La app per scoprire
i luoghi dei partigiani
di Manuela Arami
Dopo l’8 settembre 1943, la lotta per la Liberazione dell’Italia si fece ragione di vita per la Seconda Divisione Langhe, formazione partigiana tra il Belbo e il Bormida agli ordini del comandante «Nord», Piero Balbo «Poli». Raccontato dallo scrittore Beppe Fenoglio ne Il partigiano Johnny, questo gruppo di ribelli di cui facevano parte, fra gli altri, il padre di Poli, Giovanni «Pinin» Balbo, il cugino Adriano Balbo «Giorgio», Giuseppe Berta «Moretto», Elio Montanaro «Guzzi» e Renato Noè «Muscun», si pose sulla scena della Resistenza passando dalla clandestinità all’azione, fino alle trattative con gli alleati, giungendo a realizzare l’unico aeroporto partigiano dell’Italia del Nord, a Vesime, nell’Astigiano.
I luoghi dove vissero e combatterono gli uomini di Poli, con i loro fazzoletti azzurri annodati al collo a simboleggiare il colore del cielo che è libero e tutti, saranno collegati nelle prossime settimane in un percorso culturale con tabelloni informativi e una app scaricabile dai siti dei Comuni coinvolti. Si partirà da Cossano Belbo, nel Cuneese, paese d’origine della famiglia Balbo e culla della lotta partigiana, per passare a Castino, il quartier generale, sede del comando alla Cascina Lodola. Si scenderà poi a Vesime, dove fu costruito l’aeroporto Excelsior, per poi arrivare a Santo Stefano Belbo, dove si compirono due degli eccidi più cruenti della storia partigiana: quelli di Valdivilla e del Falchetto.
Al lavoro per ricostruire i fatti del periodo, un comitato storico presieduto da Antonella Tarpino e formato da Renato Grimaldi, Marco Revelli, Antonella Saracco e Ornella Ponchione. Capofila del progetto è il Comune di Cossano dove, in piazza, si installerà una vetrata che permetterà di osservare il «canarin» dove si rifugiavano i partigiani, mentre altri restauri interesseranno un «ciabot» e il «crutin», costruzioni in pietra utilizzate per nascondere le armi. A Castino, oltre alla Cascina Lodola, saranno individuati altri punti dove furono fucilati partigiani e civili, come il Pavaglione a San Bovo con il Pilone Chiarle a testimonianza dell’eccidio, e Cascina Martinetto a Campetto dove perse la vita anche un fabbro padre di tre bimbi. L’Excelsior, chiamato da Beppe Fenoglio «l’arcangelico regno dei partigiani», favorì il trasporto di feriti e caduti.
https://spogli.blogspot.com/2019/04/la-stampa-21.html