il manifesto 8.7.17
Le «rivelazioni» note a tutti di Emma Bonino
di Riccardo Magi
Ancora
una volta, in queste ore, il dibattito pubblico sull’immigrazione dà il
peggio di sé. Con la solita propaganda elettorale a basso costo
stavolta costruita ad arte sulle dichiarazioni di Emma Bonino in merito
agli accordi tra l’Italia e gli altri paesi Ue nel lancio
dell’operazione Triton: nessuna rivelazione, ma fatti noti a tutti – ad
esempio la deputata forzista Laura Ravetto, membro del Comitato
Schengen, ricorda di averli denunciati da tempo – e noti soprattutto a
quei parlamentari italiani che si sono così prodigati ad alimentare la
polemica, evidentemente poco avvezzi a leggere documenti e atti
ufficiali a loro disposizione. Né, come ricordava ieri Franco Bechis,
tanto clamore hanno suscitato le medesime informazioni quando sono
emerse due mesi fa nel corso dell’indagine conoscitiva del Senato sulle
Ong: 5 Stelle, Lega, Forza Italia erano allora forse troppo concentrati
ad accusare le Ong di essere in combutta con i trafficanti per ascoltare
le parole delle più alte cariche militari intervenute.
Sarebbe,
tuttavia, un grave errore rispondere con la stessa moneta a queste
becere strumentalizzazioni, arretrare su posizioni difensive e di
chiusura e contribuire ad alterare ancora la realtà sulle scelte operate
all’epoca dal governo. Va piuttosto ricordata, e rivendicata con
decisione, la scelta ammirevole fatta dal nostro Paese nel 2015, e prima
ancora con l’operazione Mare Nostrum, di impegnarsi in tutte le sedi
per evitare la morte in mare di decine di migliaia di persone in seguito
alla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 e alle successive: una
posizione di cui essere orgogliosi e, da allora, sempre accompagnata
dalla richiesta in sede europea di una maggiore condivisione e di
meccanismi efficaci per un’equa redistribuzione dei profughi.
Oggi,
di fronte alla crisi in corso e al rifiuto di alcuni paesi membri di
assumersi le proprie responsabilità, non serve minacciare la chiusura
dei porti, misura che sarebbe illegale oltre che disumana, o altre
soluzioni propagandistiche ugualmente impraticabili. Al di là degli
slogan, occorre invece uno strumento di maggiore pressione da parte
dell’Italia verso gli altri Stati europei, che faccia leva anche
sull’enorme credito che possiamo vantare grazie alle tante vite umane
salvate e accolte. E questo strumento esiste già, come abbiamo ricordato
nei giorni scorsi insieme a Luigi Manconi e alla Comunità di S. Egidio:
si tratta della Direttiva europea 55 del 2001 sulla protezione
temporanea, che in caso di afflusso massiccio di sfollati prevede
innanzitutto meccanismi di solidarietà tra gli Stati membri attraverso
uno smistamento nei diversi paesi. E per sfollati si intende chi fugge
da guerre o violazioni di diritti umani come quelle che si consumano in
Libia. Basterebbe, quindi che il governo italiano ne chiedesse
l’attivazione al Consiglio europeo e, in attesa di una risposta, facesse
quanto già fatto durante gli arrivi dalla Tunisia, nel 2011, procedendo
con il rilascio alle persone, una volta identificate, di un permesso di
soggiorno per motivi umanitari previsto dal testo unico
sull’immigrazione: si consentirebbe così ai beneficiari di spostarsi
all’interno dell’Ue. Sarebbero poi i singoli Stati membri a doversi
assumere la responsabilità di respingere, alle frontiere con l’Italia,
persone con un permesso di soggiorno valido in mano.
È arrivato il
momento di far pesare ai nostri partner quanto fatto dell’Italia
finora. E poi andare oltre, puntando a diventare per l’Europa un modello
di governo dei fenomeni migratori. Come? Investendo in corridoi
umanitari, creando canali legali di ingresso per lavoro, trasformando
l’accoglienza in opportunità per prosciugare così il bacino di
irregolarità, sfruttamento, lavoro nero a cui attingono le
organizzazioni criminali e gli imprenditori della paura che lucrano
consenso elettorale. Sono le proposte che in questi mesi, come Radicali
Italiani con Emma Bonino e tante organizzazioni, stiamo portando nelle
strade tra i cittadini raccogliendo le firme sulla legge popolare «Ero
straniero – L’umanità che fa bene» per superare la Bossi-Fini.
*Segretario di Radicali Italiani