il manifesto 5.10.17
Catalogna, è in gioco la democrazia in Europa
L'intervento.
Dichiarazione congiunta della segretaria di Die Linke e del segretario
di Sinistra Italiana: La "crisi catalana" dovrebbe essere un’occasione
per aprire finalmente la discussione a livello transnazionale sulla
democrazia in Europa. Ma per fare questo è fondamentale una grande
mobilitazione europea a sostegno dello spirito e della lettera della
Dichiarazione di Saragozza
di Katja Kipping, Nicola Fratoianni
In
queste ore, l’Europa e il mondo stanno guardando alla Catalogna con
sentimenti contrastanti. Siamo innanzitutto seriamente preoccupati per
l’escalation della situazione da parte del Governo spagnolo.
La
repressione poliziesca e l’uso della violenza non sono mai la soluzione
giusta per un conflitto politico, indipendentemente dal quadro giuridico
dato.
Pensiamo piuttosto che questo problema riguardi l’Europa e
l’Unione europea nel suo insieme. Non solo perché negli ultimi anni le
Istituzioni europee, con la famigerata azione della Troika che ha
imposto le politiche di austerità a livello nazionale, hanno mostrato
ben altra attitudine nell’intervenire negli “affari interni” dei singoli
paesi membri, come abbiamo visto con l’incubo sociale della crisi
greca.
E non solo perché un’iniziativa politica dell’Unione –
magari insieme ad altri e più neutrali negoziatori – potrebbe svolgere
un positivo ruolo di mediazione in questo momento, favorendo la
riapertura del dialogo tra i vari attori coinvolti e la ricerca di una
soluzione negoziata alla crisi.
Ma c’è di più.
I recenti
sviluppi della “crisi catalana”, al di là delle specificità storiche di
questa vicenda, sono sintomi di una più profonda malattia in Europa: la
crisi della democrazia nelle forme di Stato esistenti, per come le
abbiamo fin qui conosciute.
Le immagini di domenica scorsa con
decine di migliaia di persone, donne e uomini, giovani e anziani,
attivamente impegnati a disobbedire all’imposizione della forza, a
garantire il diritto ad esprimersi, il “diritto di decidere”, di votare
sul proprio futuro, ci parlano proprio di questo: una forte domanda di
democrazia e di autodeterminazione, che va ben al di là della classica
questione di “indipendenza nazionale”.
Di fronte alla violenza
sradicante dei processi di globalizzazione economica, alle disastrose
proporzioni della crisi ecologica, alla crescita esponenziale delle
disuguaglianze sociali, da almeno due decenni la tradizionale politica
degli Stati-nazione ha mostrato la sua inadeguatezza ad affrontare le
grandi sfide del nostro tempo.
Dieci anni di crisi economica hanno
aggravato questi elementi. E se lo spazio nazionale – e l’esercizio
della democrazia rappresentativa all’interno delle sue frontiere – non è
stato da solo capace di contrastare i flussi del capitalismo
finanziario, tanto meno una replica della logica dello Stato-nazione su
scala minore, nella moltiplicazione di “piccole patrie”, ci pare una
risposta comprensibile e realistica.
Per queste ragioni
strutturali, pensiamo che nella “crisi catalana” sarebbe sbagliato
essere costretti a scegliere tra la difesa autoritaria dello Stato
centralista spagnolo e la proclamazione unilaterale dell’indipendenza di
uno “Stato della Catalogna”.
Ma al tempo stesso pensiamo che la
popolazione di questi territori debba essere messa nella condizione di
decidere liberamente il proprio destino, in maniera democratica e nel
rispetto della maggioranza.
Dal punto di vista strategico, abbiamo
bisogno di una “terza opzione”, di un approccio radicalmente
differente: considerare il principio della “prossimità” e portare così
il luogo della decisione politica il più vicino possibile alle persone e
alle loro comunità, partendo da un principio di “auto-governo” che
dalle città salga dal basso verso l’alto.
Dobbiamo pensare e
immaginare che tali territori autonomi possano federarsi su scala più
ampia, al di là dei limiti dello Stato-nazione e lo sciovinismo
nazionalista, in un rinnovato patto di convivenza e condivisione.
La
“crisi catalana” dovrebbe perciò essere un’occasione per aprire
finalmente la discussione a livello transnazionale sulla democrazia in
Europa, sull’Europa che vogliamo nel presente e in futuro, sulla
necessità di un processo costituente che risponda alle sfide e ai rischi
che abbiamo di fronte.
Ma per fare questo è fondamentale seguire
in questo momento la strada indicata, con chiarezza e coraggio, dalle
piattaforme municipali, dalle confluenze e dalla sinistra in Spagna e in
Catalogna. Con Ada Colau e Pablo Iglesias, con Manuela Carmena e
Alberto Garzon, è il momento di fermare la repressione e gli atti
unilaterali, il momento della politica contro l’uso della forza, e del
dialogo per la convivenza.
È sempre il momento per trovare una
soluzione pacifica. È adesso il momento di una grande mobilitazione
europea a sostegno dello spirito e della lettera della Dichiarazione di
Saragozza.
Siamo disponibili, insieme a tante e tanti altri, a
fare la nostra parte perché oggi in Spagna e in Catalogna sono in gioco
il presente e il futuro della democrazia in Europa.
* Katja Kipping è parlamentare al Bundestag tedesco e co-presidente di Die Linke
** Nicola Fratoiani è membro della Camera dei Deputati e segretario nazionale di Sinistra Italiana