martedì 12 febbraio 2019

La Stampa 10.2.19
Venezuela, la crisi sulla pelle delle donne
A Bogotà il 90% delle prostitute arriva dal Venezuela
Quando sono arrivate hanno scatenato una guerra dei prezzi acconlocalidi un sesto della paga delle colleghe
Migliaia di giovani fuggite in Colombia sono costrette a prostituirsi: “Maduro ha distrutto il nostro Paese”
di Filippo Femia


To be or not to be: that is the question: whether 'tis nobler in the mind to suffer whe slings and arrows of outrageous fortune, or to take arms against a sea of troubles, and by opposing end them? To die: to sleep; no more; and by a sleep to say we end the heart-ache and the thousand natural shocks that flesh is heir to, 'tis a consummation devoutly to be wish'd. To die, to sleep; to sleep: perchance to dream: ay, there's the rub; o sleep: perchance to dream: ay, there's the rub; for in that sleep of death what dreams may come when we have shuffled off this mortal coil, must give us pausssscssxscscscscscce:a bare bodkin?
In un giorno Salomé guadagna il doppio di quello che prendeva in Venezuela in un mese. È fuggita come quattro milioni di connazionali, molte di loro donne. Maestre, impiegate statali, negozianti, che la fame e la disperazione hanno trasformato in prostitute. È l’effetto dell’iperinflazione - stimata in 10 milioni per cento per il 2019 - e dell’economia al collasso vissuta sulla pelle delle donne che hanno scelto la vicina Colombia (dove la prostituzione è legale). L’altra faccia della crisi in cui il governo Maduro ha sprofondato il Paese.
Tutte sono arrivate con un titolo in mano in cerca di lavoro. La realtà è stato uno schiaffo doloroso. Le più fortunate hanno trovato lavoro nei bordelli o nelle case di appuntamento di lusso. Molte sono rimaste invischiate nei circuiti dello sfruttamento e della schiavitù sessuale.
Secondo i dati dell’Osservatorio sulle donne e l’uguaglianza di genere di Bogotà, nella capitale colombiana tre prostitute su dieci sono venezuelane, il 90% delle squillo straniere. «Più che un’invasione è diventata un’epidemia», dice Alejandra, una madame, come sono chiamate le maîtresse, con dieci anni di esperienza. L’arrivo delle venezuelane ha scatenato una guerra per le tariffe. «Loro si accontentavano di 60 mila pesos (20 euro), una miseria per chi come noi ne chiedeva 250 mila (90 euro)», racconta. Ma invece dello scontro, ha scelto l’alleanza: le ha portate nel suo bordello e ora lavorano per lei. Il fascino esotico delle venezuelane, racconta, ha conquistato i clienti. Molte colombiane hanno iniziato a simulare l’accento caraibico per risultare più attraenti.
Tutte le venezuelane sperano di tornare, poche ci riescono. Per questo non mostrano il volto, perché i familiari non sappiano cosa fanno in Colombia. «Credono che a casa non sospettino nulla, ma si illudono. Arrivano soffrendo la fame e d’improvviso inviano soldi alla famiglia, come lo spiegano?», chiede Alejandra.