Corriere 1.12.17
Firenze Il ministero non paga più l’affitto alla Curia per il locale dove si consultano i preziosi manoscritti
Crisi alla Biblioteca Laurenziana A rischio la sala per gli studiosi
di Antonio Carioti
Tutti
coloro che nel mondo studiano la tradizione classica e umanistica
considerano un punto fermo la Biblioteca Laurenziana di Firenze, che
raccoglie tra l’altro le collezioni dei Medici, per l’eccezionale
ricchezza del suo patrimonio di manoscritti e papiri, con opere di
Virgilio, di Saffo, dei tragici greci, per non parlare del Corpus Iuris
di Giustiniano. Ma adesso il lavoro degli specialisti su quei tesori,
paragonabili a quelli della Biblioteca Vaticana, rischia di diventare
disagevole per difficoltà di natura economica e burocratica.
«Tutto
nasce dai tagli alla spesa pubblica per gli affitti», dichiara al
«Corriere» il professor Rosario Pintaudi, docente di Papirologia
all’Università di Messina, che da lunghi anni lavora come volontario
alla Laurenziana. Infatti la Biblioteca occupa locali della Basilica di
San Lorenzo: la gran parte degli spazi è in enfiteusi (uso perpetuo), ma
per altri pagava un affitto di 50 mila euro alla Curia fiorentina.
«Quando
il ministero dei Beni culturali ha tagliato la somma stanziata a questo
scopo — racconta Pintaudi — il priore della Basilica, monsignor Marco
Domenico Viola, ha chiesto la restituzione degli spazi di proprietà
ecclesiastica. Ma mentre per i locali dell’economato si è trovata una
soluzione, trasferendo il servizio altrove, il problema spinoso riguarda
la sala studi: se la Biblioteca dovesse rinunciarvi, non sarebbe più in
grado di fornire agli utenti una struttura adeguatamente attrezzata per
le loro ricerche, con un danno enorme, sostanziale e d’immagine, per la
Laurenziana e per l’Italia».
Da parte sua monsignor Viola
concorda sulla gravità della situazione: «Capisco bene le esigenze della
Laurenziana, tanto è vero che dall’inizio dell’anno le rinnoviamo la
possibilità di rimanere nei locali che avrebbe dovuto lasciare. Tra
l’altro la sala studi è interclusa, si trova all’interno della
Biblioteca, e per potervi accedere liberamente, in quanto di nostra
proprietà, toglieremmo libertà e sicurezza a un’istituzione così
importante. Ma il contratto d’affitto è stato disdetto dal ministero,
forse senza rendersi conto delle conseguenze».
Di certo tra gli
studiosi si è diffuso un certo allarme, segnalato da Luciano Canfora e
da altri specialisti del settore. «Da qualche mese — riferisce Pintaudi —
ci sono delle trattative in corso, ma finora dal ministero non sono
arrivati segnali d’interesse concreto». La direttrice della Biblioteca,
Ida Giovanna Rao, preferisce non parlare della questione con la stampa,
mentre monsignor Viola si dice disponibile a raggiungere un’intesa: «Si
tratterebbe di realizzare un cambio di locali: noi potremmo lasciare la
sala studi alla Laurenziana e come corrispettivo acquisire spazi del
chiostro di San Lorenzo che attualmente sono in uso alla Biblioteca. I
rapporti con la direttrice sono ottimi, è il governo centrale che finora
non ha dato risposte».
A Roma la vicenda è stata presa a cuore
dal presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, Giulio Volpe,
che assicura l’intenzione del ministero di occuparsene presto:
«Assolutamente gli spazi per lo studio non devono essere sacrificati,
specie in un’istituzione prestigiosa come la Laurenziana: il problema è
certamente risolvibile con un accordo tra le parti, a costi sostenibili.
Purtroppo negli anni scorsi il patrimonio bibliotecario è stato
trascurato, ma oggi c’è una sensibilità nuova da parte del ministro
Dario Franceschini».
Una piena conferma viene da Nicola Macrì, che
attualmente svolge le funzioni di direttore generale per le biblioteche
e gli istituti culturali: «Sto seguendo il caso in prima persona e
lunedì incontrerò a Roma la direttrice Rao per esaminarne tutti gli
aspetti. Ma posso assicurare che la sala studi resterà di pertinenza
della Laurenziana».