Repubblica 28.10.17
Le nuove rotte della mente
I segreti del cervello, la memoria e l’apprendimento
Un
focus sull’avventura della conoscenza nella manifestazione di Genova,
fino al 5 novembre Con 265 incontri, mostre, dibattiti e spettacoli
di Giuliano Aluffi
La
memoria non è più una virtù: i ragazzi di domani impareranno con la
fantasia. Lo suggerisce la nuova scienza del cervello, che è uno dei
temi più stimolanti in scena al Festival della Scienza 2017. L’edizione
di quest’anno, la quindicesima, si svolge a Genova fino al 5 novembre
articolandosi in 265 appuntamenti distribuiti in tutta la città. Il tema
generale, “Contatti” sarà toccato nelle più varie declinazioni:
contatti tra scienza e società, contatti tra l’uomo il mondo animale
(“L’unicità dell’immaginazione”, lectio magistralis del primatologo
Tetsuro Matsuzawa, 4 novembre ), con il cervello in prima fila (“I
canali della vita e la trasmissione nervosa”, lectio magistralis del
Nobel per la medicina Ewin Neher, 5 novembre). Tra gli incontri, sono
diversi quelli che proprio partendo dal cervello esortano la scuola a
rimettersi in discussione: «Se gli insegnanti più tradizionalisti delle
scuole primarie e secondarie sapessero quanto poco il cervello umano è
adatto a ricordare, forse eviterebbero di chiedere agli studenti di
studiare tante nozioni a memoria», spiega Rodrigo Quian Quiroga,
direttore del centro di neuroscienze all’Università di Leicester, che
venerdì 3 novembre alle ore 17.30 a Palazzo Ducale terrà la lectio
magistralis “Borges e la memoria: l’importanza di ricordare tutto e di
saper dimenticare”.
Perché dovremmo saper dimenticare? «Le
evidenze neuroscientifiche ci mostrano oggi che è inutile chiedere agli
alunni di memorizzare dieci nozioni impartite in una lezione di 50
minuti: rimarranno nella mente per cinque o sei giorni e poi spariranno.
È più proficuo concentrarsi su un numero minore di informazioni e
consolidare quei ricordi rievocandoli di tanto in tanto. Ma un obiettivo
ancora più importante è il capire: questo è un processo cerebrale molto
diverso che richiede, spesso, di scordare dettagli inutili e isolare
l’essenziale». Perché è il “concetto” che viene scolpito nei neuroni.
«Con le mie ricerche ho scoperto nell’ippocampo gruppi di cellule che ho
chiamato i “neuroni di Jennifer Aniston” perché rappresentano dei
concetti », spiega Quiroga. «C’è un gruppo specifico di neuroni che si
attiva soltanto se vedo una fotografia della Aniston – e naturalmente
vale per qualsiasi celebrità o anche solo se leggo il suo nome su un
foglio: quindi non risponde soltanto all’immagine della Aniston ma
proprio alla sua idea. Sono proprio questi i neuroni che ci permettono
di dimenticare i dettagli inutili e tenere in memoria ciò che conta».
Sfruttare
le interazioni tra i neuroni per potenziare l’apprendimento e l’uso
meno gravoso e più naturale della memoria è anche il tema svolto da
Idriss Aberkane, giovane intellettuale francese esperto in neuroscienze e
fondatore di startup come Scanderia, che uniscono gioco e studio:
sabato 4 novembre (ore 15.30, Palazzo Ducale) terrà la lectio
magistralis “Liberate il vostro cervello: coltivare la saggezza
attraverso la neuroergonomia”, che è anche il titolo del suo saggio in
uscita per Ponte alle Grazie. Aberkane parlerà di come arricchire le
lezioni puntando sul coinvolgimento di tutti sensi. Ambito, peraltro, in
cui la ricerca italiana eccelle: infatti l’ambizioso progetto WeDraw
dell’Istituto Italiano di Tecnologia e dell’Università di Genova, che si
propone di insegnare l’aritmetica e la geometria attraverso la musica,
la danza e l’esplorazione tattile, quest’anno è stato finanziato per 2,5
milioni di euro dall’Unione Europea. Lo illustreranno al Festival della
Scienza, lunedì 30 ottobre alle ore 15 a Casa Paganini, i coordinatori:
Monica Gori, neuroscienziata dell’Istituto Italiano di Tecnologia, e
Gualtiero Volpe, ricercatore in sistemi interattivi all’università di
Genova.
«Siamo stati i primi a dimostrare che fino a otto o dieci
anni di età i bambini usano i sensi in modo slegato l’uno dall’altro:
hanno, nel loro rapporto col mondo, un canale sensoriale preferito, che
può anche non essere la vista, su cui è invece incentrato quasi tutto il
lavoro in classe», spiega Monica Gori. «Per questo è utile individuare
per ogni bambino il senso preferenziale, con misure psicofisiche, e poi
affrontare le eventuali difficoltà scolastiche coinvolgendo di più il
senso giusto». A questo scopo l’IIT sta sviluppando giochi - che al
festival tutti i bambini potranno sperimentare - come una penna robotica
che insegna la geometria facendo esplorare dei solidi. O una griglia di
piastrelle variopinte che fa apprendere ai bambini il piano cartesiano
mentre si muovono tra le caselle e il sistema Microsoft Kinect fa
accadere cose diverse a seconda della posizione sugli assi delle X e
delle Y. O esercizi di movimento e di ritmo capaci di trasmettere i
concetti che i più piccoli trovano ostici, come frazioni e percentuali.