Il Fatto 23.9.17
“Esterno notte”: gli ultimi 55 giorni nel “controcampo” di Bellocchio
Il regista - Tornerà a occuparsi del sequestro 15 anni dopo “Buongiorno, notte”
di Federico Pontiggia
“Marco
Bellocchio è insofferente per le cose che non si sanno e, insieme, per
la dietrologia: non sopporta l’ipocrisia di un Paese senza verità, per
questo ritorna sul caso Moro”. Il regista piacentino ritrova il politico
democristiano: dopo Buongiorno, notte del 2003 si occuperà ancora dei
55 giorni del sequestro, della prigionia e dell’assassinio dello
statista con una serie-tv, intitolata Esterno notte, che vuole essere
“il controcampo di quel film”.
C’è chi non è per nulla sorpreso:
che Buongiorno, notte non fosse un unicum ma un continuum nella sua
filmografia, lo studioso Anton Giulio Mancino lo sapeva bene, tanto da
dare alle stampe nel 2014, per i tipi di Bietti, un saggio po(n)deroso
di 380 pagine: La recita della storia. Il caso Moro nel cinema di
Bellocchio. All’epoca un azzardo critico, o almeno una vertiginosa
ermeneutica, ora non più: là dove il focus era sul carcerato (Roberto
Herlitzka) e i carcerieri (Maya Sansa, Luigi Lo Cascio), “stavolta i
protagonisti – rivela Bellocchio – saranno gli uomini e le donne che
agirono fuori della prigione, coinvolti a vario titolo nel sequestro, la
famiglia, i politici, i preti, il Papa, i professori, i maghi, le forze
dell’ordine, i servizi segreti, i brigatisti in libertà e in galera,
persino i mafiosi, gli infiltrati. Protagonisti celebri, ma anche
sconosciuti”.
Apparentemente strappato a un copione, quell’Esterno
notte non solo riecheggia il Buongiorno, ma indica una tensione
centrifuga dal civico 8 di via Camillo Montalcini, una visione allargata
e liquida del caso Moro proiettata sulle vite “pubbliche e private di
questi personaggi che si prodigarono di far finta di salvarlo,
boicottando apertamente o segretamente ogni trattativa, fino al tragico
grottesco delle sedute spiritiche e dei viaggi all’estero per consultare
dei sensitivi che potessero dare delle informazioni utili sulla
prigione e altro ancora”.
Il focus, anticipa il 77enne maestro,
sarà sul trattamento mediatico, nonché sulle ricadute sociologiche e, di
più, antropologiche della vicenda: dal “grande teatro televisivo
durante quei 55 giorni, con milioni di spettatori attaccati alla tv” ai
“giornali che aumentarono le tirature, vedi il boom di Repubblica”; dai
“pronostici che tutti facevano pubblicamente o in cuor loro” alle
“preghiere nelle chiese per la salvezza del presidente e gli appelli da
San Pietro per la vita di colui che, come Cristo, ‘doveva morire’”.
Morire
– sottolinea amaramente – “perché nulla potesse cambiare non solo nella
politica, ma soprattutto nella mente degli italiani”.
Prima volta
di Bellocchio nella serialità televisiva, Esterno notte sarà sul set
nel 2018, 40° anniversario della morte di Moro, e seguirà le riprese di
un altro importante progetto: Il traditore, lungometraggio sul mafioso e
collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta. Mancino li tiene insieme:
“Marco ha spezzato il muro di silenzio sulle complicità e le aderenze
per quei ‘compagni che sbagliano’, sull’intesa consequenzialità tra
Sessantotto e lotta armata. In un certo senso ha tradito, venendo assai
criticato, se non osteggiato. Buscetta, egualmente, ha tradito, ha fatto
servizio civile, aiutando Falcone, svelando l’organigramma della
mafia”.