La Stampa 5.7.17
L’India guarda a Israele per un patto su sicurezza e nuove tecnologie
Modi primo leader di Delhi nello Stato ebraico
di Giordano Stabile
C’era
anche una nuova specie di crisantemo, battezzata «Narendra Modi», ad
accogliere il primo ministro dell’India al suo arrivo in Israele. Un
omaggio al leader e alla cultura indù, che vede in quel fiore un simbolo
di lunga vita e ricchezza. Gli israeliani hanno fatto le cose in grande
per la prima visita di un premier indiano in carica: i due Paesi si
sono sempre guardati con simpatia, se non altro per i comuni nemici
musulmani, ma da due campi diversi, quello occidentale per lo Stato
ebraico, quello dei «non allineati» per l’India. L’incontro fra Modi e
Benjamin Netanyahu, che ieri pomeriggio si sono abbracciati
all’aeroporto Ben Gurion con l’energia di due vecchi amici, è
l’occasione per forgiare un’alleanza strategica e il leader indiano è
stato accolto con onori riservati solo a Donald Trump.
Modi resterà
in Israele per tre giorni, prima di volare in Germania al summit dei
G20. Se Israele trova un amico da un miliardo e duecento milioni di
abitanti, un mercato che cresce più della Cina, al sette per cento
all’anno, il leader nazionalista indù vede nello Stato ebraico un
modello di sviluppo tagliato su misura per le esigenze dell’India. I tre
giorni serviranno a definire accordi su tre piani: la collaborazione
nell’industria informatica e hi-tech, il trasferimento di tecnologie
agricole, soprattutto per le coltivazioni nei terreni aridi, la
collaborazione militare, specie nel campo missilistico.
La Silicon
Wadi vicino a Tel Aviv, e la «Cupertino dell’India», Bangalore, sono i
due grandi centri asiatici per le tecnologie del Ventunesimo secolo.
L’India è interessata al modello delle start-up, che ha contribuito alla
crescita media del sei per cento degli ultimi anni in Israele. Per lo
Stato ebraico il mercato indiano offre la possibilità di far fare un
salto di dimensioni alle proprie imprese. Alle nuove tecnologie sono
anche legate le innovazioni che hanno trasformato il deserto del Negev
in un giardino. Tra le eccellenze visitate da Modi, e molto apprezzata,
c’è per esempio la Danziger Flower Farm, pioniere nella floricoltura.
L’India
ha territori immensi semi-aridi, ed è lì la frontiera per sfamare i 25
milioni di nuovi cittadini che nascono ogni anno. Modi e Netanyahu
puntano a triplicare gli scambi commerciali, fermi a meno di 2 miliardi
di dollari. Undici ministri del governo israeliano hanno lavorato a
progetti in comune, con investimenti per 80 milioni. Israele vuole
attirare più turisti, ora sono soltanto 45 mila, puntando anche sulla
comunità di 85 mila indiani che ospita. In cinquemila daranno questa
sera il benvenuto al loro premier alla Fiera di Tel Aviv. Ma il piatto
forte saranno gli accordi nel settore dell’industria militare.
L’India
ha una sua industria missilistica avanzata e guarda con estremo
interesse al sistema anti-balistico Arrow-3, lo scudo ideale per fermare
la minaccia dei missili del Pakistan, potenza nucleare e storico
avversario. Tanto più oggi, con Modi che spinge sull’acceleratore del
nazionalismo indù anti-islamico. Un accordo in questo campo porterebbe
l’alleanza su un quarto livello. Israele ha sempre puntato ad accordi
con potenze «alle spalle» del mondo arabo-musulmano. Con l’Etiopia
cristiana in Africa, con l’Iran dello Scià, rivale delle potenze arabe,
fino al 1979, con la Turchia pilastro della Nato in Medio Oriente.
Questo sistema di alleanze è però in gran parte in pezzi. Con l’India,
terza potenza economica mondiale, Israele avrebbe una seconda
assicurazione sulla vita, dopo quella americana.