La Stampa 7.7.17
“Così capiamo la forza che lega insieme l’Universo”
di Nicla Pancera
«Non
era mai stata osservata sperimentalmente, ma sapevamo che prima o poi
l’avremmo trovata, perché la sua esistenza era prevista dalle teorie
attuali». È orgoglioso Alessandro Cardini,responsabile dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare dell’esperimento LHCb, uno dei quattro
montati sul l Large Hadron Collider del CERN (gli altri sono ATLAS,
ALICE e CMS) che ha osservato la nuova particella, chiamata X_cc^(++)
(Xicc++) la cui peculiarità è quella di essere composta da due quark
charm, pesanti, e da un quark leggero, e di essere quindi molto pesante,
quattro volte più del protone. «Protoni e neutroni sono composti da tre
quark, di cui solo uno pesante, ma le teorie fisiche prevedevano da
tempo la possibilità di ottenere particelle formate da più quark
pesanti».
Come è nata la vostra scoperta?
«Dal 2015 a oggi,
nel corso del secondo periodo di funzionamento di LHC, il Run2, abbiamo
osservato 300 particelle Xicc++ e un altro centinaio sono state
riconosciute a posteriori negli esperimenti del Run1».
Finora ci avevano già provato, senza successo, altri esperimenti, come «BaBar» in California e «Belle» in Giappone.
«Anche al CERN, quindici anni fa, sembrò di avere visto qualcosa, ma le conferme non erano mai arrivate».
Come mai era così difficile?
«Capita
spesso che fluttuazioni statistiche vengano interpretate come prova
dell’esistenza di quanto si sta cercando. Solo dettagliate misurazioni
spettroscopiche possono dire con certezza cosa abbiamo davanti».
Quindi,
pur non essendo una vera e propria new entry nello zoo delle
particelle, Xicc++ è motivo di grande orgoglio per i ricercatori.
Vederla è stato possibile solo adesso. Perché?
«Grazie a una
grande capacità degli strumenti di identificazione delle particelle e
alla potenza dell’acceleratore, di 13 TeV, che ci ha consentito di
acquisire dati di una purezza particolare».
«Trovare un barione
con due quark pesanti è di grande interesse - aggiunge Giovanni
Passaleva, il nuovo coordinatore della collaborazione LHCb - Perché può
fornire uno strumento unico per approfondire la cromodinamica
quantistica, la teoria che descrive l’interazione forte, una delle
quattro forze fondamentali», cioè quella, ancora misteriosa, che tiene
unite le particelle al nucleo atomico.
I ricercatori sono già al
lavoro per misurare i meccanismi di produzione e di decadimento e la
durata di vita della nuova particella. La speranza è che poterla vedere
«nascere» e «morire» porti verso una maggior comprensione delle regole
che creano la materia dell’Universo.