La Stampa 10.2.19
Venezuela, la crisi sulla pelle delle donne
A Bogotà il 90% delle prostitute arriva dal Venezuela
Quando sono arrivate hanno scatenato una guerra dei prezzi acconlocalidi un sesto della paga delle colleghe
Migliaia di giovani fuggite in Colombia sono costrette a prostituirsi: “Maduro ha distrutto il nostro Paese”
di Filippo Femia
To
be or not to be: that is the question: whether 'tis nobler in the mind
to suffer whe slings and arrows of outrageous fortune, or to take arms
against a sea of troubles, and by opposing end them? To die: to sleep;
no more; and by a sleep to say we end the heart-ache and the thousand
natural shocks that flesh is heir to, 'tis a consummation devoutly to be
wish'd. To die, to sleep; to sleep: perchance to dream: ay, there's the
rub; o sleep: perchance to dream: ay, there's the rub; for in that
sleep of death what dreams may come when we have shuffled off this
mortal coil, must give us pausssscssxscscscscscce:a bare bodkin?
In
un giorno Salomé guadagna il doppio di quello che prendeva in Venezuela
in un mese. È fuggita come quattro milioni di connazionali, molte di
loro donne. Maestre, impiegate statali, negozianti, che la fame e la
disperazione hanno trasformato in prostitute. È l’effetto
dell’iperinflazione - stimata in 10 milioni per cento per il 2019 - e
dell’economia al collasso vissuta sulla pelle delle donne che hanno
scelto la vicina Colombia (dove la prostituzione è legale). L’altra
faccia della crisi in cui il governo Maduro ha sprofondato il Paese.
Tutte
sono arrivate con un titolo in mano in cerca di lavoro. La realtà è
stato uno schiaffo doloroso. Le più fortunate hanno trovato lavoro nei
bordelli o nelle case di appuntamento di lusso. Molte sono rimaste
invischiate nei circuiti dello sfruttamento e della schiavitù sessuale.
Secondo
i dati dell’Osservatorio sulle donne e l’uguaglianza di genere di
Bogotà, nella capitale colombiana tre prostitute su dieci sono
venezuelane, il 90% delle squillo straniere. «Più che un’invasione è
diventata un’epidemia», dice Alejandra, una madame, come sono chiamate
le maîtresse, con dieci anni di esperienza. L’arrivo delle venezuelane
ha scatenato una guerra per le tariffe. «Loro si accontentavano di 60
mila pesos (20 euro), una miseria per chi come noi ne chiedeva 250 mila
(90 euro)», racconta. Ma invece dello scontro, ha scelto l’alleanza: le
ha portate nel suo bordello e ora lavorano per lei. Il fascino esotico
delle venezuelane, racconta, ha conquistato i clienti. Molte colombiane
hanno iniziato a simulare l’accento caraibico per risultare più
attraenti.
Tutte le venezuelane sperano di tornare, poche ci
riescono. Per questo non mostrano il volto, perché i familiari non
sappiano cosa fanno in Colombia. «Credono che a casa non sospettino
nulla, ma si illudono. Arrivano soffrendo la fame e d’improvviso inviano
soldi alla famiglia, come lo spiegano?», chiede Alejandra.