lunedì 24 settembre 2018

Il Fatto 24.9.18
D’Alema e Marx: “Una miniera d’oro”
Neocomunismo - L’autocritica alla festa di Articolo 1: “Il tardoblairismo? Una catastrofe”
di Fabrizio D’Esposito


Compagno Massimo D’Alema, per la celebrazione del bicentenario di Karl Marx. Accade a Testaccio, quartiere popolare di Roma, all’ex Mattatoio.
Si chiude la festa nazionale di Articolo 1. Sono le otto di sera e ci sono più di cinquecento persone. L’attesa genera un silenzio totale. Dice una compagna dell’organizzazione: “D’Alema è uno dei pochi politici che provoca questo effetto”. Figuriamoci adesso che si riscopre il padre del comunismo, a due secoli dalla nascita e nell’anno zero della sinistra italiana. L’incipit dalemiano è pragmatico. Prima di lui, il filosofo Maurizio Iacono riscopre la necessità di “ricollegare l’aristocrazia del pensiero coi bisogni della gente”. Il rapporto, cioè, tra teoria e politica.
E l’ex premier non si sottrae: “Non è una stravaganza stare qui a ricordare Marx. Sono stato al convegno mondiale sul marxismo organizzato dai comunisti cinesi. La presenza italiana era marginale, ma c’erano 50 professori delle università americane più importanti. Marx non è un cane morto, è una miniera d’oro. Quando c’è una crisi si riprendono in mano i classici”. Parla di Marx, D’Alema, ma dà la sensazione di riferirsi anche a se stesso.
Ovviamente, lui che è stato l’epigono del blairismo italico non può aggirare la sbornia liberal-capitalista della sinistra italiana nella Seconda Repubblica. I risultati sono sotto gli occhi tutti.
D’Alema è giustificazionista sul passato recente: “Se la sinistra italiana ha ceduto all’influenza liberale è perché il capitalismo globale con il suo ritmo di sviluppo ha fatto crollare il socialismo reale dell’Europa orientale e ha mandato in crisi il modello socialdemocratico. Così noi abbiamo avuto una visione liberale pur temperata dai valori del socialismo. Ma il tardoblairismo (Renzi, ndr) è stato catastrofico”.
Poi è arrivata la crisi devastante del 2008 e il pensiero unico neoliberista ha iniziato a vacillare. Solo che il capitalismo finanziario non ha prodotto antagonisti evidenti: “Il terzo libro del Capitale è fondamentale per l’analisi del capitalismo finanziario. Noi siamo cresciuti consapevoli che il modello della fabbrica produceva l’operaio, antagonista del capitalista. Oggi, ci dice Marx, c’è questa magia del denaro che produce denaro e l’estrazione del plusvalore non ha più il suo antagonista storico, l’operaio”. Alle nove di sera, D’Alema continua a ragionare e nessuno fiata. Ancora tutti zitti e seduti. Il futuro della sinistra è marxista? “La rivolta del populismo, risposta regressiva e pericolosa, c’insegna che il dominio dei mercati fa male”. Ergo il finale è un classico dalemiano: “Ritornare al primato della politica per contrastare il dominio del capitalismo finanziario”.
Nel frattempo più prosaicamente, non per volare basso, Articolo 1 dichiara per bocca di Roberto Speranza che non vuole tornare nel Pd, né fare un rassemblement di sinistra radicale. Una terza via, di nuovo. Marx permettendo. Il “militante Marx”, per dirla alla D’Alema.