Corriere 5.9.17
«Niente religione, siamo inglesi»
Un sondaggio rivela: il 53% non si ritrova in alcuna Chiesa
di L. Ip.
Londra
«We don’t do God», «noi non “facciamo” Dio», fu la celebre risposta di
Alastair Campbell, consigliere per la comunicazione di Tony Blair, a chi
gli chiedeva dell’atteggiamento dell’allora governo laburista verso le
questioni religiose. Ma adesso a «non “fare” Dio» sembra essere l’intera
società britannica, o almeno la sua maggioranza: secondo un sondaggio
appena pubblicato, il 53 per cento della popolazione non professa alcuna
appartenenza religiosa. Il dato è ancora più clamoroso fra i giovani
tra i 18 e i 24 anni: in questa fascia il 71 per cento è senza
religione, mentre lo è solo il 40 per cento degli anziani fra i 65 e i
74 anni e appena il 27 per cento degli ultra 75enni.
Se ormai la
maggioranza dei britannici fa a meno di Dio, la Chiesa anglicana,
confessione nazionale fondata da Enrico VIII, è ridotta al lumicino:
solo il 15 per cento dei britannici vi si riconosce e appena il 3 per
cento fra i giovanissimi. Poi c’è un 10 per cento di cattolici e piccole
minoranze di musulmani, buddisti e induisti.
I dati, per quanto
frutto di un sondaggio e non di un censimento capillare della
popolazione, non devono sorprendere: la società britannica è da tempo
post-religiosa, tanto che qualche anno fa l’arcivescovo di Canterbury
lanciò un appello perché si smettesse di considerare la religione «come
un affare di minoranze etniche e mattacchioni». Perché è così: sono gli
immigrati polacchi o rumeni che riempiono le chiese e se in una
conversazione in società ci si mette a parlare di fede si viene
considerati dei tipi strambi.
I politici nel discorso pubblico
evitano riferimenti diretti alla religione e anche la guida online dell’
Economist su Londra consigliava ai visitatori di glissare
sull’argomento perché la capitale britannica «è una città senza Dio».
D’altra
parte basta entrare in una chiesa qualsiasi per rendersi conto che lo
spazio del sacro si è ristretto anche fisicamente: accanto agli altari,
gli edifici di culto ospitano uffici postali, bar e ristoranti, corsi di
yoga, spazi giochi per bambini. Non che siano sconsacrate, queste
chiese: semplicemente sono degli spazi multifunzionali, dove si prega ma
si fanno anche tante altre cose.
Già si levano le voci di chi
chiede di tagliare i fondi pubblici alle istituzioni religiose, visto
che rappresentano solo una minoranza. Ma gli interrogativi posti da una
società che fa a meno del sacro vanno ben al di là di questo aspetto.