il manifesto 14.11.18
Mentre il mostro conta i voti parliamo di noi
Il partito della Ruspa. S’è toccato un fondo che non era facile toccare
di Ascanio Celestini
Quanto
stiamo diventando cattivi? Come quelli che prendevano il caffè alla
stazione quando partivano i treni pieni di ebrei e zingari? Come quelli
che erano contenti dell’impero. Quando l’Amba Aradam era sinonimo di
confusione?
Ecco, noi siamo cattivi come Salvini. Un signore che ci
parla dal suo telefonino. Si riprende. Dice che è un papà. Vuole un po’
di ordine nelle nostre città. Conta i “like” sulla sua pagina facebook e
imposta la politica del suo partito seguendo le indicazioni dei
followers. Non è un politico. No. È un contatore.
Più ci penso e più
credo che non serve molto parlare di immigrati, di stranieri. Dobbiamo
parlare di noi. Dell’umanità che ci stiamo perdendo per strada.
Con
lo sgombero dei poveri cristi del Baobab – una ferita per la città
perché era una risorsa vera per i disperati di Roma – s’è toccato un
fondo che non era facile toccare. Solo con questi personaggi disumani
potevamo toccarlo.
Con questi che si circondano di mostri per essere
sempre più mostruosi. Quanti like mi mettono se porto un mazzo di fiori
per una sedicenne stuprata? E se ce ne aveva tredici?
Viviamo in una
città nella quale bisognerebbe riparare le strade piene di buche, dare
un alloggio a chi non lo ha, migliorare il trasposto pubblico e le
scuole, la sanità, eccetera. Ma si prendono voti con questi argomenti?
No, cari elettori.
Allora arrivano i blindati «l’avevamo promesso, lo stiamo facendo.
E
non è finita qui. Dalle parole ai fatti» dice il mostro di Riace,
quello che ha trattato come un malfattore il sindaco Mimmo Lucano che ha
dato una casa ai migranti e un paese ai suoi paesani.
Il ministro che sta facendo a pezzi le nostre barricate di civiltà.
E noi?
https://spogli.blogspot.com/2018/11/il-manifesto-14.html