martedì 26 giugno 2018

Il Fatto 26.6.18
“Altro che blocco navale, servono le quote per i migranti economici”
La giornalista mette in guardia sulla linea dura nello stop agli sbarchi: “Se nel braccio di ferro muoiono 300 persone, che si fa?”
di Stefano Feltri


Milena Gabanelli, un anno fa lei suggeriva la provocazione di sbarcare i profughi anche a Nizza e Malta per costringere gli altri Paesi Ue a farsi carico dell’emergenza. Salvini sembra averla presa in parola.
Io suggerivo una cosa molto diversa, ovvero alle Ong stesse di fare un gesto dimostrativo per rimettere la questione sul tavolo di Bruxelles, in un periodo in cui in Sicilia ci sono stati fino a 8000 sbarchi in tre giorni, nella totale indifferenza dell’Europa. Nell’ultimo anno i numeri sono completamente cambiati e Salvini ha chiuso i porti all’Aquarius il giorno delle amministrative.
Cosa pensa del nuovo governo spagnolo che ha accolto la Aquarius?
È un governo di sinistra, e non poteva non fare questo gesto a sette giorni dal suo insediamento, se non altro per dare un segnale di cambiamento rispetto a Rajoy. Salvini ha fatto un azzardo e gli è andata bene. E infatti Sánchez nell’intervista di domenica a El País dichiara che l’Italia è egoista, antieuropea e deve essere punita. Mette le mani avanti …forse non intende accettare altri sbarchi.
La linea di Salvini sembra la seguente: navi militari Ue contro gli scafisti vicino alle coste europee e niente Ong vicino alla Libia, così da dividere in due il Mediterraneo. La parte dove gli scafisti rischiano l’arresto e quella dove rischiano di far affondare le navi con i propri “clienti” senza soccorsi.
È difficile giustificare l’invio di 20 navi visto l’esiguo numero di arrivi; si rischia invece di sfasciare quello che è stato faticosamente costruito con la Libia per il controllo della costa e delle frontiere interne. È lì che bisogna mettere finanziamenti per stabilizzare il fenomeno e tagliare le gambe ai trafficanti. Da quattro giorni c’è un mercantile al largo di Pozzallo con 110 migranti, e non sono autorizzati a sbarcare. Quel mercantile sta perdendo migliaia di dollari al giorno, ed è probabile che la compagnia abbia comunicato al suo comandante: “Quando vedi un gommone girati dall’altra parte”. Inoltre la nostra guardia costiera non coordinerà più i soccorsi a ridosso delle acque costiere libiche. Sono fenomeni epocali da maneggiare con cura: devi fermare le navi alla prima violazione del codice di condotta, senza prendere delle decisioni che non sai dove ti portano. Se nel braccio di ferro, muoiono 300 persone, che fai? I rischi si corrono quando la situazione è fuori controlllo, oggi non lo è.
Il governo sembra intenzionato a fare tagli lineari alla spesa per l’accoglienza, così da ridurre i famosi 35 euro al giorno che lo Stato rimborsa per la gestione di ogni migrante. È d’accordo?
Il tema non sono i 35 euro, ma come vengono spesi i 3,5 miliardi (diventati 5 perché sono fuori dal patto di stabilità). Potremmo utilizzare spazi pubblici invece di pagare affitti ai privati, e mettere in piedi un piano di accoglienza con personale dedicato, per accorciare i tempi di identificazione e creare i presupposti per una vera integrazione. Potremmo anche farci dare più soldi da Bruxelles, a fronte di un progetto strutturato. Se invece l’idea è quella di lasciare le cose come stanno e ridurre semplicemente la spesa, ci troveremo i parcheggi pieni di mendicanti.
L’Italia continua a chiedere i ricollocamenti dei richiedenti asilo ma non avvengono e ci alleiamo con i Paesi, come quelli del gruppo di Visegrád, che si oppongono.
È un’alleanza difficile da capire: noi abbiamo interesse alla ricollocazione, mentre il gruppo di Visegrád no. L’Austria schiera i carri armati al confine per fare i respingimenti verso l’Italia, eppure Salvini si allea con l’Austria. Più che a pensare a come risolvere la questione credo che abbia in testa le elezioni europee, e questa alleanza serve a capitalizzare sentimenti antieuropei che mirano a far saltare la struttura sovranazionale. Un gigantesco gioco di specchi.
La crisi politica che rischia di far cadere il governo tedesco è innescata dalla richiesta del ministro dell’Interno Seehofer di poter respingere in Italia e Grecia chi è sbarcato in Italia e Grecia ed è richiedente asilo. Dobbiamo essere il campo d’accoglienza di tutta Europa?
Credo che nessuno sappia come andrà a finire. Francia e Germania hanno responsabilità enormi, ma seguire l’Ungheria, dove è stata abolita di fatto la libertà di stampa, non credo sia conveniente per l’Italia sul piano della democrazia. Il tema sono gli accordi di Dublino da rivedere: su questo dobbiamo dare battaglia.
Si parla di costruire hotspot nei Paesi di partenza dei migranti o in quelli di transito. La convince l’idea? Ci sarebbero problemi di sicurezza per chi gestisce l’hotspot, per esempio in Libia, e chi non riesce a partire per vie legali proverebbe comunque la via del barcone.
Costruire centri in zone “sicure” nei Paesi d’origine mi convince di più che nei Paesi di transito, come la Libia, ma vale anche per Egitto e Tunisia, proprio per queste ragioni.
Ha ancora senso pensare che ricostruire la sovranità della Libia sia la via più rapida a creare un “tappo” che impedisca le partenze ?
Penso di si, non tanto per creare “un tappo”, ma perché dalla stabilizzazione della Libia abbiamo solo da guadagnare.
Alla strategia dell’ex ministro Minniti sono mancati due aspetti pur annunciati: assicurarsi il rispetto dei diritti umani nei Paesi partner, come la Libia, e creare una via d’accesso legale all’Italia a fronte del blocco di quella illegale. Che consigli darebbe a Salvini su questo?
Credo che sarebbe più proficuo per Salvini continuare nell’operazione iniziata dal suo predecessore. Con tutte le criticità del caso, stava dando risultati e mi sembra l’alternativa più pragmatica. Stabilizzare la Libia permette anche alle agenzie internazionali di esercitare un controllo, oggi impossibile perché è un terreno pericoloso, tant’è che stanno tutte in Tunisia.
I Cinque Stelle sembrano sospesi tra la tentazione di inseguire Salvini e quella di presentarsi come il bilanciamento moderato nella maggioranza. Che consigli darebbe a Di Maio e soci?
Reimpostare il piano di accoglienza, battersi sugli accordi di Dublino, introdurre il tema delle quote per i migranti economici, in modo che possano partire in sicurezza, e regolarizzare chi è già sul nostro territorio. È più utile, e meno costoso. Noi abbiamo bisogno di mano d’opera, anche stagionale, ed oggi è quasi tutta clandestina e sottopagata, con il rischio di dumping sociale. Insomma, cercare di “spegnere” un’emergenza strumentalizzata in chiave antieuropeista, e fare squadra a Bruxelles, in modo meno ipocrita, sullo sviluppo dell’Africa. Alla Turchia abbiamo già versato 3 miliardi e altri 3 li metteremo cash al prossimo vertice. Sull’Africa l’Europa ha messo 240 milioni. L’Italia ne ha versati 50, la Germania 80 e la Francia 9, solo “nove”. Finora in Africa abbiamo sostenuto classi dirigenti corrotte. L’Europa intera diventerà una polveriera se non si capisce in fretta che lo sviluppo del continente africano è l’unica strada percorribile.