venerdì 1 settembre 2017

Corriere 1.9.17
Il Tar boccia il numero chiuso alla Statale
Accolto il ricorso presentato dagli studenti dell’Udu contro l’accesso limitato alle facoltà umanistiche «Vittoria storica, i test di lunedì saltano». Per l’ateneo la selezione è necessaria. Prove non ancora annullate
di Federica Cavadini


MILANO Il Tar del Lazio accoglie il ricorso degli studenti e ferma il numero chiuso appena introdotto, a maggio, e dopo settimane di protesta, ai corsi umanistici dell’Università Statale di Milano. I test d’ingresso erano in programma da lunedì, con 5mila iscritti per 3.200 posti, il tetto fissato dall’ateneo. I giudici amministrativi ora hanno sospeso i provvedimenti, ovvero la delibera sul numero programmato, impugnati da un gruppo di studenti che hanno presentato domanda di ammissione a questi corsi, da Storia a Lingue, da Beni culturali a Filosofia.
Sulla selezione in ingresso l’ateneo era diviso. Il fronte del sì aveva vinto in Senato accademico con una sola preferenza di scarto. Il rettore Gianluca Vago aveva spiegato che il numero chiuso era legato alla «sostenibilità» di questi corsi che avevano avuto un’impennata di iscrizioni: il numero dei docenti era insufficiente, anche rispetto ai vincoli posti dal ministero. «Occorre selezionare gli ingressi per garantire qualità», la linea del rettore. Mentre gli studenti e parte dei professori erano e restano mobilitati «per un’università libera e aperta a tutti».
A luglio il ricorso al Tar degli universitari dell’Udu. E ieri l’ordinanza che sospende i provvedimenti decisi dall’ateneo in attesa dell’udienza fissata nel maggio del 2018. Nel testo del Tar però ci sono già indicazioni. Il punto è che alcuni corsi sono programmati a livello nazionale come Medicina e Architettura e per altri lo sbarramento è deciso dalle università quando prevedono l’utilizzo di laboratori e posti di studio personalizzati, ma non è il caso delle facoltà di studi umanistici. E la stessa università ha motivato la necessità del numero chiuso non per la carenza di laboratori o spazi, bensì di docenti.
«Vittoria storica, i test a questo punto saltano», riferisce l’avvocato degli universitari Michele Bonetti. La Statale però non li ha annullati, non ci sono ancora comunicazioni dall’Università degli Studi. L’ateneo potrebbe ricorrere al Consiglio di Stato, anche se i tempi sono stretti, lunedì c’è il primo dei test di ammissione ai sette corsi di studi umanistici. Il preside della facoltà, Corrado Sinigaglia, non più tardi di quattro giorni fa aveva ribadito che senza selezione sarebbero da «bollino rosso»: «Sono a rischio chiusura visto il rapporto docenti-studenti fissato dal ministero». E ha sottolineato che «nessuno resterà fuori» perché il tetto è alto, «il cosiddetto numero chiuso in questo caso è apertissimo: per Filosofia la Statale prevede più di 500 posti per le matricole mentre alla Sapienza sono 200 e a Bologna non arrivano a 300».
Gli universitari nel giorno della vittoria assicurano che prosegue la mobilitazione per abolire il numero chiuso. «La delibera della Statale conteneva vizi formali e sostanziali perché un voto era stato preso al telefono senza che il regolamento lo permettesse e perché la normativa nazionale, a partire dalla legge 246/99 prevede casi specifici per introdurre il numero chiuso e non coincidono con i corsi della facoltà di Studi Umanistici della Statale», hanno spiegano gli studenti dell’Udu. E il sindacato universitario Link rilancia la protesta: «Da anni denunciamo l’ingiustizia dei numeri chiusi. Il problema però resta, perché l’accesso programmato non è che un sintomo del definanziamento costante del sistema universitario pubblico. Mancano aule, docenti, appelli d’esame, spazi, borse di studio». «La nostra lotta continua», dicono gli studenti. Mentre i cinquemila iscritti ai test dei corsi umanistici della Statale aspettano notizie dall’ateneo.