Corriere 8.9.17
«Satana? Non ama dire il suo nome»
Gli esorcismi secondo Padre Amorth
di padre Gabriele Amorth
I racconti inediti: «Di liberazioni eclatanti con urla ne ho vista solo una»
A un anno dalla scomparsa di Padre Amorth, un libro con le testimonianze dell’esorcista. Ecco un estratto
Penso
che tutti gli esorcisti abbiano una prova, che poi è una dimostrazione
di fede verso il Signore: tutti devono agire con un’immensa umiltà:
«Sono un buono a niente: chi agisce è il Signore, lo Spirito Santo».
C’era un grande esorcista, don Pellegrino Ernetti, che diceva:
«L’importante al principio è invocare il Signore, la Madonna e lo
Spirito Santo, poi quello che conta sono le preghiere di comando, tutto
il resto è tempo perso!». Lui dava di quelle legnate al demonio! Ma
aveva anche riguardi verso se stesso; per esempio cercava di non
ricevere sputi, pugni, e quindi faceva gli esorcismi stando alle spalle
della persona da esorcizzare. Nella mia esperienza non ho mai visto dei
frutti alla fine di un esorcismo, poi però alle volte mi è stato
comunicato: «Sa Padre, dopo l’esorcismo sono stato molto meglio, è
cessato questo disturbo...»; e io ho sempre risposto: «Ringraziate il
Signore, io non c’entro!».
Le liberazioni eclatanti con tanto di
urla o di espulsione degli oggetti più svariati ci sono, ma sono casi
rari. Io ne ho avuto uno solo, ma vi dico com’è andato a finire: da
tempo esorcizzavo una donna sposata e un giorno, che tra l’altro era la
festa dell’Immacolata, quindi era particolarmente suggestivo, insieme a
padre Giacobbe — un altro esorcista molto più in gamba di me —,
l’abbiamo esorcizzata per cinque ore e mezzo: sembrava proprio liberata!
Lacrime, abbracci, salti di gioia... dopo qualche giorno era come
prima.
Ho avuto un episodio di un contadino che aveva sui 26-27
anni: era un caso tremendo. Avevo ad aiutarmi un frate minore che si
chiamava fra’ Sebastiano, più altre tre o quattro persone molto robuste
che lo tenevano fermo. Ha anche levitato durante l’esorcismo. Parlava
sempre in inglese, io non capivo ma avevo chi mi traduceva, e disse
subito: «Io sono Lucifero». Bisogna sapere che dire il nome, per il
demonio, è una sconfitta seria. Lui invece rivelò subito il suo nome. E
disse: «Io andrò via il 21 giugno alle ore 11». Abbiamo iniziato gli
esorcismi a febbraio, abbiamo fatto vari incontri e poi gli ho dato un
appuntamento dopo il 21 giugno; ho trovato il contadino perfettamente
libero. Gli ho chiesto: «A che ora ti sei liberato?». Mi ha risposto:
«Alle 11 precise». Per sicurezza l’ho esorcizzato ancora qualche volta,
perché a volte ci sono delle liberazioni provvisorie: il demonio se ne
va temporaneamente, sperando che la persona un po’ per volta torni ad
allontanarsi dalla Chiesa e, magari, si dia a una vita di peccato per
poi riacciuffarla. E in questo caso è peggio di prima!
Ho paura
delle liberazioni provvisorie; anche ho timore delle liberazioni
fasulle, false. Alle volte finge di andare via e io allora continuo per
un po’ a esorcizzare. In genere non faccio una preghiera di
ringraziamento per la liberazione avvenuta, se non è passato almeno un
anno. Padre Candido me l’ha sempre detto: «Non si aspetti di vedere che
alla fine dell’esorcismo il demonio se ne va via e così tutti contenti:
non se lo aspetti! Va via solo quando ha stabilito il Signore! È Lui che
ha i suoi piani, è Lui che fa!».