La Stampa 24.9.17
Professionisti senza lavoro in cerca di un posto a scuola
Boom di richieste nella speranza di ottenere una supplenza
di Flavia Amabile
Ci
sono circa 200mila professionisti italiani che quest’anno, per
arrotondare lo stipendio - o persino per averne uno - sperano di andare a
lavorare come supplenti nelle scuole. Sono avvocati, ingegneri,
architetti, commercialisti. Sono giovani e meno giovani che hanno
studiato pensando di esercitare la libera professione, spesso hanno
lauree con il massimo dei voti, master e esperienze all’estero. Ma, se
decidono di lavorare in Italia, la loro unica speranza di ottenere un
guadagno più o meno sicuro è sostituire i prof di ruolo nelle scuole.
Non
è un fenomeno nuovo, da sempre ci sono professionisti che svolgono un
doppio lavoro o ripiegano sulle lezioni in aula. La novità è nelle
dimensioni che ha assunto il fenomeno. «Quest’anno 700mila persone hanno
presentato domanda per lavorare come supplenti nelle scuole. È una
cifra record», racconta Anna Fedeli, segretaria nazionale della
Flc-Cgil. Un record che a luglio, quando gli aspiranti supplenti hanno
compilato i necessari moduli online, hanno mandato in tilt il sistema
informatico del Miur. Sono 300mila persone in più rispetto a tre anni
fa. «Di queste 300mila persone, 100mila sono neolaureati. Ma gli altri
200mila sono il motivo del boom di domande di supplenza e sono
costituiti proprio da professionisti a cui il mondo del lavoro in Italia
non riesce a dare una opportunità diversa per avere un lavoro, o per
averlo guadagnando uno stipendio dignitoso nonostante abbiano i titoli e
le competenze per meritarlo», spiega Anna Fedeli.
In
duecentomila, quindi, hanno messo da parte sogni e aspirazioni diverse e
quest’anno hanno compilato il modulo delle graduatorie di istituto dove
è possibile iscriversi anche se non si ha l’abilitazione per
l’insegnamento.
« Con le graduatorie congelate per tre anni -
avverte Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola - e in mancanza
di un sistema alternativo, insegna anche chi non ha abilitazione ma è
laureato. Alla questione di convenienza se ne aggiunge una che deriva
dal vuoto normativo attuale. Siamo in una specie di vuoto pneumatico in
cui ogni spazio può essere occupato».
E ci troviamo di fronte a
una contraddizione, come spiega Francesco Sinopoli, segretario nazionale
della Flc-Cgil: «Da una parte la professione docente è considerata poco
remunerativa - e in effetti lo è - ed esiste quindi una questione
salariale da affrontare subito, a partire dal rinnovo dei contratti.
Dall’altra parte, però, il mercato del lavoro è caratterizzato da una
domanda scarsa di professionalità alte e medio-alte, per le
caratteristiche proprie della nostra economia».
«È una spia
preoccupante - commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della
Gilda nazionale degli Insegnanti - Nonostante i proclami sulla ripresa
vuol dire che la crisi è ancora forte e che il mondo del lavoro non è
ripartito». La carica dei professionisti potrebbe creare problemi
all’interno delle scuole secondo Mario Rusconi, vicepresidente
dell’Associazione nazionale presidi: «Molti di loro, quando diventano di
ruolo, nei momenti di maggiore richiesta da parte della loro attività
principale, si assentano con i pretesti più vari. Tempo fa fu proposto
in Parlamento dal Miur di inserire come norma il divieto di esercitare
un’altra professione di ruolo ma la modifica non è mai stata approvata».
Rino Di Meglio, invece, sottolinea i lati positivi della presenza dei
professionisti: «Quando si tratta di persone che svolgono il doppio
lavoro, i ragazzi hanno la possibilità di avere insegnamenti basati
sull’esperienza e sulla competenza di chi lavora ogni giorno».