solo con parole gentili, anche con il sostegno finanziario».
L’altra chiave di lettura che spiega il 12,6% dell’AfD (con il divario dell’11,1% nell’Ovest, il 22,5% nell’Est) è la questione migranti: «Merkel ha perso il controllo dei confini nel 2015, quando ha aperto le porte a un milione di rifugiati». Con l’ingresso dell’AfD al Bundestag «la cultura politica in parlamento cambierà - dice ancora Neugebauer -. Ci saranno forti scontri tra AfD e gli altri partiti, perché un grosso pezzo dell’AfD vuole essere opposizione di sistema e marginalizzerà l’ala liberale concentrata sulle questioni economiche legate all’uscita dall’Euro». L’ala xenofoba che, in Germania come nell’Austria che si avvia alle elezioni, spingerà per chiudere di nuovo l’Europa.