venerdì 14 luglio 2017

Il Fatto 14.7.17
Intervista a Massimo D’Alema
“Primarie a novembre e Pisapia è il mio leader”
Il “Líder Massimo” a nnuncia il ritorno in Parlamento e traccia i confini della nuova sinistra sotto la guida dell’ex sindaco di Milano
di Ettore Boffano e Fabrizio d’Esposito

La politica è una cosa seria. Da antico leader della comunità postcomunista, Massimo D’Alema riflette innanzitutto sul contesto di oggi: “Ci vuole un ritorno alla serietà della politica. C’è decadimento, violenza, c’è una degenerazione preoccupante che anche il popolo del Pd, quello rimasto, vive con sofferenza”.
Cosa c’è di diverso rispetto a un passato recente che l’ha vista protagonista di epici scontri nel centrosinistra?
Vedete, noi siamo stati un gruppo dirigente che si rispettava. Quando ero a Palazzo Chigi ho proposto Veltroni segretario, Prodi a capo della commissione Europea. Oggi prevale il culto del capo, la cultura del sospetto. Renzi ha impedito che Letta diventasse presidente del Consiglio europeo e questa era una proposta della Merkel.
Significa che la mutazione è antropologica, prima ancora che politica.
C’è un episodio rivelatore che mi ha colpito molto, quando Renzi scrive nel suo libro che sua figlia chiede se è certo dell’abiura del dalemismo da parte di Orfini. È aberrante, questa è educazione all’odio, è l’elogio del tradimento. Se questi sono i principi educativi, c’è da essere seriamente preoccupati.
Allora lei ha letto Avanti?
Per l’amor del cielo. Concordo con Letta quando parla di disgusto. Ho altro da leggere. Ho visto le numerose anticipazioni pubblicate dai quotidiani. Quante sono? Otto?
Dieci in tutto.
Una cosa sconcertante, questa è informazione di regime, che però contribuisce a far crescere quel sentimento dilagante contro Renzi.
Oggettivamente un dato positivo per voi di Articolo 1. Avete praterie a sinistra, tra astensionismo ed elettori vostri che ora votano Grillo.
Dobbiamo presentarci con un soggetto unitario, non possiamo andare con due liste che litighino tra di loro: non ci voterebbero nemmeno se li andiamo a prendere con il servizio d’ordine.
Pisapia divide? Ci sono le riserve di Fratoianni di SI.
Bisogna smetterla di accusare Pisapia di essere ambiguo. In piazza Santi Apostoli, alla manifestazione del primo luglio, Pisapia è stato netto: ha parlato di discontinuità, ha chiesto la reintroduzione dell’articolo 18. Fratoianni è un simpatico giovanotto, a volte inutilmente polemico. Finiamola con le punzecchiature, ci vuole un atto di generosità. Non possiamo fare una nuova e perdente Sinistra Arcobaleno.
Che invece è il timore di quanti non vogliono andare troppo a sinistra.
Anche qui: Sinistra Italiana nasce da Sel che è stata alleata del Pd alle ultime elezioni. Non viene dalla luna: senza di loro non avremmo avuto la maggioranza. Lo ricordo a quanti oggi sono stati beneficiati da questo fattore e ora parlano di estrema sinistra. Ci sono personaggi che non hanno mai amministrato neanche i loro condomini. A questi vorrei ricordare che Vendola ha governato una delle più importanti regioni d’Italia. Lo stesso Pisapia è stato un militante di Sel che ha vinto le primarie a Milano.
Fino a qualche settimana fa c’era la convinzione che lei puntasse su Anna Falcone che, insieme con Montanari, ha organizzato la sinistra civica del Brancaccio.
Ho grande stima per la Falcone e Montanari. Al Brancaccio erano presenti importanti esempi di civismo e di associazionismo impegnato sul territorio. Alcune posizioni critiche e aggressive, assunte da quel momento in poi, non servono a nessuno e rischiano di marginalizzarli.
Pisapia dice che resta in campo ma non si candida.
Pisapia ci ha fatto fare un salto di qualità nel percorso per un nuovo soggetto politico di centrosinistra, rappresenta un valore aggiunto, come Mdp lo sosterremo. Spero che cambi opinione. Quando un leader genera speranza e aspettativa ha il dovere di confrontarsi con il voto popolare.
Il percorso dove porterà?
Ora c’è un nucleo di partenza composto da Mdp e Campo Progressista di Pisapia, io immagino a conclusione di questa fase una consultazione popolare a novembre.
Primarie?
Certo, ma senza truppe cammellate, con regole che impediscano ogni forma di inquinamento.
Per fare cosa?
Un manifesto, un programma, una lista unitaria per le elezioni, vi sembra poco?
E il leader?
Chiaro che con un sistema proporzionale, non credo il tedesco, ma quello della Consulta, non c’è un candidato premier da scegliere. Serve un leader unitario, non un candidato premier. Abbiamo anche un altro obiettivo: noi ci batteremo contro i capilista bloccati che loro vogliono introdurre anche al Senato.
Loro chi?
Renzi e Berlusconi, ovvio. Hanno un patto anche su questo.
Oltre che per governare dopo.
Il disegno di Berlusconi è di fare il governo con Renzi. Altrimenti non si spiegherebbe perché con questi sondaggi che danno in testa il centrodestra, Berlusconi continui a volere il proporzionale e non il maggioritario. La frattura tra lui e la Lega è profonda.
Prodi ha tentato di sventare questa operazione. Vinavil sprecato, almeno fin quando c’è Renzi alla guida del Pd. Lei non ci ha mai creduto.
La posizione di Prodi è stata rigettata da Renzi in modo brutale.
Arriveranno anche Cuperlo e Orlando?
Non lo so, ma io a loro dico sempre una cosa.
Quale?
Fate quello che volete, ma sappiate che se noi saremo forti voi avrete peso nel Pd, se noi saremo deboli voi sarete deboli.
Lei si candiderà?
A me sembra molto prematuro. Se ci saranno i capilista bloccati, decideranno gli elettori con le primarie.
Quindi è sì?
Ripeto, ci saranno le primarie…
E nella “sua” Puglia c’è Emiliano…
Il governatore Emiliano può contare sul nostro sostegno.
Gentiloni di meno.
Noi stiamo costruendo un polo unitario per un autentico centrosinistra e dobbiamo marcare la nostra identità. Gentiloni non può più procedere in assoluta continuità con Renzi. Non si può ingannare la gente dicendo che dalla prossima legislatura avremo un sacco di soldi in più violando i patti europei. Questo è berlusconismo di risulta.
L’Europa nell’urna.
Un tempo il Pd aveva un grande peso, oggi un po’ meno. Il Pd avrebbe dovuto impostare il tema di una profonda riforma dei Trattati.
Invece?
Ha usato la sua forza contrattuale per chiedere un po’ di soldi e flessibilità anziché fare una battaglia per riformare il patto di stabilità e chiedere che gli investimenti non possono essere calcolati nel rapporto deficit-Pil.
Renzi chiede meno tasse.
Ci vuole un grande piano di investimenti, basta sfogliare Keynes. Il moltiplicatore che deriva dalla fiscalità è basso. Meno tasse per tutti è uno slogan vecchio ed è immorale riprenderlo aumentando il debito. Non possiamo rubare i soldi ai nostri figli, distribuendo mance ai banchieri.
I poveri aumentano,secondo l’Istat.
I dati sono drammatici: il numero di poveri aumenta costantemente. Le politiche del governo sono fallimentari, non hanno determinato alcun cambio di tendenza. Gli unici che si preoccupano della situazione sono la Chiesa e il volontariato. È inaccettabile che 12 milioni di italiani debbano rinunciare a curarsi. Bisogna incidere sulla progressività fiscale e incidere sui patrimoni. Oggi poco più dell’uno per cento della popolazione possiede il 20 per cento della ricchezza.
Un programma liberale e liberista quello di Renzi. Eppure è accusato di essere il suo erede blairiano.
Questo è un discorso superficiale, da analfabeti della politica. L’ultimo governo di centrosinistra di cui ho fatto parte da vicepremier fece nel biennio 2006-2007 investimenti per 40 miliardi di euro. Oggi sono venti. La riforma Bindi della sanità è stata l’ultima vera svolta in questo settore. Ma era un altro mondo.
Poi cosa è accaduto?
La crisi della globalizzazione ha fatto scoppiare contraddizioni selvagge. Non si può far finta di niente. È cambiato il clima culturale, c’è un pensiero critico sul capitalismo. Si torna a valutare la necessità di un ruolo dello Stato. Per affrontare queste sfide bisogna riprogettare la società. Ora c’è Corbyn, non più Blair.
Un modello insieme con il francese Mélenchon.
Mélenchon ha ottenuto un risultato importante, quasi il 20 per cento alle presidenziali. Corbyn ha vinto tra i giovani. Noi in Italia abbiamo tre milioni di ragazze e ragazzi che non studiano e non lavorano. Con un salario minimo potrebbero accudire anziani e disabili, partecipare alla manutenzione del nostro patrimonio naturale. Noi non possiamo fermare luddisticamente la rivoluzione dei robot ma non è più possibile un futuro dominato solo dal capitalismo finanziario.
Ci vuole una Quarta Via.
Io con le vie mi fermerei, diciamo. Ci vuole una sinistra illuminata.
Che sui migranti farebbe cosa? C’è una corsa ad aiutarli a casa loro.
Sapete che siamo l’ultimo Paese d’Europa in quanto ad aiuti allo sviluppo? Appena lo 0,16 per cento del Pil. Ci vuole una faccia da tolla a dire “aiutamoli a casa loro”. Siamo gli ultimi, non so se mi spiego?
E le ondate di migranti hanno ormai una dimensione epocale.
Ci sono precise responsabilità. Il governo Renzi ha accettato una deroga che prevede la possibilità di sbarco nei porti italiani anche per la navi battenti altra bandiera. Ora Minniti sta supplicando a mani giunte di cambiare le regole che hanno sottoscritto i suoi predecessori. Andavano fatti dei centri sulle coste libiche, siriane per gestire l’emergenza, con una protezione internazionale. Se l’avessimo fatto avremmo evitato 30mila morti nel Mediterraneo, un vero Olocausto.
Il populismo ingrassa.
Salvini non mi meraviglia, la Lega ha una coloritura razzista ma assisto a uno slittamento a destra dei Cinquestelle. La mia impressione è che lancino messaggi per fare un governo con l’appoggio esterno della Lega. Anche questo per noi è un terreno di competizione: cosa faranno gli elettori di sinistra del M5s delusi?
Lei provò a fare qualcosa nel 2013.
È noto che proposi Rodotà presidente del Consiglio per sbloccare la situazione.