internazionale 8.7.17
Le opinioni
L’Europa non può ignorare la repressione cinese
di Natalie Nougayrède
I l 7 e l’8 luglio il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping saranno in Europa per partecipare al G20 di Amburgo. Tra i due leader, il più contestato sarà probabilmente Trump. Quale sarà invece l’atteggiamento verso Xi Jinping, in un momento in cui il governo cinese sta impedendo al premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, malato di cancro, di andare all’estero per curarsi? Un comportamento del genere dovrebbe provocare una forte reazione. Amburgo è un’occasione unica per aiutare un dissidente e difendere i diritti umani. I manifestanti che si preparano a protestare contro Trump sventoleranno anche degli striscioni con la scritta “Liberate Liu”? Liu Xiaobo è un simbolo della lotta per la dignità e i diritti umani in tutto il mondo, non solo nel suo paese. È malato e sta morendo. I suoi amici dichiarano che vuole andarsene dalla Cina insieme alla moglie. Finora il governo di Pechino glielo ha impedito, trattandolo da criminale, e sta facendo in modo che tutti si dimentichino di lui. È così che funzionano le dittature. Angela Merkel, la padrona di casa del vertice che si terrà nella città dov’è nata, ha chiarito che la sua priorità sarà discutere con Trump di cambiamenti climatici, accordi commerciali e patti multilaterali. “Chi pensa di poter risolvere i problemi di questo mondo con l’isolazionismo e il protezionismo, si sbaglia di grosso”, ha avvertito la cancelliera, che si è chiesta anche quale sarà il ruolo dell’Europa nei prossimi anni. Non ha detto molto però su Liu Xiaobo. Si potrebbe provare a spiegare tutto con il cinismo del governo tedesco: la Cina è un partner economico importante per la Germania e la sua influenza politica aumenta con ogni investimento in altri paesi europei. Il discorso non vale solo per Berlino: lo dimostra il fatto che a giugno, durante un vertice delle Nazioni Unite, la Grecia ha votato contro una richiesta di condanna nei confronti della Cina per le violazioni dei diritti umani. In gioco c’è anche una questione diplomatica più ampia: Pechino può aiutare l’Europa a contrastare le posizioni di Trump sul clima e sugli accordi commerciali e sta sfruttando al meglio la richiesta di cooperazione da parte di Bruxelles, come dimostrano gli applausi ricevuti da Xi Jinping dopo il suo discorso al Forum economico mondiale di Davos. Negli ultimi tempi l’Europa sente di avere il vento in poppa e vuole mostrarsi più fiduciosa. Per questo i suoi leader sostengono che, con Trump alla Casa Bianca, bisogna concentrarsi su un’idea aperta del mondo, dove i diritti individuali vengono protetti. È quello che vogliono anche i cittadini europei: i politici che simpatizzano per leader autoritari come Vladimir Putin – un alleato internazionale della Cina – non sono andati bene alle recenti elezioni. In questo contesto, sul caso di Liu Xiaobo l’Europa dovrebbe esprimersi in modo più chiaro. Liu è stato imprigionato perché era uno degli autori di Charter 08, un manifesto politico del 2008 sottoscritto da un gruppo di intellettuali che chiedeva più libertà in Cina, ispirandosi ai dissidenti nei paesi comunisti dell’Europa orientale. In un’epoca in cui la democrazia fa dei passi indietro nell’Europa dell’est, una difesa convinta di Liu aiuterebbe a rafforzare l’impegno dell’Unione europea verso i propri valori. L’Unione europea ha anche un’altra responsabilità: come Liu, ha ricevuto il Nobel per la pace nel 2012 per aver difeso “la pace, la democrazia e i diritti umani”. Purtroppo, mentre il destino del dissidente cinese resta in sospeso, il sostegno nei suoi confronti da parte delle istituzioni europee è scarso. La Francia ha detto che sarebbe felice di accoglierlo. I diplomatici europei a Pechino seguono da vicino la situazione. Ma per quanto possano essere nobili queste iniziative, non sottolineano abbastanza il valore della posta in gioco. Per i governi europei è arrivato il momento di mostrare un po’ di solidarietà sulla questione dei diritti umani, non solo sul clima e sul commercio. È arrivato il momento di fare i nomi. Se il presidente Xi Jinping arriverà alla fine di questo vertice senza ricevere pressioni sulla liberazione di Liu Xiaobo, il modello di stato illiberale che promuove potrà solo essere rafforzato. Prendere di mira Donald Trump è una cosa comprensibile, ma il sistema democratico statunitense probabilmente un giorno riuscirà ad avere la meglio su di lui. La Cina invece, come sanno bene i dissidenti di Hong Kong, non ha un simile sistema di pesi e contrappesi. Gli attivisti per i diritti umani cinesi possono contare solo sul proprio coraggio e sul sostegno da parte del mondo esterno. Se volete protestare ad Amburgo, pensate a Liu Xiaobo. È questo il momento di agire, di far vedere che avete a cuore la lotta di un uomo contro l’impunità di un regime. Non sarebbe in nome di un “imperialismo occidentale”, ma del potere del popolo. Ricordatevi l’uomo che nel 1989 si mise davanti a una colonna di carri armati in piazza Tiananmen. Liu non è diverso da quell’uomo. u f L’Europa non può ignorare la repressione cinese.
NATALIE NOUGAYRÈDE è una giornalista francese. È stata corrispondente di Libération e della Bbc dalla Cecoslovacchia e dal Caucaso e ha diretto Le Monde dal 2013 al 2014. Scrive questa column per il Guardian