giovedì 6 luglio 2017

Il Fatto quotidiano, 6 luglio 2017
Charlie non si può salvare, ma Roma tira fuori il “protocollo sperimentale”
Londra
di Sabrina Provenzani
Il ministro degli Esteri italiano fa pressioni su Boris Johnson riguardo Charlie Gard titola il Times , forse un po’a effetto. Questi i fatti, secondo il portavoce del l’Ambasciata italiana a Londra: al termine di una telefonata concordata da tempo su Brexit, Angelino Alfano ha ribadito al suo omologo britannico l’offerta della Santa sede di ricoverare il piccolo a Roma, al Bambin Gesù. Intanto, su richiesta del ministro, l’ambasciatore a Londra ha presentato la stessa offerta alla direzione del Great Ormond Street Hospital dove Charlie è ricoverato.
LA RISPOSTA è stata negativa. Per Johnson la decisione deve essere basata su “la valutazione professionale degli specialisti britannici, supportata dai tribunali, in considerazione dell’interesse del bambino”, mentre la direzione dell’ospedale londinese insiste a chiedere per Charlie una fine dignitosa. Posizione supportata anche da Theresa May. Ma quali sono le ragioni mediche e legali che impediscono il trasferimento? Le condizioni di Charlie, ricoverato al Great Ormond a poche settimane con una diagnosi di sindrome di deperimento mitocondriale, erano apparse subito disperate. I medici avevano però accettato di tentare un trattamento pionieristico (sperimentato finora solo sui topi) disponibile a New York. Durante l’iter di trasferimento però, il bambino è stato colpito da encefalopatia e le sue funzioni cerebrali danneggiate in modo irreversibile. A questo punto agli specialisti, compresi i ricercatori americani, è apparso chiaro che qualsiasi trattamento ulteriore sarebbe stato inutile e doloroso per il piccolo e hanno chiesto il ricorso alle cure palliative. I genitori Chris e Connie si sono rifiutati e la vicenda è finita in tribunale.
SECONDO LA LEGGE britannica, in certi casi il benessere del paziente sopravanza la patria potestà: a decidere è il tribunale, non i genitori. In tre gradi di giudizio ed esaminati tutti gli aspetti della vicenda, i giudici hanno dato ragione ai medici. Chris e Connie si sono appellati alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha considerato il loro ricorso irricevibile. Se anche il Bambin Gesù ottenesse il trasferimento, sarebbe legalmente tenuto ad applicare il “protocollo” previsto dalla Suprema Corte britannica: sospendere le terapie. Ipotesi respinta dalla presidente dell’Ospedale Vaticano Mariella Enoc, che però ieri ha fatto riferimento a “un protocollo internazionale, sperimentale, che si potrebbe applicare al bambino ovunque si trovi. La mamma è assolutamente consapevole che il bambino può morire, ma lei crede che se deve morire, debba farlo dopo aver tentato questa cura”. © RIPRODUZIONE RISERVATA