giovedì 14 giugno 2018

Corriere 14.6.18
I pregiudizi (nel diario privato) di Einstein sui cinesi
di Giulio Giorello


«Una stagione buia per l’Europa» a detta di Einstein erano gli Anni 20 del Novecento. Il 24 giugno 1922 Walther Rathenau, ministro degli Esteri della Repubblica di Weimar, un ebreo di grande cultura e sensibilità, era stato assassinato. L’8 ottobre di quell’anno, Albert Einstein e la sua (seconda) moglie partivano per l’estremo oriente; sarebbero tornati a Berlino solo nel febbraio del 1923. Il loro viaggio era cominciato con brevi visite a Colombo, Singapore, Hong Kong; il 10 novembre 1922 un quotidiano cinese annunciava il loro arrivo a Shanghai. Il giorno dopo quello stesso giornale informava che Einstein era costretto da impegni improrogabili a recarsi immediatamente in Giappone. Sembra però che la coppia sia ripassata per quella grande città della Cina dal 31 dicembre 1922 al 2 gennaio 1923. La stampa cinese aveva salutato Einstein come una figura «venerata come un maestro dagli studenti di Europa, America e Asia». La pubblicazione in inglese dei diari di viaggio di quell’irriverente maestro per Princeton University Press ci fa vedere un tratto molto particolare di una figura che è considerata una vera e propria icona della scienza. La sorpresa però ci lascia l’amaro in bocca. Per Einstein i cinesi sono gente «piuttosto ottusa» e nemmeno i bimbi sono risparmiati. Ma l’aspetto forse peggiore dei giudizi di Einstein riguarda il timore che «questa gente prevalga su tutte le altre razze». Non manca in queste annotazioni una notevole vena di misoginia, perché Einstein non sembra riuscire a capacitarsi di come maschi e femmine in Cina riescano a distinguersi l’uno dall’altro e che queste possano venire apprezzate da coloro che diverranno i loro mariti. È vero che i diari di Einstein erano una scrittura rigorosamente privata; ma la loro comparsa in una versione per il grande pubblico mostra quanto il pregiudizio possa essere perverso anche in chi è un grandissimo scienziato. Che è grande non per degli stupidi pregiudizi ma nonostante loro.