lunedì 25 settembre 2017

internazionale 22.9.2017    
C’era una volta l’America Elisabetta Povoledo,
The New York Times, Stati Uniti
Il destino di un vecchio cinema di Roma alimenta il dibattito sulla trasformazione del centro storico della capitale

Quando nel 2002 un gruppetto di studenti ha occupato un cinema degli anni cinquanta a Trastevere, nel centro storico di Roma, si poteva pensare all’ennesimo braccio di ferro generazionale destinato a concludersi rapidamente. Invece la storia del cinema America non è ancora finita ed è diventata esemplare in un quartiere che da popolare sta diventando sempre più turistico e quindi, secondo alcuni, rischia di perdere la sua anima. Il cinema è stato acquistato nel 2002 da un gruppo di immobiliaristi che vorrebbero raderlo al suolo per costruire al suo posto un complesso di appartamenti. Il ministero dei beni culturali ha bloccato – non è la prima volta – la demolizione della sala chiedendo una nuova verifica del suo valore artistico e storico. Il provvedimento ha frenato le ruspe, almeno per il momento. E anche se non c’è alcuna garanzia che il cinema possa un giorno riprendere la sua funzione, lo sforzo per salvarlo è diventato un simbolo della protesta dei cittadini contro la gentrificazione dilagante nella capitale italiana. Una lunga storia urbana Trastevere è molto cambiato da quando era abitato da lavoratori del porto, operai e tipi piuttosto loschi (un personaggio definito “trasteverino” aiuta Edmont Dantes ad attuare la sua vendetta nel romanzo Il conte di Montecristo). Oggi le sue stradine acciottolate sono affollate di turisti. Ristoranti e bar hanno preso il posto di negozi tradizionali e artigiani. Molti appartamenti sono diventati bed & break fast o affittati a chi paga in contanti. “I proprietari si spostano altrove e affittano il loro appartamento”, spiega Lorenzo Terranera, un grafico che lavora a Trastevere. “C’è un gran movimento di materassi e letti. E di certo non mancano posti dove mangiare”. L’invasione dei turisti non piace a molti residenti. Ecco perché la battaglia per salvare il cinema America “ha rivitalizzato il quartiere”, racconta Guido Hermanin, presidente dell’associazione Progetto Trastevere. Quando è cominciata, nel 2012, l’occupazione della sala sembrava poter durare solo poche settimane. Invece è andata avanti per quasi due anni e si è conclusa con uno sgombero in stile commando, nel settembre del 2014. Durante quel periodo i ragazzi hanno risistemato il cinema e lo hanno rimesso in funzione, proiettando ilm e partite di calcio, ospitando dibattiti e corsi di teatro. Alcuni locali dell’edificio sono stati usati come sale per studiare, anche perché molti degli occupanti frequentavano ancora le superiori. “Li vedevo studiare sul tetto”, racconta Anna Belloni, insegnante in pensione, trasteverina, cresciuta davanti al cinema. In principio, negli anni venti, la sala ospitava proiezioni di ilm e spettacoli di varietà. Negli anni cinquanta l’edificio originale fu sostituito da quello attuale, progettato dall’architetto romano Luigi Di Castro e decorato con i mosaici degli artisti Anna Maria Cesarini sforza e Pietro Cascella. Ai tempi d’oro disponeva di ogni comfort, compreso un soffitto che si apriva durante l’intervallo per far uscire il fumo delle sigarette. Quando veniva lasciato aperto, durante le calde estati romane, i balconi dell’appartamento accanto erano spesso affollati di persone che scroccavano uno spettacolo. Il nome, America, probabilmente è un omaggio alla cosiddetta Hollywood sul Tevere, un soprannome che Roma ha guadagnato quando le produzioni statunitensi colonizzavano Cinecittà. Trastevere è sulla riva destra del fiume Tevere, a sud del Vaticano e, racconta ancora Hermanin, “era famoso per essere il quartiere dei cinema”. Alberto sordi, sottolinea, nacque dalle parti di piazza san Cosimato, dove c’è il mercato rionale, il regista Sergio Leone viveva nel quartiere, Bernardo Bertolucci ci vive ancora. Qui c’è anche il cinema di Nanni Moretti, il Nuovo Sacher. Trastevere, prosegue, ha ancora una quantità di sale superiore alla media, anche se negli anni cinquanta alcuni abitanti tentarono di fermare l’apertura dell’America, sostenendo che i cinema “portavano disordine, vita notturna e prostitute”. Il cinema America è “come un manuale di storia urbana”, dice Hermanin. “soprattutto oggi che tutto ruota intorno alla costruzione di edifici destinati al turismo”. Dopo la fine dell’occupazione nel 2014 i ragazzi hanno continuato la protesta per strada, proiettando i ilm su alcuni edifici storici e poi su uno schermo in piazza san Cosimato. In una calda serata di agosto Valerio Carocci, 25 anni, portavoce dell’associazione fondata per salvare il cinema America, arringava diverse centinaia di sudati appassionati di cinema per conquistarli alla causa. “Questa battaglia la vinciamo solo tra noi, la vinciamo solo a Trastevere e sul territorio, con un dialogo costante”, ha detto Carocci. Qualcosa d’importante Victor Raccah, l’uomo che ha comprato lo stabile quindici anni fa con alcuni soci, ha dichiarato che se avesse potuto prevedere il futuro incerto dell’edificio non l’avrebbe mai acquistato. “sarebbe stata una follia”, ha detto. Raccah, che ha sessant’anni, dice di comprendere gli studenti. “se avessi la loro età occuperei anch’io”. Ma poi sottolinea che i permessi per la demolizione e la ricostruzione sono stati già concessi, e si dice frustrato dai recenti tentennamenti del ministero. “Adesso è diventata una questione politica, coinvolge l’opinione pubblica, non si tratta più di valutare oggettivamente dei dati di fatto”, dice. “C’è un problema di legalità, e ci sono i miei diritti”. Secondo Ambra Craighero dell’associazione Old cinema, fondata per mantenere in vita locali come l’America, in Italia ci sono tantissimi cinema storici, molti dei quali faticano a sopravvivere. sono “gioielli architettonici che colgono l’anima stessa del cinema”, racconta. Ma per salvare le sale, “bisogna riportarci la gente”. Quando hanno occupato l’America, gli studenti non sapevano molto di cinema, ha raccontato Carocci. Dopo quell’esperienza alcuni di loro hanno studiato cinema, altri hanno approfondito aspetti più economici e legali della gestione di una sala. E così una ventina di studenti tra i 16 e i 25 anni ha organizzato la rassegna estiva di piazza san Cosimato, due mesi di proiezioni che andavano da cartoni animati della Disney a documentari sperimentali a ilm dell’orrore (proiettati ogni sabato a mezzanotte, con cuffie per non disturbare il vicinato). Poi i ragazzi hanno ricevuto le chiavi di un altro cinema trasteverino abbandonato, la sala Troisi, con cui sperano di infondere nuova energia alle iniziative cinematografiche del quartiere. Quest’anno l’ultimo ilm proiettato a san Cosimato è stato Pranzo di ferragosto, una commedia di Gianni Di Gregorio ambientata proprio a Trastevere, dove vive anche il regista, e a cui hanno partecipato diversi abitanti del quartiere. “È meraviglioso”, ha detto il regista prima della proiezione del film. “I giovani del cinema America stanno facendo qualcosa d’importante. Non solo per Trastevere, ma per Roma e per l’Italia”.