il manifesto 5.9.17
Crocetta toglie il Pd dai guai: verso il ritiro della candidatura
Regione
Sicilia. Il governatore uscente pensa a liste a sostegno di Micari:
«Non sono uno sfascista». Lungo incontro con Renzi al Nazareno. Lezione
morale ai renziani e a Leoluca Orlando. La sinistra unita ricandida Fava
(in attesa del sì anche di Pisapia)
di Alfredo Marsala
PALERMO
A togliere dai guai il Pd alla fine è proprio Rosario Crocetta, che
ritira la sua candidatura per evitare il tracollo del suo partito, «una
scelta di cuore» che cozza con un sistema opportunistico che naviga a
vista con la bussola del manuale Cencelli. Il governatore che per cinque
anni è stato tartassato e insultato dai «renziani» di Sicilia offre a
Renzi, rimasto molto sorpreso, la possibilità di giocarsi la partita
delle regionali contro i 5stelle e il centrodestra, con la sinistra che
intanto, dopo anni di oblio, trova l’unità attorno a Claudio Fava e al
principio della «discontinuità» dai governi centrale e regionale senza
però spendere, almeno per ora, una parola nei confronti di un
centrodestra vecchio stile, che sostenendo Nello Musumeci pende
decisamente verso destra con gli ex missini a capo della falange.
Il
governatore è volato a Roma per spiegare a Renzi le sue ragioni. In tre
ore di colloquio ha riferito al suo segretario il lavoro che ha fatto
in cinque anni turbolenti, spendendo i fondi comunitari, tagliando la
spesa farmaceutica inutile, risanando la sanità e il bilancio della
Regione vicino al default, destrutturando la formazione professionale
diventato un bancomat per i comitati d’affari. Un lavoro faticoso
portato avanti mentre nel suo partito chi doveva sostenerlo lo attaccava
senza sosta, ma stava al governo.
Gli stessi che negli ultimi
giorni, temendo che Crocetta potesse rompere per candidarsi in
autonomia, gli hanno mostrato riconoscenza in ogni modo, nel tentativo
estremo di recuperarlo nonostante lo avessero mollato accettando, senza
consultarlo, la candidatura di Fabrizio Micari proposta da Leoluca
Orlando, un altro che ha scaricato sul governatore tutti i mali.
La
paura che potesse correre da solo e la consapevolezza di avere
sbagliato tutto nei confronti di Crocetta ha indotto Andrea Orlando,
Matteo Orfini e altri leader del cosiddetto centrosinistra, come
Gianpiero D’Alia (centristi) che nei mesi scorsi ha persino ritirato
dopo 4 anni il sostegno alla giunta, a riconoscere al governatore il
merito di avere invertito la rotta rispetto al disastro consumato
nell’isola prima da Totò Cuffaro e poi da Raffaele Lombardo.
«Non
sono uno che sfascia tutto», ha detto Crocetta a Renzi La sua è
un’analisi lucida. «Gli ho esternato le mie preoccupazioni per una
candidatura poco conosciuta e gli ho illustrato i risultati del mio
governo», riferisce dopo l’incontro al Nazareno. «Ma siamo troppo avanti
per le primarie e a questo punto rischierei di non avere candidature
alternative», osserva il governatore. Che ripete: «Non sono uno
sfasciatutto, la politica sfascista non mi ha mai interessato, voglio
passare alla storia come il primo esponente che viene dalla storia del
Pci che ha vinto le elezioni in Sicilia, non come colui che l’ha fatte
perdere».
Una lezione etica a chi nel Pd l’ha contrastato,
maltrattato e persino irriso quando falsi dossier e falsi scoop
tentavano di farlo cadere, cercando di incrinare quel tratto morale
atipico, un politico che non è mai sceso a compromessi e che per questo
non può rientrare negli schemi classici di una politica che dell’etica
fa solo uno slogan.
Fa un passo indietro Crocetta e lo fa per non
affossare il Pd. «Oggi discuterò con i miei, perché non decido da solo»,
aggiunge. E assicura: «Non ho negoziato nulla, nessun ticket per
ritirare la candidatura», chiarisce.
«Presenterò le liste del mio
movimento il Megafono in Sicilia – afferma – Il mio è un atto di amore,
senza odio. Ce ne fossero altri come me».
Insomma, il volto umano
di un partito che intanto oggi ufficializzerà la candidatura di Fabrizio
Micari. Il Pd riunirà a Palermo la direzione per ratificare la
candidatura del rettore e ottenere così il via libera anche dal partito
di Alfano, con alcuni dirigenti, soprattutto quelli provenienti da An,
pronti a lasciare Ap per convergere su Nello Musumeci.
Crocetta aveva tentato persino di tenere dentro anche la sinistra, facendo un appello che però è caduto nel vuoto.
Il
patto con Alfano è stato un elemento dirimente per i bersaniani che
hanno abbandonato l’idea del «modello Palermo» per cercare di aggregare
la sinistra attorno a un progetto e al nome di Fava. Un tentativo andato
in porto.
L’investitura è in programma il 10 settembre, per la
prima volta i partiti della sinistra si ritroveranno insieme in
un’assemblea regionale che incoronerà il vice presidente dell’Antimafia.
Con lui ci sono tutti: Mdp, Sinistra italiana, Prc, Verdi, Possibile.
Ottavio Navarra, che era stato scelto da Rifondazione, ha fatto un passo indietro consentendo al fronte di compattarsi.
All’appello manca il campo progressista di Pisapia. Si vedrà.