il manifesto 13.7.17
Il nodo Pisapia divide la sinistra: «Non facciamo l’intendenza»
Incontro
a Roma con l'associazione per il rinnovamento della sinistra (Ars). La
leadership mediatica di Giuliano Pisapia sul progetto di
(centro)sinistra prossimo venturo sta stretto alla sinistra del teatro
Brancaccio che non nasconde le sue critiche
di Roberto Ciccarelli
ROMA
La leadership mediatica di Giuliano Pisapia sul progetto di
(centro)sinistra prossimo venturo sta stretto alla sinistra del teatro
Brancaccio che non nasconde le sue critiche. In un incontro organizzato
ieri al Senato dall’associazione per il rinnovamento della sinistra
(Ars), presieduta da Aldo Tortorella e Vincenzo Vita, i nodi sono venuti
al pettine a cominciare con l’intervento di Anna Falcone, autrice
dell’appello del Brancaccio con Tomaso Montanari: «Si sta creando un
dibattito che si occupa del proprio ombelico con una discussione sulle
alleanze e sulla leadership – ha detto – Al Brancaccio non abbiamo
delimitato un’area chiusa della società civile contro la politica ma
abbiamo parlato di una politica al servizio dei cittadini. Il nostro
invito al dialogo viene rigettato giorno dopo giorno. Inizio a pensare
che chi non vuole discutere non ha nulla da proporre. In queste
condizioni si rischia di fare un accordicchio, non una lista unitaria e
una sinistra seria con un programma credibile». Pur senza nominarlo, il
riferimento polemico di Falcone era Pisapia.
A Arturo Scotto, ex
Sel ora in Mdp, è toccato il compito di ribadire la centralità di
Pisapia nel progetto del (centro)sinistra: «È necessario costruire una
sinistra che ricostruisca il campo largo del centro-sinistra senza veti a
destra e a sinistra, oltre il sì e il no» ha detto, probabilmente
riferendosi al fatto che Pisapia ha votato «Sì» al referendum del 4
dicembre, mentre tutta la sinistra ha votato «No» e su questo intende
dare battaglia in chiave anti-Renzi e anti-Pd. «È probabile che la sua
sia solo una dimensione mediatica, e che fuori non esistiamo – ha
continuato Scotto – Ma bisogna fare i conti con Pisapia: esiste e
determina fatti politici».
Per Rifondazione Comunista e Sinistra
Italiana questa prospettiva ineluttabile non è accettabile. Dopo il
forum al Manifesto, Maurizio Acerbo lo ha ribadito nella discussione di
ieri all’Ars che invitava a riflettere sull’«unità della sinistra»:
«Falcone e Montanari hanno chiesto ai partiti di fare un passo indietro
per costruire una lista di sinistra. Noi e anche Sinistra Italiana ci
stiamo – sostiene il segretario di Rifondazione – Mdp dice che vuole
fare il centrosinistra che è un’altra cosa. Se l’appello del Brancaccio
fosse stato accolto non ci troveremmo in questa impasse, la loro
risposta è stata piazza SS. Apostoli. Insisteremo per creare un’unità,
ma arriverà un momento in cui il tempo si fermerà e si dovranno prendere
delle decisioni».
«Non vorrei che per la preoccupazione di
evitare divisioni dopo le elezioni si finisca per dividersi prima» ha
detto Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana. Il messaggio a
Pisapia è chiaro: «Non sono disponibile a seguire come l’intendenza un
processo che non trovo convincente. Penso che chi si sente unito più al
Pd che a noi, come ha detto Pisapia di recente, ponga un problema
politico gigantesco. Dopo l’«aiutiamoli a casa loro» che Renzi ha detto
sui migranti non può dirlo. Le leadership e soprattutto i programmi si
costruiscono insieme».
«È in corso una battaglia politica sul
senso di questa lista – hanno detto Massimo Torelli e Alfonso Gianni
(Altra Europa) – Bisogna spingere al confronto sui territori per capire
chi esiste e chi no in questa partita». «Su cosa chiederemo il voto? Sul
fatto che siamo uniti? Non è sufficiente – ha concluso Bia Sarasini
(Altra Europa) – Un progetto politico deve farsi carico della vita
materiale delle persone e da questo trovare un accordo su una lista
elettorale».