Il Fatto 28.9.17
“Indipendentismo legittimo, ma il referendum è illegale”
Lo
scrittore spagnolo contesta i metodi scelti dal governo catalano.
“Madrid ha il diritto di impedire la consultazione unilaterale”
di Elena Marisol Brandolini
Javier
Cercas, lei ha firmato un manifesto di intellettuali progressisti che
definisce il referendum una “truffa anti-democratica”, che pensa di ciò
che sta succedendo?
Sono molto preoccupato, quello che sta
accadendo è una conseguenza degli ultimi anni e delle leggi approvate
venti giorni dal Parlamento catalano: quella sulla transitorietà
giuridica, votata senza discussione né garanzie, con l’opposizione fuori
del Parlamento, sospende di fatto lo Statuto della Catalogna, propone
una separazione dalla Spagna derogando alla Costituzione e violando la
legalità internazionale, perché propone una nuova Costituzione e usa il
referendum a tal fine.
La risposta del governo spagnolo è proporzionale all’illegalità che lei riscontra nel referendum unilaterale?
Non
so se è proporzionale, ma so che ci sono alcune cose non vere. Per
esempio, chi ha ordinato la detenzione delle persone al dipartimento
economico non è stato il governo ma un giudice e sono state detenute
perché erano lo stato maggiore dell’organizzazione di questo atto
illegale che vuole imporre una nuova legalità in Catalogna. Lo stato di
diritto ha l’obbligo di impedire che ciò si verifichi. Nel ’36 quando ci
fu il colpo di Stato di Franco, il governo spagnolo aveva commesso
molti errori, ma io sto con quel governo spagnolo, con la Repubblica,
non con quelli che volevano violare la legalità di allora. Sto con lo
stato di diritto, perché in democrazia la forma è sostanza. La causa
dell’indipendentismo è totalmente legittima ma deve difendersi nel
quadro giuridico democratico, quello che non si può fare è violare la
democrazia in nome della democrazia.
Se ci fosse un referendum concordato con lo Stato lei sarebbe d’accordo?
Certamente,
sono contrario a un referendum unilaterale che viola le leggi catalana e
spagnola. Oltre tutto non è neppure un referendum, perché un referendum
ha un censo, qui non c’è una campagna elettorale per il No e il Sì. E
poi si è mitizzato il valore democratico del referendum, perché ci sono
referendum democratici e alcuni che non lo sono, quelli senza garanzie
non sono democratici.
Non sarebbe auspicabile risolvere i problemi politici con la politica?
Certo,
si deve creare un meccanismo che permetta in determinate circostanze la
convocazione di un referendum, ossia aprire una via legale che renda
possibile che se i catalani vogliono rendersi indipendenti possano
farlo, come nella Legge di Chiarezza canadese. Sono per il rispetto
delle procedure democratiche, no a fare le cose rompendo tutto. E lo
Stato non poteva che difendere lo Stato di diritto, se alcune delle cose
che hanno fatto sono illegali le condanno. Abbiamo l’obbligo di trovare
una soluzione pattuita, ma ora siamo in una situazione estrema.
Com’è la società catalana?
È
una società complessa, plurale, dove ci sono conflitti sociali come
ovunque. È un paese con la sua cultura e la sua lingua. In questo
momento è una società divisa, non ancora spaccata. E ciò che sta
succedendo è una conseguenza della crisi economica. Siamo in Europa,
perciò non credo che sia una buona idea l’indipendenza della Catalogna,
perchè io credo nel progetto europeo, l’Europa unita è l’unica utopia
ragionevole che si sono inventati gli europei. È sbagliato cominciare
con l’uscire per poi ri-entrare.
Nei suoi romanzi è sempre attento
alla ricerca delle cause che incidono sulle scelte individuali.
Applicando questo criterio al caso catalano che ci può dire?
C’è
sempre stata una certa percentuale di indipendentisti in Catalogna,
quello che è cambiato è che la destra catalana, ossia il nazionalismo
governante ha optato per l’indipendentismo e questo ha fatto sì che oggi
ci sia un 47% di indipendentisti nel Parlamento catalano. E senza
dubbio il fattore dirompente è stato la crisi economica. Io non credo
che quello che è successo con la sentenza del TC sullo Statuto sia stato
determinante, quello è stato un elemento. Ma la crescita
dell’indipendentismo si è avuta quando in Catalogna la protesta passò
dall’essere contro il governo catalano alla protesta contro il governo
spagnolo guidata dal governo catalano. E credo che con un governo
socialista le cose non sarebbero andate molto diversamente.
Se lei dovesse fare l’anatomia di un altro istante, quale sarebbe in questo caso?
Non
lo so, sono molti. Adesso non possiamo capire quello che sta
succedendo, vi è un grande polverone che non ci permette di vedere.
Abbiamo bisogno di un po’ di distanza.
Come va a finire?
Non
sono ottimista, ma penso che abbiamo l’obbligo di trovare una
soluzione. Non credo che arriverà da qui a lunedì, mi sembra che siamo
in una situazione irreversibile.
Nei momenti difficili si dice sempre che la letteratura può aiutarci…
La
letteratura aiuta sempre. Non possiamo capire la realtà senza la
letteratura. La letteratura non è come il giornalismo, la sua modalità
di conoscenza è differente.