venerdì 18 novembre 2005

Apcom 18.11.05
CONCORDATO
BERTINOTTI: OCCORRE RIPENSARE IL CONCETTO DI LAICITA'
Il Concordato è un tema fuori dell'agenda politica del Paese

Milano, 18 nov. (Apcom) - "Occorre partire dalla testa e non dalla coda che è il Concordato" per risolvere la questione del rapporto tra religione e stato laico. Per Fausto Bertinotti, leader del Prc la laicità è un concetto che va ripensato nel nostro Paese" alla luce della convivenza multietnica. "Il rispetto religioso non si scontra con la laicità. In Francia - aggiunge - esiste uno stato laico che vieta di portare il chador. Io invece ritengo che debba essere portato. Eppure anche io sono un laico".
Per il leader del Prc, intervenuto a Milano per sostenere Dario Fo alle primarie dell'Unione in vista delle amministrative 2006, parlare in questo momento di Concordato significa "discutere delle forme giuridiche di un rapporto fuori dall'agenda politica del Paese".

Apcom 18.11.05
DEVOLUTION
BERTINOTTI: IL PARERE VESCOVI È UNA LIBERA OPINIONE
Una devastazione della cittadinanza unitaria sociale del Paese

Milano, 18 nov. (Apcom) - Per Fausto Bertinotti la presa di posizione della Cei in merito alla legge sulla devolution "si manifesta come una libera opinione dei vescovi che si può condividere o no. Io la condivido". Il leader del Prc, intervenuto a Milano, spiega la sua posizione dicendo di non essere "abituato a pensare che i vescovi, quando siamo d'accordo, facciano bene e quando non siamo d'accordo facciano male". Che la Cei esprima la sua posizione in merito alla riforma "non è ingerenza. Ingerenza c'è quando pretende di dettare le regole per il legislatore".
Restringendo poi lo sguardo ai contenuti della riforma Bertinotti ritiene che "siamo di fronte ad una vera e propria devastazione della cittadinanza unitaria sociale del Paese che è stata la principale conquista dell'Italia repubblicana in tutto il dopoguerra. C'è il rischio grave di una inversione di tendenze da cui giustamente delle coscienze sorvegliate si ritraggono. Penso - ha concluso - che questo possa creare un'opinione larghissima nel Paese in grado di sconfiggere al referendum la legge che si chiama della devolution".

aprileonline.info 18.11.05
Un Bertinotti laico e di governo

Già sapevamo che il primo quotidiano che Fausto Bertinotti sfoglia la mattina è "l'Osservatore Romano". Quindi, non abbiamo fatto un salto sulla sedia quando abbiamo letto il titolo della sua intervista al "Corriere della Sera" di ieri: "Concordato e 8 mille non vanno cambiati". Da questo punto di vista, il segretario di Rifondazione interpreta al meglio una certa tradizione del comunismo italiano che ha sempre guardato con rispetto all'altra sponda del Tevere (anche se il Pci più di una volta ha mostrato una certa subalternità nei confronti di chi – fin dalla breccia di Porta Pia – non vuole che in Italia si radichi uno Stato aconfessionale e laico).
A colpire, invece, dell'intervista di ieri è il tono pacato, serioso, estremamente governativo che conferma come Bertinotti non abbia intenzione di offrire pretesti per smontare la sua leale partecipazione all'Unione di centrosinistra. Questa vocazione unitaria, che è davvero una svolta a 360 gradi rispetto al Bertinotti del 1994 o del 1998 o del 2001, finisce però per lasciare in qualche punto dubbiosi. Innanzitutto per la contestualizzazione del rapporto con la Conferenza episcopale italiana (Cei). Il leader del Prc fa bene a ricordare che il cardinale Ruini ha tutto il diritto di dire la sua su temi come il divorzio o l'aborto per indicare quale "per lui è la retta via". Il problema, però, non è questo. Quanto piuttosto quello di una ripetuta ingerenza – dal referendum sulla fecondazione assistita in poi – del Vaticano sulla politica italiana. E qui l'elenco sarebbe davvero lungo, anche se qualche volta (è il caso di ieri con la nota vaticana che prende le distanze dalla "devolution" fatta approvare dal governo in fretta e furia) certe esternazioni possono piacere al centrosinistra.
Siamo sicuri che a Bertinotti non sfugge che al di là delle polemiche spicciole, dietro quell'interventismo c'è la questione del "relativismo" che preoccupa smisuratamente Benedetto XVI. E cioè la non accettazione che il mondo moderno sia fatto di culture, religioni, stili di vita e principi plurali. Di qui la giusta e auspicabile competizione culturale tra una visione laica del vivere e un'altra che sembra guardare con nostalgia al tempo in cui era la Chiesa di Roma a dettare legge con editti e scomuniche. Da questo punto di vista, bisognerà attendere la prima Enciclica del nuovo Papa per avere conferma di questo forte tratto che sembra predominare nel suo magistero.
Nel merito, è certo – come dice Bertinotti – che la revisione del Concordato "non è una priorità", a differenza di quello che pensano per problemi di spazio elettorale Enrico Boselli e Marco Pannella (in ogni caso, loro stanno andando ad occupare un ruolo lasciato sguarnito da Ds e Margherita). Come ha ragione quando dice che forse invece di togliere i crocefissi dalle scuole e dai luoghi pubblici sarebbe meglio aggiungere altri segni di altre fedi per riconoscere il carattere multireligioso della società italiana.
In un ultimo punto affrontato dall'intervista (il credere o non credere), il segretario di Rifondazione dà una raffinata risposta: "Mi ritengo un non credente, non mi definirei adesso un ateo. Ma è bene che la dimensione religiosa privata dei politici resti tale... La mia ricerca ha comunque come centro l'uomo... Per me la domanda di fondo resta quella: l'uomo. E' inevitabilmente sfiora la sfera di Dio".
Questa visione della religiosità rende Bertinotti molto vicino a Pietro Ingrao, quando quest'ultimo parla di "necessità dell'insondabile rapporto con l'altro da sé", ma anche a Pier Paolo Pasolini. L'autore di "Lettere luterane" che ci ha dimostrato che si può essere religiosi e laici allo stesso tempo, mentre – di solito – i religiosi non sanno essere laici.

Apcom 18.11.05
ROSA NEL PUGNO
BERTINOTTI: RECIPROCI CURIOSITA' E RISPETTO
Una forza radica-socialista interessante per l'Italia

Milano, 18 nov. (Apcom) - Con le forze del La Rosa nel Pugno "c'è sempre stato un confronto di reciproca curiosità. Non sono mancati gli scontri frontali come sulla guerra o il tema del lavoro ma sempre nel reciproco rispetto". A dirlo è Fausto Bertinotti, leader del Prc, a Milano per sostenere la candidatura di Dario Fo alle primarie dell'Unione.
"La rinascita di una forza radical-socialista è molto interessante - ha concluso - è di grande interesse per l'Italia e un arricchimento per l'Europa".

Apcom 18.11.05
PAR CONDICIO
BERTINOTTI: LA RIFORMA? PEGGIO MI SENTO
Il tentativo di mettere mano a quel simulacro di garanzie

Milano, 18 nov. (Apcom) - "Peggio mi sento!". Risponde così Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione Comunista, a quanti questa mattina a Milano gli chiedevano di una possibile riforma della legge sulla par-condicio.
"Dopo la riforma elettorale - ha proseguito - per cercare di evitare una sconfitta che si annuncia per la perdita di consensi, una riforma costituzionale blindata, votata con maggioranza risicata con degli smottamenti nella stessa maggioranza di grande autorevolezza, addirittura - conclude - il tentativo dichiarato di mettere mano a quel minimo, quasi un simulacro di garanzie esistente in un Paese dove c'è un duopolio televisivo in cui uno dei due è in mano al presidente del Consiglio e l'altro è soverchiato dalla maggioranza diretta dal Presidente del Consiglio".

Apcom 18.11.05
COMUNE MILANO
BERTINOTTI: CON FO PER FANTASIA E CULTURA
Se vincesse Ferrante lo sosterrò: è la regola delle primarie

Milano, 18 nov. (Apcom) - "In questa competizione sosteniamo Dario Fo perchè penso che Milano come l'Italia abbia bisogno di cultura e fantasia". A dirlo è Fausto Bertinotti, leader del Prc, intervenuto a Milano per la campagna dell'Unione in vista delle primarie del 29 gennaio. "Milano - prosegue - ha bisogno di un sindaco spiazzante".
Di fronte all'ipotesi, come profilata da diversi sondaggi negli ultimi giorni, che Bruno Ferrante, sostenuto da Ds e Margherita, possa vincere le primarie, Bertinotti dice: "Se dovesse vincere lo sosterrò. Fa parte delle regole intrinseche delle primarie". Nè sembra preoccuparlo la carriera di prefetto. "Nella nostra cultura - ha ironizzato - il superamento dei prefetti era uno degli obiettivi. Se avviene facendosi sindaco tanto meglio. Intanto - spiega - non è una scelta prefettizia ma democratica. Tuttavia nella nostra preferenza a Fo c'è una riserva verso questa scelta".
Del resto per Bertinotti le "primarie sono un importante esercizio democratico a Milano come in Sicilia. Vanno fatte con il massimo rigore e serietà e non come se ci fosse un vincitore in partenza. Bisogna dare la possibilità a tutti i candidati con la considerazione che chiunque vinca sarà in grado di portare l'Unione a Milano alla riscossa".