il manifesto 29.5.17
Podemos, la base sta con Iglesias. Ma un terzo gli sfugge
Spagna.
Dopo la consultazione sulla villa da 600mila euro, nuovo referendum tra
gli iscritti per decidere se appoggiare la mozione di sfiducia a Rajoy
presentata dal Psoe
di Luca Tancredi Barone
BARCELLONA
La leadership di Podemos è salva. Più o meno. Irene Montero e Pablo
Iglesias possono rimanere ai loro posti di portavoce parlamentare e di
segretario generale. Lo hanno stabilito il 68.4% degli iscritti di
Podemos (188mila votanti, 33mila in più dell’ultima assemblea di
Vistalegre dove Iglesias risultò eletto), 128mila persone che
disciplinatamente hanno deciso che l’acquisto di uno chalet da 600mila
euro nella campagna di Madrid (pagato dai due con un mutuo a 30 anni)
non è incompatibile con la loro permanenza ai vertici del partito. Ma a
nessuno sfugge che un terzo degli iscritti di Podemos ha chiesto che i
due leader, in attesa di due gemelli, lascino la guida del partito nato
per rappresentare la gente contro “la casta”. È la prima volta che
l’opposizione al líder máximo si fa sentire così forte. Tanto che gli
stessi Iglesias e Montero hanno scritto nei rispettivi muri di Facebook,
nel ringraziare gli iscritti per la fiducia ricevuta, che ne hanno
preso «buona nota».
E forse proprio per questo ieri hanno deciso a
sorpresa di lanciare un nuovo referendum express per chiedere agli
iscritti se sono d’accordo che Podemos appoggi una mozione di sfiducia
per cacciare Rajoy. Iglesias ha spiegato via Twitter che la prima
opzione è quella di un “governo progressista con un programma
accordato”. Già questa è una sfumatura nuova, la settimana scorsa lo
stesso Iglesias parlava di “appoggio incondizionato” alla mozione di
Sánchez. Cosa che peraltro i socialisti durante il fine settimana hanno
incassato ma senza neppure un riconoscimento o un ringraziamento
politico pubblico.
Se la soluzione Sánchez non dovesse andare in
porto, Iglesias si dichiara disponibile ad appoggiare una fantomatica
mozione di “sfiducia tecnica” proposta da Ciudadanos per convocare
appena possibile le elezioni.
Intanto, dopo la pubblicazione dei
risultati del referendum sullo chalet, hanno parlato solo i leader
apertamente favorevoli a Iglesias, come il numero tre del partito Pablo
Echenique. I più critici, come gli anticapitalisti (guidati dalla
portavoce nell’assemblea andalusa Teresa Rodríguez e dal suo compagno,
sindaco di Cadice, e dall’eurodeputato Miguel Urbán), o l’asturiano
Daniel Ripa sono rimasti in silenzio.
Certo è che Podemos ha
proprio scelto in assoluto il peggior momento per mettersi in
discussione. Probabilmente, se i due viola avessero saputo che il
governo di Mariano Rajoy stava per crollare, avrebbero misurato meglio i
propri passi. Dietro i numeri falsamente rassicuranti, il risultato
della consultazione fra gli iscritti è certamente un segnale di
debolezza proprio quando bisognerebbe serrare le fila e ottenere la
cacciata di Rajoy. E negli ultimi tempi disfarsi del Pp è stato il
principale obiettivo del partito. Eppure va ricordato che fu proprio
Podemos a decidere di non appoggiare Sánchez alla presidenza del governo
quando questi decise di negoziare un programma con Ciudadanos anziché
con loro.