il manifesto 2.9.17
Diritti civili, un’Italia in cui non ci riconosciamo più
Fascismo.
Di fronte a quello che sta accadendo, in Italia ci vorrebbero dieci,
cento, mille manifestazioni contro l’odio razzista e fascista. Esiste un
mondo di persone, associazioni, ong che non si riconoscono più
nell’Italia che attacca e insulta le Organizzazioni non governative, la
presidente della Camera Laura Boldrini, Roberto Saviano o Christian
Raimo
di Patrizio Gonnella
Lo scorso fine settimana in
California ci sono state manifestazioni contro l’odio. Prima a San
Francisco e poi a Berkeley. Dopo i fatti di Charlottesville in Virginia
dello scorso 12 agosto la destra razzista bianca, nascosta dietro sigle
religiose e nazionaliste, ha continuato nelle sue provocazioni.
Erano
annunciate due conferenze del Patriot Prayers Group a San Francisco e a
Berkeley. Uno dei tanti gruppi dietro i quali si camuffano i
suprematisti bianchi. Nelle due città sono state organizzate due
contro-manifestazioni, tenute in piedi anche quando le autorità locali
hanno vietato le conferenze del gruppo razzista per motivi di ordine
pubblico. Un Rally spontaneo, colorato.
A San Francisco la
manifestazione è partita dalla Harvey Milk Square, nel quartiere di
Castro. La comunità Lgbt e le sue bandiere erano tutte schierate in
prima fila contro l’odio bianco razzista. Insieme a loro la gente comune
progressista che vive a Mission, Castro, Height-Asbury. Ma anche
artisti come MC Hammer.
L’AMERICA DEI DIRITTI civili è tornata in
piazza, rumorosamente e orgogliosamente. Sin dalla mattina presto si
potevano incontrare persone che nel lento e assolato fine settimana si
dirigevano con i propri cartelli all’appuntamento.
Con Trump i
razzisti hanno alzato la testa. Trump che ha graziato l’ex sceriffo
dell’Arizona Joe Arpayo, suo sostenitore, condannato per le violenze e
gli abusi nei confronti degli immigrati di origine latinoamericana e per
violazioni ripetute dei diritti umani. Tra i manifestanti nessuno aveva
timore di associare razzismo e fascismo.
DOVE C’È RAZZISMO c’è
sempre fascismo, anche quando il razzismo è patinato, elegante, tacito.
C’è chi manifestava per i diritti dei rom, chi contro la violenza bianca
di polizia, chi contro Donald Trump.
A Berkeley, in prossimità della
University of California, migliaia di persone hanno invaso di domenica
le strade cittadine. È l’Università dove insegna Löic Wacquant che ha
raccontato al mondo come l’intero sistema della giustizia penale
americana fosse selettivo, razzista. Un’ipertrofia diretta a incarcerare
la povertà e le differenze di razza.
La manifestazione di Berkeley
era family friendly, come la chiamavano le signore, sin dal treno Bart,
quando mi hanno voluto rassicurare che non ci sarebbero stati rischi per
i miei tre bimbi. Più tardi, però, ci sono stati scontri dovuti alla
presenza non autorizzata di Joey Gibson, leader del Patriot Prayer
Group, ugualmente sceso in piazza nonostante il divieto.
La colpa
sarebbe stata degli anarchici, secondo la polizia. Tutto inizia quando
un uomo di origine ispanica alza un cartello dove è scritto: «God bless
Donald Trump». La gente gli si rivolta contro cantando «Nazi go home».
È
complessa la società americana capace di esprimere tutto e il contrario
di tutto. In quelle manifestazioni si respirava una società spaccata in
due, come le elezioni del 2016 hanno certificato. Negli Usa la base
democratica non ha paura però di scendere in piazza e dare del razzista e
del fascista al loro presidente.
Le grandi firme dei grandi giornali
sono tutte schierate contro la deriva bianca, pseudo-religiosa,
razzista e fascista. C’è una contrapposizione tra il popolo democratico e
la destra razzista. Barack Obama, prima di finire il suo mandato, aveva
tentato di ammorbidire la legge sull’immigrazione.
IN ITALIA NELLE
ULTIME settimane è stato combinato un capolavoro politico da parte del
ministro dell’Interno Marco Minniti, legittimato dal premier Paolo
Gentiloni. In sequenza abbiamo assistito ai decreti sulla sicurezza e
sull’immigrazione con evidenti riduzioni di garanzie, all’attacco
concentrico alle Ong costrette a stare ai patti del Governo, agli
accordi con le milizie libiche per trattenere i migranti in una terra di
torture e morte, agli sgomberi inumani di famiglie lasciate per strada.
Il ministro lo avrebbe fatto perché avrebbe avuto timore per la tenuta
della democrazia.
Il ragionamento ha dell’incredibile: per evitare il
fascismo bisogna dare un contentino al popolo che vuole la testa degli
immigrati. Nel frattempo la destra fascista e razzista italiana ha
alzato la testa, legittimata dalle posizioni governative. Usa solo un
linguaggio più crudo. Ma nulla più. I social dimostrano come si sia
scoperchiato il vaso di Pandora e, senza autocensure, si insultano
liberamente coloro che esprimono posizioni autenticamente democratiche.
Di
fronte a quello che sta accadendo, in Italia ci vorrebbero dieci,
cento, mille manifestazioni contro l’odio razzista e fascista. Esiste un
mondo di persone, associazioni, ong che non si riconoscono più
nell’Italia che attacca e insulta le Organizzazioni non governative, la
presidente della Camera Laura Boldrini, Roberto Saviano o Christian
Raimo.
Bisogna alzare la testa. Stand up for human rights.