La Stampa 24.11.17
La scuola vieta le preghiere
I genitori contro il preside
Palermo, la circolare del dirigente delle elementari: via anche la foto del Papa
di Riccardo Arena
Si
è preso insulti da tutta Italia, oscurantista è il più gentile,
imbecille il meno cortese: è accusato di furia iconoclasta, il dirigente
scolastico che, a Palermo, ha fatto togliere la statua della Madonna,
le immagini dei santi e di Papa Francesco dai corridoi del suo istituto
elementare. Vietati anche gli atti di culto durante le ore di lezione,
la preghiera del mattino e forse pure il segno della croce prima di fare
merenda.
Laicismo, insomma, in un contesto, come quello
siciliano, che è molto confessionale. Nicolò La Rocca, preside della
scuola Ragusa Moleti, quartiere Cuba-Calatafimi, ambiente
medio-borghese, non lontano dal centro storico, crea un putiferio ma
sostiene che la circolare che ha sorpreso i bambini e creato un coro
unanime di dissenso nei suoi confronti si basa su una protesta di segno
contrario da parte di alcuni genitori e su un parere dell’Avvocatura
dello Stato del 2009, che a sua volta interpreta le leggi. E dunque dura
lex, sed lex, anche se gli effetti di sopprimere con la forza del
diritto abitudini consolidate un po’ disorienta i circa 800 bambini di
età compresa fra tre e dieci anni, che frequentano i tre plessi
dell’istituto. Effetto non voluto, la rivolta dei genitori, uniti dalle
chat contro il preside, siciliano ma per anni in servizio in Lombardia e
rientrato in settembre nell’Isola. Ecco dunque la raccolta di firme, le
insegnanti che non sanno che fare e appaiono pure loro indecise, ma
sono costrette a vietare ai bambini tutto ciò che pare fare riferimento
alla religione.
Un papà è tra i più decisi nell’avversare
l’imposizione del dirigente: «Così - dice Domenico Calò - si
destabilizzano la mente e le abitudini dei nostri figli, è un atto di
autoritarismo non concordato con gli organi collegiali». Una mamma,
Daniela Mirabella: «Siamo allibite. Parlo a nome di tutte le mamme
cattoliche: esigiamo che le immagini sacre tornino al loro posto, che i
nostri bambini tornino a recitare la preghiera». Padri e madri si
affidano al parroco della vicina chiesa del Cuore eucaristico di Gesù,
ma la loro raccolta di firme vogliono mandarla pure all’arcivescovo.
Nicolò
La Rocca non si scompone: è tranquillo, ma si dice, pure lui, come i
suoi alunni, sorpreso dalle reazioni politiche in tutta Italia, con
cattolici dell’Udc, leghisti e forzisti scatenati e pronti a chiedere la
sua testa alla ministra Valeria Fedeli. La sua circolare proibizionista
scaturisce però dalla presa di posizione di segno contrario da parte di
un genitore, pronto a rivolgersi al sito di un quotidiano nazionale per
lamentare la presenza di un paio di statue della Madonna ritenute
ingombranti, nei corridoi, sorta di altarini completati da immagini di
Giovanni Paolo II e Francesco, affisse alle pareti. Da qui il documento
generalista del preside La Rocca: «Ci sarebbe nella nostra scuola
l’usanza, da parte di alcuni docenti, di far pregare i bambini prima
dell’inizio delle lezioni e di far intonare canzoncine benedicenti prima
della consumazione della merenda». Parole proibite quanto di uso
assolutamente comune, del tipo «Signore benedici il cibo che stiamo per
prendere e fa’ che lo abbiano tutti i bambini del mondo». C’è però,
scrive La Rocca nella circolare, un «parere dell’Avvocatura dello Stato
dell’8 gennaio del 2009, allegato alla nota del gabinetto del Miur del
29 gennaio 2009, in base al quale è da escludere “la celebrazione di
atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante
l’orario scolastico o durante l’ora di religione cattolica, atteso il
carattere culturale di tale insegnamento”». E dunque via le immagini
sacre, mentre il dirigente spiega di essersi limitato «a ricordare che i
riti e gli atti di culto possono essere fatti solo nelle attività
extracurriculari. Le statue della Madonna erano enormi. Le avrei fatte
togliere anche se fossero appartenute ad altre religioni». Ma lui, il
preside, è credente? «È assolutamente ininfluente», risponde. Però tiene
un crocifisso nel suo ufficio e lo consente in altre aule: «La sua
presenza è regolata dalla legge, certo che lo lascio, ci mancherebbe».