sabato 29 settembre 2018

Corriere 29.9.18
Il reddito di cittadinanza divide: contrario il 46%, favorevole il 44%
Un sì compatto solo dagli elettori M5S. Il no alla Fornero la mossa più popolare
di Nando Pagnoncelli


sondaggio odierno ci siamo focalizzati sulle quattro misure più significative: il reddito di cittadinanza, la riforma fiscale, le modifiche alla legge Fornero e la pace fiscale. Iniziamo dalla misura più controversa, cioè il reddito di cittadinanza. Gli elettori sono divisi: prevalgono, sia pure di poco, i contrari (46%) sui favorevoli (44%). Il consenso prevale tra i pentastellati (69%, ma uno su quattro è contrario) e più blandamente tra i leghisti (50% a favore, 44% contro). Tra gli elettori del centrosinistra il risultato è rovesciato rispetto ai pentastellati: 68% contrari e uno su quattro favorevole. E nel centrodestra (esclusa la Lega), il 53% si dichiara contrario e il 40% favorevole. Il provvedimento incontra, comprensibilmente, il favore dei disoccupati, dei lavoratori esecutivi, dei residenti nelle regioni centromeridionali e, più in generale, tra i ceti più in difficoltà mentre suscita perplessità o dissenso tra gli altri che pensano sia una misura assistenzialistica.
La riforma fiscale ottiene l’approvazione del 47%, mentre il 32% è contrario, e incontra il consenso anche degli elettori dell’opposizione di centrodestra (53%), da sempre sensibili al tema fiscale.
La modifica della legge Fornero, con l’introduzione della «quota 100», è il provvedimento più popolare: 55% a favore, 32% contro. L’opposizione di centrodestra è favorevole (56%) mentre quella di centro sinistra è divisa: prevalgono i no (45%) ma i sì sono al 40%.
Da ultimo la cosiddetta pace fiscale: uno su due (49%) approva mentre il 41% dissente. L’opposizione di centrodestra ha orientamenti quasi identici rispetto ai leghisti.
Tra i quattro provvedimenti quello giudicato più urgente è la riforma fiscale (28%), seguito dalla «quota 100» (25%), dal reddito di cittadinanza (20%) e dalla pace fiscale (solo 7%).
Nel complesso, dunque, tutte le misure sono approvate dalla maggioranza degli elettori di Lega e M5s, sia pure con quote non trascurabili di contrarietà; gli elettori dell’opposizione di centrodestra apprezzano tre provvedimenti su quattro, quelli di centrosinistra li bocciano tutti, anche se non mancano i sostenitori della modifica alla Fornero e del reddito di cittadinanza.
In queste settimane si è dibattuto sui rischi di tenuta dei conti pubblici nel caso di approvazione della legge di bilancio: il 41% è ottimista mentre il 38% pensa che ci saranno conseguenze negative.
Nei giorni scorsi il presidente della Bce Mario Draghi ha sottolineato che le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo sulla politica di bilancio hanno avuto conseguenze negative per le famiglie e le imprese, costrette a pagare tassi di interesse più elevati, e per lo Stato, a causa dell’aumento dei costi dei titoli. Il monito divide: il 39% è d’accordo, il 38% dissente.
La legge di bilancio è il primo banco di prova del governo e gli elettori della maggioranza mostrano di approvare i principali provvedimenti. Come si spiega l’elevato consenso, dato che le misure modificano quanto promesso in campagna elettorale? Le ragioni sono sostanzialmente due: innanzitutto gli elettori pentaleghisti sono consapevoli che un’alleanza basata su un contratto tra due forze diverse comporti una buona dose di compromessi. Il secondo motivo riguarda una metamorfosi dello stile comunicativo dell’esecutivo rispetto a tutti i governi precedenti. È una metamorfosi che si evidenzia soprattutto nel linguaggio, con la scelta di temi e di parole fortemente evocative, sia che si tratti di individuare vincoli ed oppositori («le resistenze di uffici e ragionieri»), sia di mostrare che il governo sta dalla parte dei cittadini («la manovra del popolo» che «abolisce la povertà»).
L’incessante ricorso agli interessi e alle priorità degli italiani contro le élites nei discorsi della maggioranza rappresenta una modalità retorica di grande impatto che consente di superare il principio di non contraddizione.