Corriere 15.7.17
Cabina di regia a sinistra senza D’Alema e Bersani Una svolta per Pisapia
L’idea di un coordinamento con la «nuova generazione»
di Tommaso Labate
ROMA
«Giuliano ce l’aveva detto da settimane che non avrebbe voluto
riprendere la sua vecchia vita da parlamentare». Dall’annuncio pubblico
sulla decisione di Giuliano Pisapia di non ricandidarsi in Parlamento
sono passate ventiquattr’ore. Ventiquattr’ore in cui hanno preso corpo
gli scenari più disparati, le ipotesi più suggestive, le voci più
incontrollate. Ma ora che il residuo della medicina amara s’è depositato
sul fondo del bicchiere, perché comunque la scelta dell’ex sindaco di
Milano di rimaner fuori dalle liste non è comunque una bella notizia,
Pier Luigi Bersani e i suoi ostentano tranquillità. La tranquillità di
chi, comunque, già conosceva le sua intenzioni. La tranquillità di chi è
convinto che, mano nella mano con Pisapia, ci saranno delle «novità»
già nei prossimi giorni.
La più importante dovrebbe avvenire tra
martedì e mercoledì, quando Pisapia tornerà nella Capitale per
incontrare i luogotenenti romani del pacchetto di mischia che ha dato
vita al progetto «Insieme». Tra martedì e mercoledì, insomma, prenderà
corpo un vero e proprio coordinamento politico chiamato a guidare il
movimento nei prossimi delicatissimi passaggi. Della cabina di regia,
questo è l’orientamento, non dovrebbero far parte né Bersani né D’Alema.
Spazio a Roberto Speranza e a quella «nuova generazione» che, nelle
ultime settimane, ha lavorato ventre a terra per sottrarre terreno al
Pd. In Parlamento, come si è visto ieri con l’arrivo di Elisa Simoni,
che dovrebbe essere seguita nei prossimi giorni da almeno un altro paio
di parlamentari dati in allontanamento dall’orbita del Nazareno. E anche
in giro per l’Italia, dove Mdp ha registrato nelle ultime ore adesioni
importanti dal punto di vista simbolico (metà dei consiglieri comunali
pd di Mira, comune appena sottratto ai Cinque Stelle) e non solo (il
capogruppo pd al consiglio regionale delle Marche, Gianluca Busilacchi).
Il
coordinamento di «Insieme», a cui Pisapia lavorerà dalla prossima
settimana, sarà chiamato a varare una piattaforma programmatica da
portare in giro per l’Italia. «Un programma su cui vogliamo sfidare
tutti», scandisce Speranza. Al primo punto ci sarà la «prova regina» che
il solco tra l’ex sindaco di Milano e Renzi è ormai incolmabile. E cioè
«il ritorno all’articolo 18» dello Statuto dei lavoratori, che verrà
usato come risposta uguale e contraria al Jobs act. A seguire, una
proposta per l’immigrazione, anch’essa distante dall’adagio «aiutiamoli a
casa loro» che il leader del Pd ha ribadito nel suo libro «Avanti».
Non
c’è soltanto la definizione «nero su bianco» delle ragioni
programmatiche che spingeranno Pisapia a rimanere alla guida di un
soggetto politico di sinistra lontano anni luce da Renzi. C’è un’altra
riflessione che, a denti stretti, i bersaniani fanno propria. «Renzi è
ormai il nostro alleato più stretto», confessa uno di loro. «Se lui
rimane in sella, la nostra strada insieme a Giuliano continuerà ad
essere in discesa», aggiunge. Un modo come un altro per evocare
l’operazione che in tanti, nel gruppo degli ex Pd, attribuiscono a
ragione o a torto a Romano Prodi. Solo il Professore sarebbe in grado di
scompaginare il quadro politico rimettendo tutti sotto lo stesso tetto,
Pisapia compreso. Anche per tentare di scongiurare questo scenario, in
un’intervista al Fatto quotidiano di ieri, D’Alema ha messo un punto a
tutte le voci che lo davano per insofferente in una «cosa» guidata
dall’ex sindaco di Milano. Dicendolo senza troppi giri di parole:
«Giuliano è il mio leader».