ll manifesto 12.7.17
Un amorevole risarcimento per Walter Benjamin
Saggi.
I saggi e le lettere di Hannah Arendt per difendere l’eredità teorica
di Walter Benjamin. Nel volume anche il manoscritto originale delle Tesi
sulla filosofia della storia
di Marco Pacioni
Dopo
la bocciatura del Dramma barocco tedesco che avrebbe dovuto garantirgli
l’accesso all’università, a Walter Benjamin rimane aperta l’incerta
strada della dipendenza economica da istituzioni culturali come quella
dell’Istituto di Ricerche Sociali di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno
per i suoi studi. Una strada fatta di precarietà, corroborata da
collaborazioni occasionali con giornali e radio che comunque non
avrebbero potuto sostituirsi all’aiuto fornitogli dalle finanze
familiari. La condizione precaria di Benjamin si aggrava quando il
nazismo lo costringe all’esilio in Francia e da qui al tentato espatrio
negli Stati Uniti naufragato con il suicidio a Port Bou il 26 settembre
del 1940.
ANCHE NELLA DIFFICILE condizione di chi fugge con pochi
mezzi, Benjamin non rinuncia a portare avanti i suoi studi e a scrivere.
Gli scritti del periodo dell’esilio francese portano forti i segni
delle difficili condizioni in cui era venuto a trovarsi. Altresì forti
in questi testi sono le tracce del condizionamento degli interlocutori
che anche a distanza cercano di influenzare e indirizzare la sua opera.
La filologia di queste intricate e controverse vicende inscindibilmente
testuali e biografiche, solo in parte ricostruibili attraverso gli
scambi epistolari, ha determinato una vera e propria competizione sulla
sull’opera interrotta dall’improvvisa morte.
Da un lato gli
interlocutori a distanza come Adorno e Horkheimer (dalla loro parte si
schiererà anche Scholem dopo l’interruzione dei rapporti con Arendt in
seguito alla pubblicazione di Eichmann a Gerusalemme nel 1963) e
dall’altro lato Hannah Arendt che con Benji (questo il modo familiare
con il quale la filosofa si rivolgeva a Benjamin) era entrata in
contatto diretto proprio nell’ultima fase della sua vita. È proprio
sull’intenso rapporto con Arendt durante l’esilio francese e sulla
ricezione postuma dei suoi ultimi scritti che verte il libro Hannah
Arendt Walter Benjamin, L’angelo della storia. Testi, lettere, documenti
(a cura di D. Schöttker e E. Wizisla, traduzione italiana di C.
Badocco, Giuntina, pp. 263, euro 15).
Il volume ha un valore
documentale notevole. Vi compare tradotta dal tedesco la prima versione
del saggio di Arendt su Benjamin pubblicato a più riprese nel 1968 sulla
rivista «Merkur» – saggio che nello stesso anno diventerà il testo
dell’introduzione a Illuminazioni, la raccolta di scritti allestita da
Arendt che risulterà determinante per la diffusione dell’opera di
Benjamin soprattutto nei paesi anglofoni.
NELL’ANGELO DELLA STORIA
troviamo pure per la prima volta la traduzione italiana facsimilare
delle Tesi sul concetto di storia nella versione che Benjamin aveva dato
a Arendt. Questa versione fornirà una delle basi fondamentali per la
primissima edizione di questo scritto nel ciclostilato commemorativo
fuori commercio allestito dall’Istituto francofortese nel 1942 a ricordo
della morte di Benjamin. Nel libro curato da Schöttker e Wizisla, a
parte il loro importante saggio introduttivo, troviamo anche tradotti in
italiano e in riproduzione fotografica cartoline, lettere e altri
documenti di Arendt, Benjamin e altre personalità coinvolte nel
conflitto sulla proposta e ricezione dell’opera di quest’ultimo.
Hannah-Arendt21
Su
cosa si appunta la controversia su Benjamin fra Arendt e gli altri? Si è
detto più volte che la contesa riguarda in che misura si possa
considerare materialistico il pensiero storico politico di Benjamin e,
di conseguenza, quanto nella sua opera invece continui o meno ad agire
la teologia, riguardo la quale Benjamin interloquiva soprattutto con
Scholem.
UNA LETTURA ATTENTA dei documenti di questo libro, al di
là del materialismo, della teologia e di altri elementi concettuali,
alimenta il sospetto che la controversia su Benjamin verta anche su
ragioni in un certo senso personali e biografiche che i curatori del
volume definiscono come la volontà di «risarcimento» di Arendt per i
danni provocati al pensiero e all’opera di Benjamin dalla condizione di
dipendenza e precarietà che i supposti amici francofortesi non avrebbero
saputo e voluto lenire.
Secondo Arendt, Benjamin sarebbe stato
letteralmente tradito proprio da chi intellettualmente e materialmente
avrebbe potuto e dovuto aiutarlo. Dalle lettere raccolte nel libro, si
nota che l’intenzione di Arendt di contrapporsi a Adorno e Horkheimer
riguardo Benjamin si palesa ben prima che lei scriva il saggio
sull’amico pubblicato da «Merkur» nel 1968 e altresì prima della
pubblicazione delle Lettere curate da Scholem e Adorno che avevano fatto
deflagrare a più ampio raggio la polemica su Benjamin. Già in una sua
missiva a Blücher dell’agosto del 1941, Arendt si esprime senza mezzi
termini nei confronti di Horkheimer e Adorno che arriva a definire
«porci», sostenendo che il manoscritto delle Tesi sul concetto di storia
inviato a loro da Benjamin in realtà era stato fatto sparire da loro
stessi che non avrebbero voluto pubblicarlo, così come non avevano
pubblicato quella che Arendt in una lettera inviata a Adorno chiama la
«versione originale» del saggio su Baudelaire. Solo forse la circostanza
della commemorazione della morte di Benjamin, secondo Arendt, avrebbe
potuto convincere quelli dell’Istituto di Ricerche Sociali a pubblicare,
come infatti avvenne, l’ultimo lavoro di Benjamin e cioè le famose Tesi
sul concetto di storia che la stessa Arendt aveva provveduto nuovamente
a inviare a Adorno.
OLTRE LA PRESA DI POSIZIONE che esprime
soprattutto nello scritto pubblicato su «Merkur», Hannah Arendt vuole
anche una sua personale selezione di scritti di Benjamin. All’inizio
dell’appendice del libro curato da Schöttker e Wizisla, si trova una
significativa foto della filosofa che brandisce sorridente l’edizione
tedesca delle Illuminazioni mentre annuncia a che presto il libro sarà
disponibile anche in inglese e che l’edizione in due volumi degli
Scritti di Benjamin curati da Adorno e sua moglie Gretel «è esaurita già
da anni ormai».