Corriere della Sera, 15.11.05
Il presidente della Cei all'Assemblea dei vescovi ad Assisi
«La Ru-486 sopprime vita umana innocente»
Ruini a tutto campo. Sulla manovra: non deve danneggiare i poveri. Sull'intervento del Papa: la Chiesa non viola la laicità dello Stato
ROMA - «La pillola abortiva è soppressione di vita umana innocente». La condanna del cardinale Camillo Ruini alla sperimentazione della Ru-486 è totale. E arriva nell'intervento a tutto campo che il presidente della Cei ha fatto nella sua prolusione d'apertura dell’Assemblea dei vescovi ad Assisi, intervento che spazia dalla pillola abortiva alla Finanziaria. Ruini è anche intervenuto sulle parole di oggi del Papa, precisando che l'impegno della chiesa «a favore della persona umana» non è una forma di «ingerenza» ma un «contributo al bene autentico».
PILLOLA - In merito alla dibattuta questione dell’introduzione della Ru-486 che sta creando non poche problemi tra il Ministero della Salute e alcune Regioni che ne hanno autorizzato la diffusione (Toscana, Liguria e Piemonte), il presidente della Cei ha detto che il farmaco altro non è che «un ulteriore passo in avanti nel percorso a non far percepire la reale natura dell’aborto». L’interruzione volontaria della gravidanza, anche se causata dalla somministrazione di una semplice pillola e non da un intervento chirurgico, sottolinea il cardinale, «è e rimane soppressione di una vita umana innocente».
FINANZIARIA - Riguardo alla Finanziaria, se «non può certamente prescindere dall'obiettivo di contenere la spesa pubblica», ha detto Ruini, «ciò non deve comportare però una compressione dei fondi per il sostegno alle fasce più povere della popolazione, o ulteriori decurtazioni di quelli destinati alla cooperazione internazionale». Il presidente dei vescovi ha chiesto anche interventi «in particolare sulle grandi infrastrutture, che mettano il Mezzogiorno in condizioni di minor svantaggio rispetto alle altre aree del Paese». Circa il sostegno alle famiglie, ha chiesto di privilegiare «il sostegno alla nascita e al mantenimento dei figli», all'acquisto della casa e in genere «una politica famigliare capace di incidere seriamente sull'andamento demografico».
Corriere della Sera, 15.11.05
Il ricorso a tecniche meno rischiose previsto dalla 194
Intervista a emma Bonino: il dibattito sulla Ru «E’ illegale»
Alessandra Arachi
ROMA — Emma Bonino, questo dibattito sulla pillola Ru486...
«E’ un dibattito illegale».
Illegale?
«Va contro l’articolo 15 della legge 194 che, espressamente, prevedeva che bisognava accogliere le tecniche meno rischiose per l’interruzione di gravidanza che, via via, sarebbero state affinate».
E la Ru486 è una tecnica meno rischiosa?
«E’ meno invasiva, decisamente meno traumatica di un aborto
chirurgico ».
Ma l’azienda che la produce non ha mai chiesto la commercializzazione della Ru486 in Italia, dunque non abbiamo i dati che riguardano l’uso di questa pillola. Chi la contesta dice che l’azienda non ce li vuole dare perché ha paura...
«L’azienda svizzera che produce la Ru 486 non ha mai avviato la costosa procedura di richiesta in Italia stante la situazione politica-clericale che caratterizza il nostro Paese. Ma basta dire una cosa semplice: noi qui in Italia stiamo faticosamente sperimentando una pillola che praticamente in tutta Europa è di uso comune da molto tempo. Comunque era già tutto previsto... ».
Previsto cosa?
«Che si sarebbe riaperto il dibattito sull’aborto, sulla legge 194. Subito dopo il referendum sulla procreazione assistita non l’ho detto soltanto io, ma anche donne come Stefania Prestigiacomo, Margherita Boniver».
Ma anche femministe come Anna Bravo, Eugenia Roccella, Franca Fossati hanno riaperto il dibattito sull’aborto sostenendo la doppia violenza che crea...
«Mi vanno bene tutti i dibattiti».
E lei cosa pensa?
«Non ho mai detto che l’aborto è una cosa divertente. Di più: non ho mai ritenuto l’aborto un diritto civile. Il diritto civile che abbiamo sempre sostenuto è quello della libera scelta alla maternità. E qui entriamo nell’importantissimodiscorso della contraccezione e della prevenzione che nel nostro Paese non si fa per paura: bisognerebbe parlare esplicitamente di sesso, altrimenti. La legalizzazione dell’aborto, storicamente, è nata come l’alternativa allo scempio dell’aborto clandestino».
Questo storicamente. E ora?
«Ora, come si può vedere dalle statistiche del ministero, l’aborto è un fenomeno sotto controllo e in rapida diminuzione ».
Rendere nuovamente illegale l’aborto non potrebbe essere un disincentivo secondo lei?
«L’aborto è un fenomeno sociale: non si può annullare con il proibizionismo».
Lei oggi, a distanza di quasi trent’anni, come modificherebbe la legge 194?
«Toglierei le parti più ipocrite».
Ovvero?
«Che senso ha dire che l’aborto è legale in ospedale e illegale in clinica? Se una pratica sanitaria non è reato perché non si può avere il diritto di farla dove si ritiene più opportuno?».
La Repubblica, 15.11.05
Scoperta da Ciampi e Casini a tre anni dalla visita
del Pontefice in Parlamento. E scoppia la polemica
"Perché alla Camera la targa di Wojtyla?"
di Filippo Ceccarelli
NEL RICORDO della visita di Giovanni Paolo II alla Camera, il 14 novembre del 2002, al cospetto del presidente Ciampi, del presidente della Cei Ruini e di altre autorità delle istituzioni italiane e della Santa Sede, il presidente Pier Ferdinando Casini ha ieri scoperto una targa commemorativa nell'aula di Montecitorio.
Si tratta di una tavola in legno di una quarantina di centimetri per sessanta fissata sul lato destro dell'emiciclo, sopra i banchi di An. Il fondo della targa è scuro e le lettere in oro. "Sua Santità Giovanni Paolo II - recita il testo - invocata la benedizione divina sull'amata Italia, fece auspicio di nuovi e fecondi traguardi di giustizia e di pace, nel solco dei valori di civiltà della nazione, per un'umanità senza confini".
Nel momento cruciale della cerimonia, caduto il velo che la celava agli sguardi, gli illustri partecipanti, tra cui cardinali e sottosegretari, si sono raccolti in un attimo di silenzio. Poi l'applauso.
Ora, apporre una nuova insegna nell'aula di un Parlamento non è cosa del tutto scontata. Vero è che la visita del Papa resta memorabile: e infatti, oltre che da un libro, nel 2003 fu ricordata con un concerto (orchestra e coro di Bologna) intervallato da letture di meditazioni del Papa. Ma è da più di mezzo secolo che in quel luogo non si mettono (o si tolgono) targhe. In pratica ci sono solo i pannelli che ricordano i plebisciti del Risorgimento, fatti appendere dopo la Prima Guerra Mondiale dall'allora presidente Marcora. Ci fu poi, proprio là dove ora campeggia la tavola di papa Wojtyla, una iscrizione, sempre di legno e con lettere d'oro, che celebrava la nascita dell'impero fascista (1936). Ma dieci anni dopo, come racconta uno dei massimi eruditi del Palazzo, Mario Pacelli ("Interno Montecitorio", Franco Angeli, 2001), quando si riunì la Consulta, la targa "imperiale" fu comprensibilmente tolta.
Inutile comunque far finta che la novità sia tale solo perché interrompe una tradizione o un'estetica (a proposito: i gazebo per fumatori nel cortile, con incombenti stufe da pizzeria, sono terribili). Il punto vero è la decisione di ricordare, tra i tanti che sono venuti, proprio un Papa; e a rendere il tutto ancora più controverso, sia pure a livello di sospetti, mugugni e malignità, appare il momento scelto.
La risposta dei laici, per ora, ha trovato voce solo nella Velina Rossa del giornalista Pasquale Laurito, che si dichiara cattolico praticante, ma anche per questo, forse, dopo aver invocato il rispetto che si deve al grande Papa, giudica l'iniziativa "fuori da ogni logica". E dunque sostiene, con il plurale maiestatis: "Ci hanno spiegato che l'aula del Parlamento raccoglie tutte le culture del paese. La targa poteva essere posta in un altro luogo del Palazzo, ma non nell'aula". Scrive poi, con la dovuta malizia, che almeno due vicepresidenti della Camera non sapevano nulla della targa. Al che in serata, "ambienti della Camera" (ossia vicini al presidente Casini), hanno puntualizzato che la decisione è stata presa dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 27 aprile scorso.
Ma anche qui si capirà come la questione vada un po' oltre chi ha fatto la scelta, e quando. Il Parlamento è una istituzione laica che accomuna cattolici, credenti di altre religioni e non-credenti. Ma ai vertici della Camera e del Senato, questa laicità pare oggi ad alcuni piuttosto tenue, o scolorita, o indebolita, insomma Casini e Pera non mancano di mostrare una particolare attenzione alla Chiesa, ai cardinali, ai temi religiosi anche minuti, meglio se di graziosa presa - divertente la competizione tra i presepi presidenziali fra i due palazzi - e di pronto effetto.
E non c'è da strapparsi le vesti, figurarsi. Ma una volta il cardinal Ruini arriva a dire messa al Senato e un'altra Casini presenzia al pellegrinaggio dei deputati in Terra Santa (settembre 2004); una volta Pera scrive libri con il futuro Papa e un'altra, dopo la Terra Santa, più o meno gli stessi deputati, una quarantina, partono per la Turchia, stavolta sulle tracce di San Paolo, mescolando turismo e sviluppo della Chiesa, e alla fine ha ragione uno degli organizzatori,
l'onorevole Lupi, quando dichiara: "E' inevitabile che il nostro viaggio assuma un significato istituzionale".
Sarebbe perfino eccessivo, a questo punto, gridare all'offensiva teo-con; come pure suonerebbe vanamente ironico riconoscere che con la inedita targa pontificale l'aula di Montecitorio, già intrisa di simbologia massonica nel bassorilievo di Caladra, diventa finalmente un luogo di spiritualità universale. Sotto l'altissimo soffitto, d'altra parte, lungo il fregio del Sartorio, abbondano le carni, anche nude e fin troppo prosperose.
Ma targa o non targa, l'impressione è piuttosto quella di un Parlamento che non solo ha perso il suo ancoraggio, ma va cercandolo, disperatamente, là dove ancora non si capisce tanto bene. E allora scopre lapidi e papi, fede e valori, simboli ed energie, ma al dunque non riesce più ad accendere la fantasia e a scaldare i cuori dei cittadini. Un'istituzione che ha sempre meno autorità, cultura e coscienza di sé. E le chiede in prestito, e se le appende al muro.
Corriere della Sera 15.11.05
La Chiesa e la proposta di revisione dei Patti Lateranensi
«Sul Concordato la discussione è chiusa»
Lo dice il segretario generale Betori. E Ruini: «Le pallottole di carta non fanno male, ma la pressione sui cristiani è alta»
ROMA - Discorso chiuso. La conferenza episcopale italiana non sente «l'esigenza di aprire alcuna discussione riguardo al Concordato». E ritiene che questa esigenza non sia diffusa né tra le forze politiche né tra la gente. Lo spiega il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori. La Cei, in questo senso, ribadisce «la piena adesione alle parole espresse dal presidente della Cei Camillo Ruini nella sua prolusione ai lavori dell'assemblea generale» sottolineando che «non si cercano privilegi per la Chiesa, ma si vuole svolgere in serenità una missione irrinunciabile». «La Chiesa - ribadisce monsignor Betori - non può essere estranea alla realtá sociale e civile del Paese, per far emergere la natura del Cristianesimo che è una religione non priva di valenza civile». In questo senso, va anche letto il concetto di «laicitá positiva» richiamato dal Papa «anche per fugare ogni timore».
Nel frattempo il cardinale Camillo Ruini, la cui prolusione di lunedì alla 55/ma assemblea generale della Cei, in corso ad Assisi, domina le pagine dei quotidiani italiani, torna così sulle polemiche innescate dalle sue parole: «Le pallottole di carta in realtà fanno poco male, però la pressione può essere alta, specialmente verso quei cristiani direttamente esposti in diversi ambiti».
La Stampa 15.11.05
Il Papa: non chiediamo privilegi
di Gian Enrico Rusconi
LA Chiesa non chiede privilegi e riconosce la laicità dello Stato. Questa è la sostanza del messaggio del Pontefice - ineccepibile sul piano dei principi e delle buone intenzioni. Le parole del Papa hanno toni particolarmente rassicuranti nel riaffermare la natura laica dello Stato e dei suoi rapporti con la Chiesa.
Peccato che riproducono il cattivo paradosso per cui sono gli uomini di Chiesa a definire chi è laico e chi non lo è. Ovvero, in negativo, chi è «laicista» cioè chi (presuntivamente) nega e insidia la libertà d'espressione pubblica della Chiesa.
Come se non fosse consentito al laico di autodefinirsi o di dire la sua opinione sulla qualità della dimensione pubblica che la Chiesa sta saldamente acquistando.
A questo proposito la situazione dell'Italia, quale appare dalle parole del Pontefice, è quasi idilliaca. Ai suoi occhi il nostro Paese gode di un momento di particolare armonia con la Chiesa. E il Papa se ne compiace, tra il tripudio dei politici.
Eppure mi chiedo se proprio l'insistenza del Pontefice sulla legittima laicità non lasci trasparire una sua velata preoccupazione per il futuro. Quasi una raccomandazione per scongiurare un possibile cambiamento di clima.
In realtà, da noi si abusa della capziosa distinzione tra laico e laicista, diventata il cavallo di battaglia ideologico per discriminare ciò che è gradito alla Chiesa e ciò la disturba. Sollevare perplessità sulla spregiudicata strategia d'intervento della Cei nel passato referendum; dubitare della decenza morale dell'esenzione dall'Ici delle imprese legate alle istituzioni ecclesiali; considerare ancora irrisolta la questione dei simboli religiosi negli spazi pubblici; sostenere con determinazione la necessità del riconoscimento giuridico delle unioni familiari di fatto (con i cosiddetti Pacs) in contrasto con gli inviti dei vescovi - tutto ciò viene considerato segno di cattivo laicismo. Equiparato ad un attentato alla famiglia, alla persona, alla coesione sociale. Insomma espressione di vetero anticlericalismo e di libertinismo.
Se le cose stanno così, su questa base non si può costruire un serio dialogo tra laici e cattolici di stretta osservanza ecclesiale.
Papa Ratzinger vola alto quando parla di «legittima laicità dello Stato, che se bene intesa, non è in contrasto con il messaggio cristiano, ma piuttosto è ad esso debitrice, come ben sanno gli studiosi della storia delle civiltà». Certo. Ma, a questo punto, vale il reciproco: le «ragioni laiche», che hanno «radici cristiane», esprimono valori della persona, delle unioni familiari, della natura umana che sono eticamente legittime al pari delle tesi sostenute dalla dottrina cattolica. Hanno pari dignità etica.
Il dissidio dei valori attorno alla persona o alle unioni familiari non è lo scontro tra un «più morale» o un «meno morale» ma tra convinzioni e comportamenti eticamente equivalenti, che si affidano a buoni argomenti e a ragionevoli esperienze.
Questa è la concezione laica della società civile e dello Stato che la esprime in forma di leggi.
Corriere della Sera 15.11.05
L'annuncio del governo: «Vi parteciperanno anche le autorità»
Decisione storica, la Cina riabilita Yaobang
A metà novembre la commemorazione ufficiale del leader deposto, la cui morte nel 1989 scatenò la protesta di piazza Tienanmen
PECHINO (Cina) - La decisione delle autorità cinesi è di quelle destinate a passare alla storia: commemorare la nascita di Hu Yaobang, il deposto leader la cui morte innescò le proteste di Piazza Tienanmen nel 1989.
L’inizitiativa appare volta a riabilitare la reputazione di Hu, che nel 1987 fu costretto a rassegnare le dimissioni da segretario generale del Comitato centrale del Partito comunista. La sua morte nell’aprile 1989 portò alle proteste degli studenti favorevoli alla democrazia che lo ammiravano. Schiacciate dall’esercito cinese nella notte del 3-4 giugno 1989, le rivendicazioni studentesche finirono in un bagno di sangue con la morte di centinaia, se non migliaia, di giovanii.
«La commemorazione del 90esimo anniversario della nascita di Hu Yaobang si terrà a Pechino a metà novembre», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Liu Jianchao, ad un briefing con la stampa. «La leadership cinese vi parteciperà», ha aggiunto Liu, affermando di non essere in grado al momento di fornire precisazioni sulla data dell’evento o sugli esponenti politici che vi parteciperanno. Anche se, ha precisato, ci saranno di certo esponenti del «governo centrale e del partito». CI saranno «dei responsabili politici e militari e la direzione centrale del partito terrà un discorso».
La decisione, secondo articoli comparsi sulla stampa di Hong Kong, è frutto di una mediazione tra i massimi dirigenti del partito. Secondo indiscrezioni quattro dei nove membri del Politburo, il massimo organo decisionale della Cina, si sarebbero opposti alla commemorazione di più alto profilo proposta in un primo momento dal segretario del partito e presidente della Repubblica Popolare, Hu Jintao.
La cerimonia, secondo quanto trapelato, potrebbe avere luogo il prossimo fine settimana. La giornata più accreditata sarebbe quella di venerdì. Non è neppure escluso che la commemorazione possa avvenire in concomitanza con la tappa cinese del tour che il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha iniziato oggi in estremo oriente, dove si tratterrà fino alla fine della settimana. Domenica il capo della Casa Bianca dovrebbe anche visitare a Pechino, assieme alla moglie Laura, la chiesa di Gangwashi, una delle cinque chiese protestanti ufficialmente riconosciute nella capitale cinese.
Corriere della Sera 15.11.05
Brescia, inchiesta su una comunità protetta degli «Spedali civili» con una ventina di persone
«Violenze sessuali su malati di mente»
L’accusa: abusi e incuria. Arrestati un medico e 5 infermieri e assistenti
Nunzia Vallini
BRESCIA - Orrore nella comunità protetta per pazienti psichiatrici con maltrattamenti degli ospiti, abusi sessuali, abbandono nel momento del bisogno, oltre a furto di cibo e medicine. E’ questo il quadro investigativo che sta alla base delle sei ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri mattina dai carabinieri del Nas a carico di un medico psichiatra e cinque suoi stretti collaboratori: infermieri, assistenti ed educatori, due sono donne. Erano tutti in servizio alla comunità protetta di viale Duca degli Abruzzi 103, struttura «satellite» del dipartimento di Salute mentale degli «Spedali civili», che ospita una ventina di pazienti. «Massimo rispetto per l’operato della magistratura, alla quale garantiamo piena collaborazione - dice il direttore generale, Lucio Mastromatteo - non conosciamo però i termini dell’indagine: ci siamo limitati a consegnare la documentazione che ci è stata richiesta e a prendere atto che diversi dipendenti non si sono presentati al lavoro. Speriamo di saperne di più nelle prossime ore, nell’interesse primario dei pazienti doppiamente vulnerabili». Una grana difficile da gestire, anche per la particolarità dell’ambiente nel quale si è sviluppata: alla posizione critica delle sei persone arrestate (a tutti il gip ha concesso il beneficio dei domiciliari) si aggiungono altri quattro indagati a piede libero.
L’inchiesta, che ha mosso solo i primi passi, ha già travolto più di metà dell’organico dell’intera struttura: nella comunità protetta al 103 di viale Duca degli Abruzzi, infatti, le figure professionali in organico sono in tutto diciannove. Nei guai, tra arrestati e indagati a piede libero, sono finiti in dieci, più della metà dei dipendenti. Le posizioni sono diverse: c’è il medico psichiatra tirato in ballo per omissione di atti d’ufficio perché «non poteva non sapere» essendo presenza fissa in comunità. E c’è il gruppetto di infermieri e operatori sanitari accusati di aver maltrattato i pazienti: in particolare vengono contestati gli abusi sessuali ad una ricoverata e l’abbandono, nel momento del bisogno, di un paziente deceduto lo scorso anno.
A questo inquietante e desolante quadro si affiancano le contestazioni di peculato e truffa, con sistematici prelievi dalle dispense della comunità protetta di generi alimentari (dall’insalata fino alla coca cola) ma anche di medicinali.
Apcom 15.11.05
RU486
De Simone (Prc): Ruini capo partito
Barricate per la 194
"Controllare ospedali: troppi obiettori coscienza anti-aborto"
Roma, 15 nov. (Apcom) - "Come è stato per la fecondazione assistita, è del tutto evidente che ciò che si vuole raggiungere è una modifica della legge 194". Lo denuncia Titti De Simone, parlamentare del Prc, in un'intervista al giornale online diario21.net (www.diario21.net), che sarà pubblicata domani. "Le gerarchie vaticane - continua la deputata di Rifondazione Comunista - insieme ad ambienti retrivi, confessionali e clericali, della cultura politica italiana, che si ispirano alla dottrina neocon di Bush per intenderci, hanno l'obiettivo di rimettere in discussione la legge sull'aborto. Su questo faremo le barricate nelle piazze e nel Parlamento".
"E' in atto un attacco chiarissimo da parte delle gerarchie vaticane nei confronti della laicità dello Stato, che rappresenta anche un'ingerenza inaccettabile sul terreno istituzionale, aggiunge De Simone. "Ruini, oramai, si comporta come capo di un partito che detta l'agenda politica al Parlamento e alle forze politiche. Siamo in presenza di una Chiesa che ingerisce pesantemente su delle scelte che riguardano la vita di tutti i cittadini, a cui non possono essere imposti, invece, modalità e culture che appartengono solo ad un parte del popolo italiano".
"Per quanto riguarda il piano Storace sui consultori, è del tutto chiaro - precisa De Simone - che nessun punto etico contrario alla legge 194, può entrare nei consultori, nel tentativo di intimorire o colpevolizzare le donne. I consultori sono strutture pubbliche che devono difendere la 194 e la sua applicazione. In verità, direi che bisognerebbe fare di più: aprire un controllo serio su quanto avviene negli Ospedali pubblici, dove c'è una forte presenza di obiettori di coscienza che ostacolano l'applicazione la 194, che fino a prova contraria è una legge dello Stato".
clicmedicina.it
Depressione: teenager più a rischio per 'colpa' di genitori e coetanei
Genitori, ma anche coetanei, 'sotto accusa'. Il modo in cui trattano, rispettivamente, i figli e i compagni adolescenti sembra influire sul rischio che questi ultimi si ammalino di depressione. E questo indipendentemente dalla predisposizione genetica nei confronti delle malattie mentali. Lo rivela uno studio dei ricercatori del King's College di Londra, pubblicato sul numero di novembre-dicembre di 'Child Development'. Insomma, secondo la ricerca, l'ambiente ha un forte peso sul rischio depressione degli adolescenti.
Un dato importante, se si considera che proprio l'umore nero e' al primo posto fra le cause dei suicidi nei giovanissimi. Per fare chiarezza sull'influenza di geni e ambiente, gli studiosi hanno esaminato 328 gemelli identici tra i 12 e i 19 anni e i loro genitori. In particolare, sono stati confrontati anche il metodo scelto dai familiari per imporre la disciplina, gli eventi tragici e imprevisti accaduti ai ragazzini, la frequenza di problemi a scuola o con il fidanzato o la fidanzata. Cosi' si e' scoperto il ruolo dell'atteggiamento dei genitori e dei compagni. Ma anche il fatto che, a essere piu' vulnerabili alla depressione, sono risultati i ragazzini che avevano sperimentato un gran numero di problemi in qualche modo controllabili ed evitabili, come ad esempio una serie di brutti voti o bocciature. (Mal/Adnkronos Salute)
ANSA 15.11.05
Bertinotti: Non aspettiamo giudizio Corte Costituzionale
(ANSA) - ROMA, 15 NOV - la Finanziaria 'va certamente cambiata': lo afferma il segretario del Prc Fausto Bertinotti. 'Se si dice che quello fatto l'anno scorso e' inaccettabile e quest'anno si fa lo stesso - dice Bertinotti - dobbiamo aspettare il giudizio della Consulta dell'anno prossimo per dire che non si doveva fare?''. Parlando dell'Iraq, Bertinotti ha ribadito che il ritiro delle truppe italiane e la condanna della guerra in quel Paese rappresentano un punto fermo.
Apcom 15.11.05
Iraq
Bertinotti: Fassino? Il ritiro non è in discussione
"Non c'è ragione per riconsiderare un punto fermo del popolo della sinistra"
Roma, 15 nov. (Apcom) - La posizione del segretario Ds Piero Fassino sull'Iraq è certamente "più sfumata" ma "non mi pare che possa mettere in dubbio la decisione così forte nel popolo della sinistra di togliersi dalla guerra in Iraq". Lo dice il segretario del Prc Fausto Bertinotti, ai microfoni del Gr3.
"Il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq e la condanna della guerra in quel Paese - sottolinea Bertinotti- rappresenta un punto fermo segnato da piu' decisioni già prese dall'Unione" e "quindi non c'è ragione che non vengano confermati in futuro".
Le Scienze, 13.11.05
Donne, guida e ormoni
Le donne spostano con più facilità la propria attenzione da uno stimolo a un altro
Alcuni scienziati dell'Università di Bradford, in Inghilterra, hanno scoperto che l'ormone estrogeno potrebbe aiutare le donne a svolgere determinati compiti meglio degli uomini mentre guidano l'automobile.
In un test condotto su volontari di età compresa fra i 18 e i 35 anni, i ricercatori hanno osservato che la durata dell'attenzione di una donna e la sua capacità di apprendere nuove regole sono molto superiori a quelle di un uomo. Questo potrebbe spiegare perché le ragazze trovano più semplice concentrarsi a scuola rispetto ai ragazzi, e perché le donne guidano con maggior cautela.
I test condotti da Amarylis Fox, Kay Marshall e Jo Neill al Cambridge Neuropsychological Test Automated Battery (CANTAB) suggeriscono che le donne abbiano una maggior capacità di spostare la propria attenzione da uno stimolo a un altro, trovando così più facile svolgere azioni quotidiane come guidare o leggere.
Sembra probabile che l'estrogeno sia responsabile di queste differenze, in quanto l'ormone è già stato precedentemente associato ad effetti benefici su specifiche regioni del cervello. "Il nostro studio - spiega Fox - dimostra che le donne sono favorite sugli uomini nello svolgere compiti che richiedono flessibilità mentale. SI tratta di un area che finora non si riteneva caratterizzata da forti differenze fra i sessi. La guida è un ottimo esempio di applicazione nella vita di tutti i giorni. I dati suggeriscono che l'estrogeno può influenzare positivamente l'attività neuronale nei lobi frontali, la regione del cervello stimolata dall'attenzione e dall'apprendimento delle regole".
Lo studio è stato presentato al 196esimo convegno della Society for Endocrinology (dal 7 al 9 novembre 2005).
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