Repubblica 14.7.17
Ma la mossa delude Mdp Bersani: “Spero ci ripensi”
D’Alema: gli elettori non capiscono. La tela di Prodi per l’ex sindaco
di Mauro Favale
ROMA.
«Speriamo ci ripensi». Altro che “Insieme”, il nome provvisorio, scelto
il primo luglio, in piazza Santi Apostoli, per il varo della «nuova
casa comune della sinistra ». Da ieri, Pierluigi Bersani si sente un po’
più solo. E, con lui, tutti quelli che avevano individuato in Giuliano
Pisapia la figura attorno a cui costruire le fondamenta del progetto
competitivo al Pd. Il leader di Mdp resta spiazzato davanti al “passo di
lato” dell’ex sindaco di Milano. Di più: Bersani è irritato. «So com’è
fatto Giuliano — dice — ma glielo farò presente lo stesso: se stai
provando a costruire un collettivo, quello che fai lo decidi insieme al
quel collettivo. Anche io mi riposerei volentieri...». Ma adesso, è il
senso del suo ragionamento, non si può. Specie ora che, dall’altra
parte, Matteo Renzi sta chiudendo i canali di dialogo con pezzi
importanti del Pd e, dalle parti di Mdp, non disperano che (magari dopo
l’estate) la crepa nella diga si allarghi. «E poi l’acqua non la governi
più», dicono citando un fuorionda di mesi fa carpito al ministro
Graziano Delrio.
Il dialogo con quel pezzo di Democratici non si è
mai spezzato, da Andrea Orlando a Gianni Cuperlo, passando per
Francesco Boccia e Enrico Letta, a cui tanti guardano ancora, specie
dopo le parole di Pisapia di ieri e dopo la rottura totale causata
dall’uscita del nuovo libro di Renzi.
Con quel mondo parla
ovviamente anche Romano Prodi. Il fondatore dell’Ulivo è sempre più
sicuro della necessità di «stare uniti». Esigenza ribadita anche due
giorni fa, a Bologna, quando ha incontrato Orlando e Pisapia. Il
Professore continua a tessere la sua tela, convinto che in autunno
bisognerà dare una scossa e dire esplicitamente dove piazzerà “la sua
tenda”, consapevole che uno strappo col Pd potrebbe far molto male a
Renzi. A quel punto, l’ex premier potrebbe porre un aut aut al
segretario Dem: unirsi al progetto o proseguire per la sua strada col
rischio di perdere per strada altri pezzi.
Intanto, però, Prodi
sta cercando di dare una mano all’ex sindaco di Milano anche per
convincere Mdp a “sciogliersi”, cedere sovranità in vista del nuovo
soggetto. Prospettiva che, al momento, non convince Massimo D’Alema che
pure è consapevole della capacità aggregante e del ruolo necessario di
Pisapia: «Mi auguro che Giuliano cambi idea. Gli elettori non
capirebbero », è persuaso l’ex premier. Eppure di abbandonare il
progetto di Mdp, al momento, non se ne parla. Anzi, per D’Alema c’è
l’esigenza di radicarsi sui territori, di aprire sedi, di dare vita a
una cabina di regia programmatica con Pisapia. Finora, però, l’ex
sindaco di Milano ha frenato, provocando una certa irritazione dalle
parti di Mdp. Fino a ieri, fino a quella frase sulle candidature (
«Serve un rinnovamento generazionale. Chi come me ha una lunga
esperienza alle spalle è importante che favorisca questo cambiamento»)
che, per alcuni, era diretta proprio a D’Alema. Ma l’ex premier di passi
indietro in questo momento non vuol sentir parlare, convinto di andare
allo scontro frontale contro Renzi.
Intanto, per evitare di
montare il caso dopo le frasi di Pisapia, in pochi, dentro Mdp, hanno
commentato quell’uscita. Ma il malumore è forte. «Rischia di
rappresentare un elemento di debolezza», è convinto il coordinatore di
Mdp Roberto Speranza. E pure un fedelissimo di Pisapia come Massimiliano
Smeriglio, vice di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio, spiega:
«Apprezzo la generosità di Giuliano ma quella delle prossime elezioni è
la partita della vita e se abbiamo Maradona in squadra non possiamo
certo permetterci di tenerlo in panchina».