il manifesto 3.7.18
Partita la campagna palestinese contro il piano Trump
Cisgiordania
occupata. Centinaia di palestinesi hanno manifestato ieri a Ramallah
contro il cosiddetto "Accordo del secolo", l'iniziativa americana per un
accordo di pace in Medio Oriente tutta sbilanciata a favore di Israele
di Michele Giorgio
RAMALLAH
Si sono ritrovati in circa duecento ieri in piazza Manara, a Ramallah,
per la prima manifestazione di protesta organizzata dal partito Fatah,
con il sostegno dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), contro
l'”Accordo del secolo”. Si tratta del piano “di pace” per il Medio
oriente che l’Amministrazione Usa dovrebbe annunciare nelle prossime
settimane. I manifestanti hanno dato fuoco a cartelli con il volto del
presidente americano e scandito slogan contro “lo schiaffo del secolo”
che, stando alle indiscrezioni, offre una soluzione al conflitto
fondata sulle condizioni poste da Israele: Gerusalemme tutta allo Stato
ebraico, Valle del Giordano sotto il controllo israeliano,
indipendenza finta con i palestinesi che dovranno accontentarsi di quel
40% di Cisgiordania (più o meno il 10% della Palestina storica) che
già amministrano civilmente da oltre venti anni e rinunciare al
controllo delle frontiere, delle loro risorse idriche e a uno spazio
aereo nazionale.
La mobilitazione giunge dopo la recente
visita nella regione da parte degli inviati statunitensi Jared Kushner e
Jason Greenblatt, venuti in Medio Oriente, dicono i palestinesi, per
definire con israeliani e arabi gli ultimi particolari del piano Usa.
Kushner e Greenblatt non hanno avuto incontri con l’Anp ma a Washington
va bene perché l’iniziativa americana non contempla un ruolo da
protagonista per i palestinesi, destinati ad accettare quello che
decideranno per loro i leader arabi assieme al premier israeliano
Netanyahu. «Crediamo che sia iniziato il conto alla rovescia per
l’annuncio pubblico del piano Trump», ci ha spiegato un attivista
della campagna avviata ufficialmente dal “Comitato di Forze
Nazionaliste e Islamiche” e in realtà organizzata dal partito Fatah,
spina dorsale dell’Anp. La modesta partecipazione, rispetto alle
aspettative, alla prima delle manifestazioni contro l’iniziativa Usa
dimostra che Fatah e l’Anp sono arrivati a questo appuntamento con le
ruote sgonfie. D’altronde la campagna parte qualche giorno dopo le
manifestazioni contro la presidenza dell’Anp per la politica punitiva
avviata da Abu Mazen nei confronti di Gaza nel tentativo velleitario di
colpire i rivali islamisti di Hamas e che sta soltanto aggravando la
condizione della popolazione.
Intorno alle possibilità del
piano Usa intanto regna un profondo scetticismo. Gli stessi israeliani,
che pure sono i beneficiari dell’iniziativa di Trump, pensano che
l’Amministrazione Usa stia facendo un buco nell’acqua. Un sondaggio
rivela che il 74% degli israeliani ebrei ritiene che il piano sia
destinato al fallimento. Ancora più significativo è che l’83% pensa che
l’esercito debba sparare direttamente a chi da Gaza lancia i palloni e
aquiloni “incendiari”. Proprio ieri l’ong Defense for Children
International (Dci) ha denunciato che 25 minori palestinesi sono stati
uccisi dall’inizio dell’anno dai soldati israeliani. Ventuno a Gaza, 18
dei quali durante le manifestazioni della Marcia del Ritorno. Ieri due
palestinesi sono stati uccisi durante in tentativo di infiltrazione in
Israele.