domenica 7 ottobre 2018

il manifesto 7.10.18
Il Pd di Verona sfiducia la capogruppo pro-life
Mozione contro l'aborto. «L’aborto non è un diritto, è un abominevole delitto. Fosse per me la legge 194 non dovrebbe esistere. Sono contrario all’aborto, come il ministro Fontana»
di Giulia Siviero


VERONA Edizione del Il voto del consiglio comunale di Verona sulla mozione che proclama ufficialmente la città «a favore della vita» e che finanzia progetti e associazioni cattoliche esplicitamente contrarie al diritto di interrompere una gravidanza ha portato a diversi rovesciamenti politici e simbolici. Le reazioni si sono moltiplicate su due linee: quella di merito per l’approvazione della mozione stessa e quella del voto favorevole della capogruppo del Pd Carla Padovani. Sulla pagina Facebook del consigliere di maggioranza Andrea Bacciga è stata ad esempio pubblicata una foto dove accanto al sindaco Federico Sboarina e al consigliere della Lega Alberto Zelger (che quella mozione l’ha proposta) compare proprio la capogruppo del Pd. La didascalia dice: «Impresentabili».
E ancora: «Se essere impresentabile significa essere per la Vita e non per la morte, sono fiero di esserlo». Mentre la maggioranza collocava dunque dalla propria parte la capogruppo dell’opposizione, i consiglieri e le consigliere del Pd la sfiduciavano, chiedendone formalmente anche le dimissioni, forti delle posizioni che contro il suo voto sono state espresse anche a livello nazionale all’interno del partito. E mentre le «donne democratiche» di Verona tenevano una conferenza a favore della 194, le donne della maggioranza si sono ritrovate per spiegare che «nessuno ha messo in discussione la legge o ne ha chiesto l’abrogazione» La mozione, hanno detto, chiede che «venga effettivamente rispettata la legge 194» che all’articolo 1 dice che stato, regioni ed enti locali devono promuovere iniziative necessarie per evitare che la legge stessa diventi uno «strumento per il controllo delle nascite».
Alberto Zelger, invece, intervistato su Radio 24, ha espresso con più sincerità il movente della sua mozione: «L’aborto non è un diritto, è un abominevole delitto». Ha citato la Russia di Putin «dove gli aborti sono scesi da quattro milioni l’anno a due con i sussidi» e ha spiegato che, fosse per lui, «la 194 non dovrebbe esistere. Sono contrario all’aborto, del tutto in linea con la posizione del ministro Fontana (vicesindaco a Verona fino a qualche settimana fa, ndr). Significa uccidere un bambino nella pancia della mamma».
Il movimento Non Una Di Meno Verona (che alle mozioni e all’amministrazione di estrema destra ha fatto opposizione sia in aula che fuori, organizzando insieme ad altre realtà «resistenti» spazi politici femministi, antifascisti e antirazzisti) ha invece preso posizione soprattutto sul merito della mozione denunciando l’appropriazione della parola «vita» da parte dei movimenti cattolici «che incontrano su queste tematiche l’estrema destra perché entrambi portano avanti discorsi identitari e colonialisti sul corpo delle donne». La legalizzazione aborto, hanno precisato sempre le attiviste, «ha dimostrato con i fatti e con i numeri di non essere mai stata un mezzo per il controllo delle nascite: i dati del ministero della Salute parlano di una riduzione del 54,2 per cento delle Ivg dal 1983 ad oggi».
L’articolo 1 della legge, infine, «non affida alcun mandato all’associazionismo, tanto meno a quello di stampo cattolico. Se si vogliono evitare gravidanze indesiderate si sostenga l’educazione sessuale nelle scuole, si potenzino i consultori e si faciliti l’accesso alle misure contraccettive».
Nelle prossime settimane al consiglio comunale di Verona potrebbe essere presentata un’altra mozione che interessa particolarmente ai cosiddetti «pro-vita»: la sepoltura automatica di un feto senza prendere in considerazione né il desiderio né la volontà della donna coinvolta.