il manifesto 15.7.17
Non un piccolo Ulivo ma una lista unitaria e di sinistra
Sinistra.
Il bivio dell’area Bersani e compagni è chiaro: o costruisce il fronte
di sinistra o si arrende alla pax renziana che però significa il
riflusso e, alla fine, il fallimento
di Michele Prospero
A
spingere verso una lista unitaria della sinistra è un fattore nuovo, di
cui occorre avere percezione: il voto di sanzione. Dopo un Pd esploso,
un M5S inadeguato come forza di alternativa reale, movimenti sociali e
di cittadinanza hanno riacquistato visibilità.
Se a sinistra alcun
processo di riaggregazione politica si apre le conseguenze saranno
inevitabili. Una punizione ricadrà su tutte le offerte elettorali
residuali in campo (una variante dell’Arcobaleno o una reinterpretazione
della lista Ingroia) che invano cercheranno di superare lo sbarramento.
Dopo
lo stimolo della piazza e del teatro si avverte una esigenza non di
generica unità ma di efficacia del voto che richiede la presenza in
competizione di un simbolo comune capace di raccogliere un consenso di
massa.
Ciò impone alle due principali forze esistenti a sinistra,
il Mdp e SI, di progettare la convergenza di un più arco ampio di
soggetti per delineare una formula che abbia l’ambizione di incidere
nell’immediato e di crescere in prospettiva.
Il Mdp mostra però
una qualche esitazione ad allargare il fronte unitario e concentra la
sua iniziativa esitante ad una preliminare alleanza con il Campo
progressista di Pisapia. Senza una verifica dei rapporti di forza,
strappa i galloni a Speranza, che se li era guadagnati anche con un
limpido gesto di disobbedienza a Renzi, e assegna proprio al magico
federatore il compito di dirigere le operazioni. Altre forze dovrebbero
solo in seguito confluire al seguito di una leadership già assegnata,
senza il loro concorso. L’ipotesi politica del Mdp (con il distinguo di
D’Alema che muove da un’analisi più accorta e spietata) è che occorra
cautela e senso dei confini per costruire un centrosinistra attrattivo
per i moderati.
Il problema è però che il centrosinistra come
formula indica una coalizione ampia e plurale che si arma per affrontare
la competizione bipolare per vincere le elezioni. Il gruppo di Insieme
invece è solo una micro-coalizione che nel mercato elettorale dovrebbe
rimarcare la propria parzialità e non configurarsi già come una
eterogenea aggregazione delle culture di sinistra e di centro.
Realistica come obiettivo della coalizione major che punta a vincere la
contesa, la categoria del centro sinistra è del tutto sfasata per una
coalizione minor che nasce come ipotesi alternativa al Pd. Inseguire un
ulivo in miniatura, che ha per obiettivo realistico la conquista di un
10 per cento come dote elettorale da cui ripartire per ulteriori
scalate, è quindi un’idea politica sbagliata. A una lista unitaria, che
non è così forte da proporsi già come blocco di governo, servirebbe un
più preciso perimetro di sinistra e non una troppo generica mescolanza
di culture.
Se si va a combattere in nome dell’Ulivo minore, che
intende vendicare l’oltraggio al centrosinistra vero compiuto dal Pd,
denunciato (con i volti di Cuperlo e Orlando) quale falso interprete del
centrosinistra autentico (quello di Bersani, Letta, Prodi) non si fa
molta strada. Il rischio tattico (ammesso che schivata sia la mina
vagante della proposta di Pisapia di convocare nuove primarie di
coalizione per giocarsi il bastone del comando con Renzi) è di rimanere
intrappolati nelle reti delle armi gigliate. Una insidia ulteriore, che
minaccia di far esplodere il Mdp, è poi contenuta nell’ultima carta
gettata sul tavolo da Repubblica: mantenere Renzi quale segretario e
però costringerlo, con i segnali di fuoco che certi poteri forti sanno
ben lanciare per far precipitare il capo in fuga in un’assordante
solitudine, ad accordare i gradi a Gentiloni quale candidato premier.
Le
incertezze del Mdp (tenere aperte le vie del dialogo confidando in un
Pd a renzismo più marginale) rischiano di farlo naufragare tra le sue
contraddizioni irrisolte sino a sterilizzarlo come autonomo soggetto e
ridurlo a partner del tutto irrilevante. Il bivio che l’area di Bersani
ha di fronte è trasparente: o lavora per costruire il fronte sinistro
della rappresentanza o si arrende alla pax renziana che significa però
riflusso e fallimento della sua disobbedienza. Alla fine la forza delle
cose indurrà il Mdp alla opzione adesso indigesta di un incontro a
sinistra per non perire come un esperimento abortito. Le sue
inquietudini tattiche (attesa della sconfitta del Pd in Sicilia come
ultima occasione di una bella congiura per l’uccisione del leader) e le
chiusure dialogiche ostacolano però il respiro strategico da conferire
alla lista unitaria.
La tessitura con Sinistra italiana non potrà a
lungo essere rinviata, pena un tardivo incontro di ceti politici allo
sbando per il naufragio delle sirene della de-renzianizzazione del Pd.
Malgrado una emorragia per la fuga del 75 per cento dei suoi gruppi
parlamentari, SI ha saputo svolgere una funzione di opposizione
rilevante in aula e conservare lo stesso radicamento elettorale nel
paese. Per questo può convertire la sua centralità per debolezza
(attrazione centripeda verso il Mdp e centrifuga verso aree più
radicali) in una centralità per forza aggregativa. Per contrastare una
campagna elettorale monotematica incardinata sull’immigrazione, è
indispensabile mostrare una radicalità sociale della sinistra. Occorre
vagliare le suggestioni di liste civiche nazionali (non hanno una
diffusione territoriale omogenea le pratiche collettive premiate a
Padova e Bologna) per prepararsi a uno scontro che richiede piuttosto
una visibilità identitaria della sinistra e un qualche radicamento nei
ceti popolari.
Dopo il soccorso dei federatori, che ha richiesto
un passo indietro dei partiti e l’appalto a figure esterne con il
mandato di navigare nell’incertezza, è necessario che le leadership
garantiscano il raccordo indispensabile con le armi della politica, con i
suoi tempi e anche ritualità. Ricevute le benedizioni di Santi Apostoli
e del Brancaccio per una cosa unitaria, tocca non deludere il principio
di speranza per una lista della sinistra. Solo così il voto di sanzione
non scatterà.