giovedì 7 settembre 2017

Corriere 7.9.17
«Minniti sbirro» L’estremismo (e l’autogol) di Gino Strada
di Marco Imarisio

Sbirro è un termine dispregiativo che indica i poliziotti. Gino Strada è una persona che fa un lavoro encomiabile. Al netto delle dispute ideologiche, questi due enunciati sono, o sarebbero, difficili da contestare. Due verità. Anche per questo è un vero peccato che il fondatore di Emergency abbia usato quel termine riferendosi alla formazione culturale del ministro dell’Interno Marco Minniti, per altro al termine della presentazione dell’ennesima buona iniziativa della sua associazione. Non è la sua prima scivolata nell’estremismo verbale, caratteristica che in passato gli ha alienato la simpatia dovuta alla sua attività encomiabile. Questa volta è peggio, non solo perché dietro il ricorso a quell’aggettivo si intravedono tracce di una cultura dell’antagonismo radicale che ha fatto non pochi danni in epoche lontane e si spera irripetibili. Ognuno nel suo privato può coltivare ed esercitare il pregiudizio su chi la pensa diversamente da lui, sono problemi personali. Gino Strada dovrebbe però sapere, meglio di ogni altro perché anche Emergency è stata spesso al centro di attacchi violenti e ingiustificati, che le parole pesano ancora di più in un’epoca come questa, dove il disprezzo esibito, l’insulto becero da social sembra diventato ormai linguaggio corrente, approdo linguistico di certa politica e certi media. Tanto più quando si parla di migranti, del loro dramma epocale diventato ormai materiale da curva Sud, da ultras di opposte fazioni. Non sono più solo parole. La forma è diventata sostanza, purtroppo. E bisogna farci attenzione, o almeno dovrebbe chi ricopre un ruolo pubblico, chi ha voce per manifestare il proprio dissenso. Non è un caso che quello «sbirri» abbia inghiottito e oscurato il resto del discorso di Strada, che comprendeva dure critiche all’operato del ministro dell’Interno. È ormai un effetto collaterale che va messo in conto, quando si scivola nell’estremismo dialettico. Non è certo questione di tutela della reputazione del ministro Minniti, che per altro di questi tempi può contare su legioni di elogiatori e sostenitori. Ma anche quello «sbirri» contribuisce a impedire una discussione decente e civile sulla questione più importante del nostro tempo. E invece ce ne sarebbe un gran bisogno.