giovedì 15 novembre 2018

Corriere 15.11.18
Nuova presidente
La Commissione diritti alla leghista anti rom

La senatrice della Lega Stefania Pucciarelli è stata eletta presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani che nella precedente legislatura era stata guidata da Luigi Manconi. Per il centrosinistra la nomina è «inopportuna». Pucciarelli, in passato si è espressa contro i nomadi (dicendosi a favore delle «ruspe» salviniane) e gay. Mise un like al commento Facebook «la casa prima agli Italiani, agli stranieri un forno gli darei».

Il Foglio 14.11.18
Martin Heidegger, l’inquieto del pensiero
Nella “Introduzione” firmata da Costantino Esposito risaltano domande cruciali alle quali non è possibile sottrarsi. Dalla natura dei “Quaderni neri” alla “filosofia dell’abisso”, dal confronto con Nietzsche all’essenza metafisica della tecnica, il grande filosofo tedesco è ancora al centro del dibattito
di Davide D'Alessandro

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La Stampa 15.11.18
Gertrud e Karl
di Mattia Feltri 


Breve storia di Karl Jaspers dedicata a chi si sente una vittima e un innocente. Nasce a Oldenburg, Bassa Sassonia, nel 1883. Si laurea in medicina, diventa psichiatra e filosofo. Nel 1933, con la salita al potere di Adolf Hitler e del nazismo, poiché sua moglie Gertrud Mayer è ebrea, entra nel novero dei potenziali nemici del Reich. Nel 1937 gli impongono un’alternativa: o lasciare la Germania o lasciare la moglie. Non lascerò né la Germania né mia moglie, risponde. Viene allontanato dall’Università di Heidelberg, dove studia e insegna. Si ritira a vita privata con Gertrud. Nel 1938 a ogni casa editrice tedesca è vietato pubblicare opere di Jaspers. Fa la fame, si ammala.
Negli anni della guerra, per evitare a sé e a Gertrud l’eventualità devastante della deportazione, pare conservi pasticche di cianuro a portata di mano. L’arresto è in effetti stabilito, ma non c’è esecuzione probabilmente per l’avanzata degli americani. Nel 1946, a guerra finita, torna alla vita accademica. Tiene un ciclo di lezioni pubblicate in Italia da Raffaello Cortina col titolo La questione della colpa. Dice: «Noi tedeschi siamo obbligati, senza alcuna eccezione, a vedere chiaro sulla questione della nostra colpa e a trarne le conseguenze. La questione della colpa, più che essere una questione posta dagli altri a noi, è una questione che noi poniamo a noi stessi. Ci obbliga la nostra dignità di uomini». La colpa che riconosceva a sé era di avere sottovalutato il nazismo e di non essersi opposto per tempo e col dovuto vigore. E per questa ragione avvertì: «Ognuno è responsabile della situazione politica del proprio Paese».

La Stampa 15.11.18
Il governo verso l’accordo sull’Ici
Dalla Chiesa un miliardo di euro
di Michele Di Branco


Il governo chiederà alla Chiesa di versare l’Ici non pagata dal 2006-2011. Il ministero dell’Economia conferma quanto anticipato ieri da questo giornale sulla questione sollevata una settimana fa dalla Corte di Giustizia Ue. «A questo punto è un atto dovuto: il problema si trascina da anni e la sentenza ci impone di trovare un accordo con il Vaticano che ancora non stiamo negoziando. Ma va fatto e ci sarà», ha spiegato il sottosegretario Massimo Garavaglia.
L’esponente leghista dell’esecutivo Conte non ha dato altri dettagli ma, a quanto si apprende da fonti del dicastero del Tesoro, un dossier è già stato aperto. La questione è delicatissima e riguarda la Commissione alla concorrenza di Bruxelles, alla quale spetta il compito di recepire la sentenza e farla applicare, i Comuni, che sono formalmente titolari dell’imposta e, ovviamente, la Chiesa. Due sono le certezze al momento.
La prima: i tempi non saranno brevi. La seconda: lo Stato non ha alcuna intenzione di reclamare per intero i 4,8 miliardi non versati nell’arco di sei anni. L’ipotesi di massima è quella di offrire al la Chiesa una via d’uscita di carattere concordatario. Una sorta di “Pax fiscale” all’interno della quale Roma potrebbe chiedere il versamento di una aliquota forfettaria (fissata intorno al 20-25% sull’ammontare del debito) depurata di interessi e sanzioni di mora e legali.
In breve, la Chiesa potrebbe cavarsela con il versamento di un miliardo di euro, magari a rate. Tra l’altro il Comune di Roma, dove ovviamente è insediata la maggior parte degli asset del Vaticano, sta conducendo una la ricognizione sugli immobili che riguarda sia il pagamento dell’Imu sia quello pregresso dell’Ici. Il censimento sta procedendo anche con un’interlocuzione con i titolari dei beni soggetti al pagamento dei tributi. Un lavoro non facile, ma indispensabile in quanto per procedere con la riscossione è necessario riuscire a distinguere gli enti che svolgono attività commerciale (soggetti al versamento dell’imposta) da quelli adibiti unicamente all’esercizio di culto. Un altro problema sul tappeto è quello della possibile prescrizione: in teoria i sindaci hanno 5 anni di tempo per reclamare l’Ici non versata e inoltre la Chiesa non era tenuto, all’epoca dell’evasione contestata, a conservare la documentazione fiscale relativa all’utilizzo degli edifici.
Il che rende praticamente impossibile stabilire con certezza chi deve pagare e chi no. Ed è questa, appunto, la ragione per la quale la strada maestra che il governo vorrebbe percorrere è quella dell’atto concordatario. La Chiesa, peraltro, sta assumendo una linea piuttosto sobria. «Senza avvolgerci in inutili vittimismi, di recente i media hanno offerto una immagine caricaturale della nostra Chiesa, quasi fossimo preoccupati essenzialmente di difendere posizioni di privilegio e tornaconto economico» ha detto due giorni fa il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, aprendo i lavori dell’assemblea dei vescovi. Parole che appaiono come una mano tesa per un accordo.

Repubblica 15.11.18
Chimica e bugie
Così la Cia studiò il siero della verità
Desecretato il Project Medication ideato nel 2002 dai servizi Usa Psicofarmaci per interrogare i terroristi islamici. Poi la rinuncia
di Elena Dusi


ROMA Dopo l’11 settembre la Cia usò ogni mezzo: doveva far confessare i terroristi di Al Qaeda che aveva catturato. Nei casi più difficili pensò di ricorrere agli psicofarmaci come "siero della verità": un’idea accarezzata (invano) da oltre un secolo. Vi si lavorò in particolare nella Guerra Fredda. Ma quei dossier tornarono utili in epoca di lotta al terrorismo. «L’intensità e la durata dell’interrogatorio di Abu Zubaydah avevano sorpreso tutti.
Si pensò a un’alternativa più benevola con l’uso di farmaci durante le sessioni di domande».
Così inizia uno dei capitoli centrali di un rapporto della Cia appena desecretato, dopo due anni di battaglia legale da parte dell’American Civil Liberties Union, storica ong per la difesa dei diritti civili. Il documento descrive la storia di "Project Medication": l’idea della Cia di ricorrere agli psicofarmaci per far confessare chi resisteva ai metodi duri. Il medico dell’Agenzia che ha scritto il rapporto racconta che Abu Zubaydah, terrorista di Al Qaeda catturato nel 2002 in Pakistan, fu schiaffeggiato, sbattuto al muro, costretto a restare rannicchiato in celle minuscole e sottoposto a ripetuti waterboarding. Lo stesso personale dell’Agenzia, scosso da quelle scene, decise a quel punto di ricorrere all’"alternativa benevola": «Cercammo, e trovammo un rapporto della Cia del 1961 – prosegue il documento – dedicato ai "farmaci della verità per gli interrogatori". La conclusione era che non esiste una bevanda magica. I barbiturici possono aiutare, eliminando i meccanismi di difesa, ma le confessioni sono contaminate da racconti di fantasia, memorie ingannevoli o farfugliamenti». I sovietici incontrarono problemi simili con i loro farmaci. Ancora più confusionari furono i risultati del famigerato programma Mk-Ultra, con cui la Cia negli anni ’50 e ’60 usò fra l’altro Lsd. Si ottennero, prosegue il rapporto, «informazioni irreali, bizzarre ed estremamente difficili da valutare». In un centro di detenzione della Cia che resta segreto, gli agenti e i medici che assistono all’interrogatorio di Abu Zubaydah pensano che «valga la pena di provare» una sostanza nuova: il Versed. «È un farmaco della classe delle benzodiazepine» spiega Pietro Pietrini, psichiatra, esperto di neuroscienze e diritto, direttore della Scuola Imt di Alti Studi di Lucca. «È una medicina potente. Causa rilassamento e amnesia temporanea. Si usa in preanestesia, per esami invasivi come la colonscopia o nella sedazione dei pazienti terminali».
È nel cocktail di alcune iniezioni letali. «Agisce attraverso meccanismi diversi, ma ha effetto simile all’alcol» prosegue Pietrini.
«Fa perdere in parte i freni inibitori, riduce il controllo su quel che si fa e si dice. Chi ha mentito, sotto effetto del farmaco può cadere in contraddizione». I medici della Cia si rendono conto che l’uso del Versed andrebbe contro la legge (anche se il farmaco è stato usato con la morfina in un trasferimento).
Sull’altro piatto della bilancia c’è la paura di nuovi attacchi terroristici. Il team dell’Agenzia che si occupa degli affari legali alla fine decide di «non sollevare una nuova questione con il Dipartimento di Giustizia». Project Medication viene archiviato nel 2003. L’estensore del rapporto tira un sospiro di sollievo: qualcun altro ha tolto le castagne dal fuoco per lui. In tempi di waterboarding, le preoccupazioni per i medici dell’Agenzia non mancano. La rinuncia «risparmia all’Office of Medical Services un problema etico non da poco».

Corriere 15.11.18
Ritorni Dal 13 febbraio a Milano «68 Un grande numero» a cura della Fondazione Isec con il sostegno di Comieco
Nel Sessantotto anno ribelle la protesta è (anche) di carta
di Ida Bozzi


Del Sessantotto, celebrato nell’anno del cinquantenario con innumerevoli pubblicazioni, sono stati messi in rilievo soprattutto gli aspetti politici — l’anno delle rivoluzioni, l’anno delle utopie, l’anno della primavera praghese e del maggio francese — e quelli di costume — i ribelli nella musica e nelle arti — lasciando più in ombra altri aspetti, come il passaggio fondamentale del Paese, come amava dire Pier Paolo Pasolini, «da società preindustriale a società di massa». Una mutazione che negli anni dopo il boom tocca tutti gli aspetti della vita italiana, l’industria, il lavoro, i costumi, gli stili di vita, la comunicazione, la politica e la cultura.
Un aspetto di questa trasformazione riguarda proprio il Sessantotto della protesta. Dalle università, dai licei sale una voce che si fa (anche) scritta, e si diffonde con manifesti, ciclostili, volantini: non è un caso se molta di questa scrittura — opinione, protesta, critica — confluirà, a partire dagli anni immediatamente successivi, in una serie di testate giornalistiche, riviste di critica culturale, fogli politici e di movimento. Il primo numero di «Contropiano» di Asor Rosa e Cacciari esce nel ’68, il primo de «il manifesto» esce nel ’69, la rivista cinematografica e critica «Ombre Rosse» di Fofi e Bellocchio vive a cavallo tra il ’67 e il ’69, altri giornali come «Re Nudo» iniziano le pubblicazioni nel 1970.
A tutta questa materia scritta, che è carta, è stata dedicata un'interessante mostra da poco chiusa al Base Milano, di cui però è annunciato il ritorno per quest’inverno: sarà di nuovo a Milano il 13 febbraio, alla Casa dell’Energia, la mostra 68 Un grande numero. Segni, immagini, parole del 1968 a Milano, realizzata dalla Fondazione Isec con il sostegno di Comieco. Una rassegna di documenti originali dell’epoca che raccontano quel tempo a Milano: i fogli in ciclostile originali, i volantini, i giornali scolastici come «La Zanzara» del liceo Parini, i cartelli e i cartelloni, e ovviamente le riviste e i giornali. Il ritorno della mostra in febbraio preparerà inoltre le iniziative che partiranno in marzo per il Mese del riciclo.
«Il Sessantotto — illustra Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, che ha collaborato alla mostra milanese — è un momento in cui l’uso della carta è uno degli strumenti principali della comunicazione e dell’innovazione. Due le voci che si sentono quell’anno: quella che viene dal megafono, strumento fino a quel momento residuale che diventa centrale nella protesta, e quella che viene dalla carta, la carta del ciclostile e poi delle riviste. Le voci — molte, di tutte le aree politiche — cominciano a farsi sentire con gli strumenti non tradizionali e poi trovano nella carta un supporto materiale destinato a rimanere nel tempo. Una curiosità: questa modalità multiforme nella comunità sociale e politica, di per sé è già un riuso. Il passaggio dalla cartapaglia, fino a quel momento utilizzata per il riciclo, alla carta e cartone avviene proprio all’inizio degli anni Sessanta. Ma la carta mostra di avere una lunga vita davanti a sé, non solo nel riciclo, ma perché conserva nel tempo la possibilità di essere usata come testimonianza».
In sostanza, la carta è una figlia del boom: «Sono due i materiali grandi protagonisti degli anni Sessanta, negli stili di vita e nei consumi: la carta e la plastica. Ma legato a quell’epoca è anche un altro specchio del cambiamento dei costumi e degli stili di vita: il packaging dei prodotti, una fase molto importante per l’industria italiana».
Il percorso della mostra che tornerà in febbraio racconta le testimonianze rimaste di quell’epoca a Milano, che era già epicentro editoriale e luogo dell’innovazione. «L’ho trovata un modo utile — conclude Montalbetti — per comprendere tutti gli usi della carta, e per capire oggi (in un momento in cui sono altri gli strumenti di comunicazione) i tempi di riflessione che quel materiale imponeva.
«Ma a proposito del ‘68 della carta abbiamo collaborato anche a un’altra mostra in ottobre, Quando infuriava il rock. Il ’68 all’Est, curata da Memorial Italia con il sostegno di Comieco: una mostra che ha raccontato come il dissenso nell’Unione Sovietica di quegli anni passasse dalla carta, attraverso i samizdat, i testi editi in proprio che hanno permesso la diffusione di idee di dissenso in clandestinità».
Veicoli del dissenso
Fogli in ciclostile, cartelli, giornali scolastici come «La Zanzara» del liceo Parini, locandine e foto

Corriere 15.11.18
Ecco BookCity 2018
Quattro giorni dedicati a libri e lettori


Apre oggi a Milano BookCity 2018, una festa di quattro giorni dedicata al libro e alla lettura. Previsti oltre 1.300 eventi. Oggi, alle 9, nell’atrio dell’Aula magna della Statale, inaugura la mostra Il grande narratore del «secolo russo», per il centesimo anniversario dalla nascita di Solženitsyn. Alle 10.30 è in programma l’incontro Le nuove frontiere del costituzionalismo, con Paola Bilancia, Sabino Cassese e Giovanni Maria Flick, all’Università degli Studi. Alle 18.30, alla Rizzoli Galleria, Gioele Dix presenta il libro Dix Libris. La mia storia sentimentale della letteratura (Mondadori). Nella stessa giornata, al Mondadori Megastore di piazza Duomo (ore 18.30), Alessandro Borghese presenta il suo volume Cacio e pepe, edito da Solferino. Tra le novità del 2018, Il Giro di Milano in 90/91 minuti : percorso su un filobus storico, il «Viberti». (ma. b.)

La Stampa 15.11.18
Lo scatto che racconta la paradossale amicizia tra Hitler e una bimba ebrea

All’Alexander Historical Auctions di Chesapeake (Maryland, Usa) sono andate all’asta le foto originali e la dedica che Adolf Hitler ha scritto per Rosa Bernile Nienau, una bambina ebrea. L’uomo responsabile del genocidio di 6 milioni di ebrei aveva stretto un’affettuosa amicizia con una ragazzina che simboleggiava proprio ciò che lui odiava. «Con lei Hitler decise di ignorare le leggi razziali» ha detto Bill Panagopulos, il direttore della casa d’aste. Rosa, però, non è sopravvissuta alla guerra: morì di poliomielite all’età di 17 anni in un ospedale di Monaco nel 1943, un decennio dopo il suo primo incontro con Hitler. Per la prima sessione d’asta, si legge sul sito, non ci sono state offerte.


https://spogli.blogspot.com/2018/11/corriere-15.html