domenica 3 settembre 2017

Il Fatto 3.9.17
Renzi insulta chi contesta: “Rubate lo dici a tua sorella”
Tour in Emilia - Un gruppo di risparmiatori che hanno perso tutto col salva-banche viene lasciato fuori, ma una signora riesce a entrare e si scaglia contro il segretario
di Davide Vecchi | 3 settembre 2017

Ha “tagliato le tasse”, creato “quasi un milione di posti di lavoro”, ridotto “notevolmente i flussi migratori” e fatto “ripartire l’economia” ma “certo si deve fare di più”. Matteo Renzi ha scelto tre feste dell’Unità in Emilia per il suo ritorno in pubblico dopo quasi un mese di vacanza: Bologna, Reggio Emilia e, in serata, Modena. In tutte e tre le tappe ha ripetuto gli stessi concetti. Stesse frasi, stesse battute, stesse pause.
Una sorta di format che, per sua stessa ammissione, sarà ripetuto fino al 24 settembre quando, dalla festa nazionale di Imola aprirà la campagna elettorale “e poi partiremo in treno per l’Italia” fino “a primavera, quando si voterà”. Che sia un format studiato è evidente sin da subito, quando a mezzogiorno sale sul palco della festa di Bologna: “Ora vi leggo un numero di cellulare e voi se volete mandare le vostre domande, poi risponderò da qui”. A gestire il telefonino è Franco Bellacci, storica spalla di Renzi sin dai tempi delle prime Leopolde. Ma alla selezione sfugge qualcosa. E quando arriva una domanda sulle banche dalla platea si sente gridare: “150 mila risparmiatori truffati, noi non abbiamo rubato, voi avete rubato”. Sarà forse l’interruzione improvvisa della narrazione, il fuori programma che interrompe il format, sarà l’effetto sorpresa ma il segretario del Pd si fa trovare impreparato e risponde bruscamente: “Avete rubato lo dice a sua sorella”. Qualcuno applaude. La signora viene raggiunta dalla sicurezza. Alzandosi rilancia: “Rivoglio i miei soldi”. E Renzi risponde: “Quello anche io”. Lei viene accompagnata fuori. Si chiama Giovanna Mazzoni ed è una pensionata ferrarese che ha perso i propri risparmi a seguito del decreto salvabanche del 2015 che ha coinvolto anche l’ istituto del quale era cliente, la Cassa di Risparmio di Ferrara. “Siamo arrivati qui in cinquanta ma ci hanno vietato di entrare”, dice la signora al Fatto. “Io sono riuscita a intrufolarmi, non mi aspettavo una risposta così cafona”. Intanto Renzi dal palco abbozza una risposta sulla vicenda salvabanche. “Io ero contrario al bail-in – dice – ma abbiamo dovuto recepirlo dalla Ue, noi però ci siamo impegnati a tentare di salvare i risparmiatori e a punire gli amministratori”. Tra questi figura anche il padre di Maria Elena Boschi, recentemente sanzionato anche da Consob. Ma nessuno ha modo di farglielo notare. E la signora è ormai stata scortata fuori dai cancelli della Fiera di Bologna. Soltanto a Modena, in serata, Renzi, letto che la notizia aveva avuto estremo risalto sui siti, si è deciso a precisare: “Contestare è legittimo, ma chi dice che abbiamo rubato ne risponderà nelle sedi opportune. Sono bugie. Per questo le ho risposto male”. Per rilanciare: “Nessuno può mettere in dubbio le qualità morali degli uomini e delle donne del Pd. E io aspetto sempre la vicenda Consip, perché vedrete come andrà a finire”. Così riprende la narrazione. Dei propri successi. E degli insuccessi altrui. “Abbiamo due avversari: i Cinque Stelle e il centrodestra, due estremismi che dobbiamo sconfiggere e possiamo farlo se noi riusciamo a essere il polo del buonsenso”. Per questo, prosegue, “dobbiamo smetterla di litigare; ora c’è una campagna elettorale da affrontare e dobbiamo affrontarla uniti”.
Tra una stoccata all’ex alleato e coautore del Patto del Nazareno, Silvio Berlusconi (“è tornato con Salvini, son cose belle, tipo Beautiful: si prendono, si lasciano, si riprendono”) e critiche al Movimento 5 Stelle (in particolare al sindaco di Roma, Virginia Raggi: “Se penso che ha rinunciato alle Olimpiadi mi mangio le mani, abbiamo perso 2 miliardi”) c’è spazio anche per un mea culpa sul referendum, seppure in stile renziano: impercettibile. Dice infatti: “Di referendum io non voglio più sentir parlare per almeno 70 anni”.
Dopo un’ora ringrazia, saluta e firma le copie del suo libro, Avanti. Politicamente rimane quell’invito all’unità. La campagna elettorale per Renzi inizia da qui. “Poi andremo tra le persone, gireremo l’Italia in treno per parlare con tutti, senza comizi: dobbiamo essere il polo del buonsenso, la forza tranquilla”, ripete più volte citando François Mitterrand. Così come più volte ripete quelli che ritiene i suoi successi, a partire dal Jobs Act che è “un provvedimento di sinistra” e “ha creato lavoro, è stato un successo; il lavoro non si sostituisce con i sussidi come vuol fare Grillo col reddito di cittadinanza”. Dietro al palco c’è il tesoriere, Francesco Bonifazi ed è automatico ricordare che i dipendenti del Pd sono stati appena messi in cassa integrazione. Ma questo, Renzi, non lo cita tra i suoi successi.