Corriere 28.1.19
Il neonatologo Mario De Curtis
«Povertà e lavori pesanti
incidono sulle differenze»
di F. Fub.
Mario
De Curtis, ordinario di Pediatria alla Sapienza di Roma, è lo studioso
in Italia che ha dedicato più attenzione al problema della mortalità
infantile.
Professore, quali sono le cause delle diseguaglianze fra Nord e Sud nei decessi del primo anno di vita?
«I
fattori economici e sociali incidono. Ma un fatto oggettivo è l’alta
concentrazione di reparti di maternità piccoli, da 500 nascite all’anno.
Spesso non sono attrezzati a sufficienza. Un accordo Stato-Regioni del
2010 prevedeva di chiudere quelli sotto i mille nati l’anno. Ma si
fatica a farlo».
I figli di genitori stranieri hanno una mortalità del 70% superiore.
«Soprattutto
per le condizioni di salute delle donne immigrate in gravidanza.
Svantaggio sociale, economico e culturale, attività lavorative meno
garantite e più pesanti, un’alimentazione incongrua, carenti condizioni
igieniche e abitative, cure ostetriche tardive e inadeguate spiegano
molto».
Come vede evolvere la situazione?
«Purtroppo
potrebbe peggiorare con il “decreto Sicurezza”, che restringe il diritto
alla protezione umanitaria. Molte donne non riceveranno più l’aiuto
all’integrazione lavorativa e abitativa fornita dai Comuni.
Inevitabilmente ci saranno ripercussioni anche nell’assistenza sanitaria
e sociale».