sabato 19 maggio 2018

Il Fatto 19.5.18
Scrisse: “Di Matteo complice di Riina”. Sgarbi dovrà pagare 40 mila euro
Diffamazione - Sei mesi senza condizionale al critico, tre a Sallusti
Scrisse: “Di Matteo complice di Riina”. Sgarbi dovrà pagare 40 mila euro
di G.L.B e S.R.


Definire sul Giornale il pm Nino Di Matteo “complice di Totò Riina’’ è costato una condanna a sei mesi di carcere a Vittorio Sgarbi, ex assessore regionale alla Cultura in Sicilia ed oggi deputato di Forza Italia, accusato di diffamazione, e tre mesi al direttore Alessandro Sallusti per omesso controllo: entrambi sono stati condannati dal giudice monocratico di Monza Francesca Bianchetti anche a pagare 40 mila euro di provvisionale “immediatamente esecutiva’’ al magistrato del pool Stato-mafia, difeso dall’avvocata Roberta Pezzano. E nella sentenza questa volta il giudice non ha concesso loro la sospensione della pena, probabilmente per l’attitudine dei due imputati, entrambi pluri-pregiudicati, a diffamare.
In questo caso le frasi ritenute ingiuriose erano state pubblicate nella rubrica “Sgarbi quotidiani’’, sotto il titolo “Quando la mafia si combatte solo a parole”, nel gennaio 2014: “Gli unici complici che ha Riina sono i magistrati che diffondono i suoi pensieri – scriveva il critico d’arte –. Se Riina è reso inoffensivo dallo Stato che lo ha arrestato, perché dobbiamo ritenerlo pericoloso e potente anche in carcere? Perché dobbiamo alimentarne la leggenda? Riina non è, se non nelle intenzioni, nemico di Di Matteo. Nei fatti è suo complice. Ne garantisce il peso e la considerazione”. E alla fine, ignorando i rischi corsi dal pm per il suo lavoro, sosteneva: “C’è qualcosa di inquietante nella vocazione al martirio (del pm, ndr)”.
La rubrica era stata pubblicata in coincidenza con le frasi di Riina, che nel carcere di Opera, parlando con il suo compagno di cella Alberto Lorusso, aveva minacciato di morte Di Matteo: “Questo pubblico ministero di questo processo, che mi sta facendo uscire pazzo – diceva il boss – per dire, come non ti verrei ad ammazzare a te, come non te la farei venire a pescare, a prendere tonni. Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono. Ancora ci insisti? Minchia… perché me lo sono tolto il vizio? Me lo toglierei il vizio? Inizierei domani mattina”. E poi ancora. “E allora organizziamola questa cosa. Facciamola grossa e dico e non ne parliamo più”.
Per Sgarbi “Di Matteo ha tratto beneficio dalle minacce di morte ricevute dal carcere da Totò Riina. Ha cavalcato l’onda per fare il martire”; il deputato si spinge ad attaccare tutti i pm del processo della Trattativa sostenendo che !il Tribunale di Palermo non può processare lo Stato” e che nel loro comportamento “ci sono profili eversivi”. È finito, in primo grado, con la condanna degli imputati.