La Stampa 1.9.17
Botte al migrante e video in rete
L’agguato razzista dei ragazzini
Picchiato in strada ad Acqui Terme: “Vai a casa tua”. Denunciati due minori
di Marco Menduni Daniele Prato
«Don’t
touch me», non toccarmi. Lo ripete più volte, con un filo di voce.
Distoglie lo sguardo, alza le mani, per evitare lo scontro. Ma chi ha di
fronte proprio non ne vuole sapere. Cerca la rissa e lo provoca. Prima
gli insulti, poi gli spintoni che rischiano di farlo finire sotto a un
camion, mentre gli amici ridono, lo incitano a picchiare, filmano tutto
con il telefonino. E alla fine, quando Sahid, richiedente asilo somalo
di 22 anni, prova a reagire alla violenza, il suo aggressore lo solleva e
scaraventa di schiena sul marciapiede, prima di fuggire per
l’intervento di un passante. Sono le 13 di martedì 8 agosto, giorno di
mercato ad Acqui, palazzine eleganti e viali ordinati in provincia di
Alessandria.
Accade tutto sotto alle finestre del Comune, accanto a
uno dei siti archeologici che punteggiano la città. Ma il caso esplode
adesso, complice il video che, un paio di giorni fa, è spuntato su
Facebook, provocando reazioni sdegnate. I carabinieri, con un’indagine
lampo, sono risaliti sia all’aggressore, che vive in un paese della
zona, sia a uno degli amici bulli, residente in città. Hanno 17 anni,
alle spalle altri brutti episodi.
Il pestaggio è costato al primo
la denuncia per lesioni personali (il migrante ha riportato un lieve
trauma cranico, 5 giorni di prognosi), al secondo, che incitava l’amico,
quella per istigazione a delinquere. Ma non è finita: le indagini
proseguono per identificare l’autore del video e capire se, come sembra,
fosse presente una quarta persona. E mentre il bullo sul suo profilo
chiede scusa – «so di aver fatto una c…a e avete tutte le ragioni di
avercela con me però vi giuro che non succederà più» – il giovane somalo
si chiede «perché?». Si chiama Sahid, ha il fisico gracile protetto da
un giaccone nero a strisce rosse nonostante il caldo. Quando lo chiami,
si volta con uno sguardo di paura e di preoccupazione. Non parla
italiano, poche parole di inglese, gli amici dicono che non si è ancora
ripreso dal viaggio e dal dolore di aver lasciato la sua terra.
Dell’aggressione ricorda tutto: «Guardavo una colonna antica e hanno
iniziato a gridarmi contro. Io non capivo che cosa stavano dicendo, ma
più chiedevo “che cosa?” più urlavano. Uno mi è venuto addosso, ho
cercato di difendermi, ma lui mi ha colpito, poi mi ha fatto cadere». Si
tocca la nuca: «Fa ancora male, anche se la botta non è stata
violenta». Il sindaco grillino di Acqui, Lorenzo Lucchini annuncia che
il Comune si costituirà parte civile all’eventuale processo: «È un atto
vergognoso, chiedo scusa a nome di tutta la città. Vogliamo incontrare
questo ragazzo per mostrargli la nostra vicinanza e ringraziare chi è
intervenuto per allontanare l’aggressore».
Si tratta del
ristoratore Davide Zendale, 39 anni. Lo si vede alla fine del video dire
al bullo: «Cosa stai facendo?». «Passavo coi bambini, mi sono fermato.
Gli dicevano “Tornatene a casa tua” ma pensavo a un battibecco. Sono
intervenuto quando ho visto il ragazzo sbattuto a terra. Ho agito
d’istinto, l’avrebbe fatto chiunque». Invece, l’ha fatto solo lui. La
coop Crescere Insieme, che ospita Sahid e ha denunciato subito
l’episodio, dice: «Che l’aggressore sia un minore e l’aggredito un
richiedente asilo interroga le coscienze di tutti noi cittadini, sul
lavoro da fare per recuperare umanità sul piano sociale, politico e
delle relazioni tra le persone». Sahid spiega che la città gli è stata
vicina, anche in queste ore, ma ammette di avere ancora paura di chi lo
ha aggredito: «Io non gli ho fatto niente, perché mi hanno picchiato?».