mercoledì 11 ottobre 2017

Corriere 11.10.17
«Anni di negazione alla Spagna servirebbe uno psicanalista»
di E. Ro.

BARCELLONA «Cerco di ascoltare tutti. Ho amici appassionatamente a favore dell’indipendenza e altri assolutamente contrari. E tutti sono persone razionali, aperte, pacifiche. Ma c’è qualcosa che mi sfugge, e che non mi piace». Quasi trent’anni di vita a Barcellona, due figli nati e cresciuti qui, non bastano all’architetto Benedetta Tagliabue per comprendere come si sia potuti arrivare a una battaglia per l’indipendenza fra gente tanto civile.
Se l’Italia avesse una portabandiera in Catalogna, sarebbe probabilmente lei, l’architetto che ha contribuito a renderla più bella: lo studio fondato col marito e collega catalano Enric Miralles, scomparso nel 2000, ha rinnovato il mercato di Santa Caterina, ha disegnato la Torre Mare Nostrum, il Parco Diagonal Mar: «Barcellona è la mia casa, il luogo in cui voglio tornare. Sono italiana, ma mi sento offesa, come tanti catalani, dal modo in cui sono state ignorate per anni le loro richieste. Ho l’impressione che si sia arrivati fino a questo punto perché Madrid lo ha voluto».
Dunque i catalani meritano l’indipendenza?
«Non voglio esprimermi. Ma conosco i catalani: sono pieni di passione per la loro lingua, la loro cultura, la loro storia. E tutto ciò non può essere sottovalutato. Non è possibile lasciare due milioni di persone a favore dell’indipendenza senza risposta».
Molti spagnoli hanno l’impressione che i catalani soffrano di un complesso di superiorità.
«Non parlerei di un senso di superiorità, piuttosto di orgoglio resistente. La Catalogna ha vissuto anni di grande difficoltà».
Allude alla Guerra civile?
«Sì. Quando venni a Barcellona per la prima volta mio marito mi spiegò che, dopo la morte di Franco, l’equilibrio della Spagna reggeva su una specie di patto del silenzio: non se ne parlava più. E adesso ci vorrebbe uno psicanalista per sciogliere quei nodi che continuano a dividere gli spagnoli».
Da imprenditrice è preoccupata dalla fuga di banche e imprese?
«Sì, sicurezza e stabilità sono i requisiti fondamentali per gli investitori. I catalani hanno molto senso pratico, ma forse stanno prendendo la questione con troppa allegria. La passione rende ingenui».